AGI – Stop della Consulta al referendum abrogativo della riforma sull’autonomia differenziata. “L’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari”, ha rilevato la Corte, sottolineando che “ciò pregiudica la possibilità di una scelta consapevole da parte dell’elettore”.
Il quesito sulla legge Calderoli – della quale i giudici costituzionali, nello scorso novembre, hanno dichiarato illegittimi alcuni punti – non passa quindi il vaglio della Corte, che lo ha dichiarato inammissibile: “il referendum verrebbe ad avere una portata che ne altera la funzione, risolvendosi in una scelta sull’autonomia differenziata, come tale, e in definitiva sull’articolo 116, terzo comma, della Costituzione; il che non può essere oggetto di referendum abrogativo, ma solo eventualmente di una revisione costituzionale”, fa sapere Palazzo della Consulta, in attesa del deposito delle motivazioni della decisione, previsto nei prossimi giorni.
Via libera, invece, agli altri 5 referendum: i cittadini, dunque, saranno chiamati alle urne – secondo quanto prevede la legge, in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno – per esprimersi su 4 quesiti in materia di lavoro e uno inerente il tema della cittadinanza: “non rientrano in alcuna delle ipotesi per le quali l’ordinamento costituzionale esclude il ricorso all’istituto referendario”, ha spiegato la Corte, dopo la camera di consiglio in cui ha deciso di dichiararli ammissibili.
Tra i quesiti a cui la Consulta ha dato il suo via libera, i 4 promossi dalla Cgil: in primis, il referendum abrogativo del Jobs act sul contratto di lavoro a tutele crescenti e la disciplina dei licenziamenti illegittimi, oltre a quello per l’abrogazione parziale delle norme sull’utilizzo dei contratti a termine. E ancora: un referendum riguarda l’abrogazione parziale delle norme sull’indennita’ in caso di licenziamenti illegittimi nelle piccole imprese, un altro, invece, tocca il tema degli infortuni sul lavoro negli appalti, e, in particolare, le norme sull’esclusione della responsabilita’ solidale del committente, appaltatore e subappaltatore. Infine, via libera della Corte anche al quesito sulla cittadinanza, con il quale si punta al “dimezzamento, da 10 a 5 anni, dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana”.