MILANO – Ore 9:15. I mercati giocano con i massimi storici in una fase di scambi rallentati dalle giornate natalizie. In Asia, i listini hanno vissuto una giornata ondivaga per chiudere con variazioni minime. Aperture deboli in Europa, future su Wall Street sono poco mossi, dopo che lo S&P500 ha aggiornato il suo record nella seduta di venerdì al culmine della miglior settimana da settembre a questa parte. La maggior parte delle asset class – annota Bloomberg – si avvia a chiudere il miglior anno del decennio, grazie al ritorno alla politica monetaria espansiva da parte delle Banche centrali e al diradarsi delle tensioni commerciali tra Usa e Cina nelle ultime settimane.
Proprio dal governo cinese sono arrivati ulteriori segnali di apertura: Pechino ha detto che taglierà le tariffe sull’import di alcuni prodotti e di aspettarsi per gennaio la firma della “fase uno” dell’intesa commerciale con Washington. Ci sono 850 prodotti tra quelli che beneficieranno della sforbiciata alle dogane, inclusa la carne di maiale congelata della quale – causa peste suina – c’è grande scarsità nel vastissimo mercato orientale. Per fronteggiare l’emergenza, dal primo gennaio le tariffe sceneranno dal 12 all’8 per cento. Altre merci interessate dai tagli sono quelle tecnologiche – stampanti, ricevitori Tv satellitari -, una vasta gamma di alimentari e prodotti chimici. Le merci di Nuova Zelanda, Perù, Costa Rica, Svizzera, Islanda, Australia, Corea del Sud e Pakistan avranno un trattamento privilegiato in ragione degli accordi commerciali rivisti di recente. La decisione di ridurre le tariffe, ha spiegato l’agenzia Xinhua, voce del governo, è quello di “espandere le importazioni, promuovere il coordinato sviluppo di commercio e investimenti, avanzare lo sviluppo di alta qualità della costruzione congiunta dell’iniziativa Belt and Road”, la nuova via della Seta promossa da Xi Jinping anni fa.
Eppure le novità non scaldano gli investitori. Milano apre infatti in calo dello 0,3 per cento. A Piazza Affari si registra la reazione di Atlantia: la holding controllata dalla famiglia Benetton cui fanno capo le Autostrade per l’Italia è pesante sul listino milanese dopo l’ennesimo scontro nel governo sul tema delle concessioni con l’inserimento nel decreto Milleproroghe di un articolo a riguardo. Durissima la reazione della società, che in un cda domenicale ha parlato di “rilevanti profili di incostituzionalità e contrarietà a norme europee” in caso di variazione in corsa delle norme che regolano la concessione in vigore per quello che riguarda gli eventuali indennizzi da revoca. Anzi, la società ha minacciato di richiedere lei stessa lo stop legittimo al contratto. Sotto i riflettori anche Mediaset, nuovamente impegnata nella battaglia con Vivendi per il progetto di creazione della holding olandese Mfe.La Borsa di Tokyo ha limato i guadagni sul finale di seduta e ha chiuso questa mattina senza variazioni: il Nikkei si è assestato a quota 23,821.11 (+0,02%). Sul mercato valutario lo yen si è tenuto stabile sul dollaro a 109,40, e sull’euro a 121,20. Più forte il ribasso di Shanghai, che ha perso l’1,2 per cento.
Anche a livello macroeconomico, l’attività è estremamente ridotta alla vigilia delle ferie natalizie con pochi avvenimenti programmati. L’aula della Camera si appresta a votare la fiducia al governo sulla Manovra, con lo spread tra Btp e Bund tedeschi stabile in area 165 punti base dopo il sorpasso ai titoli greci. Il Tesoro offre in asta la prima tranche del Bot a sei mesi scadenza 30/06/2020 per un importo pari a 6,5 miliardi e la quinta tranche del Ctz scadenza 29/11/2021 per un importo compreso tra 1,5 e 2 miliardi. Dagli Stati Uniti si aspettano i dati su ordinativi di beni durevoli e vendite di nuove case a novembre.
L’euro apre in lieve rialzo ma resta sotto 1,11 dollari. Il biglietto verde ha ripreso vigore dopo il dato di venerdì scorso sul Pil Usa, che avanza del 2,1% nel terzo trimestre, dimostrando di essere su un solido terreno. La moneta europea passa di mano a 1,1086 dollari e 121,28 yen. Dollaro/yen arretra a 1,0941. Sterlina in ripresa sopra 1,30 dollari.
Tra le materie prime, il prezzo del petrolio è in calo sopra 1,60 dollari. Sui mercati asiatici i future sul Light crude Wti cedono di 28 cent a 60,28 dollari e quelli sul Brent arretrano di 25 cent a 65,89 dollari al barile. La discesa dei prezzo è limitata dagli sviluppi positivi della trattativa tra Usa e Cina sulla fase 1.