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Auguri Bebe Vio, i 20 anni della “ragazza magica”

Mar 4, 2017

sabato 4 marzo 2017 08:15

ROMA Bebe Vio compie 20 anni. La campionessa paralimpica, oro nel fioretto a Rio 2016, convive da 9 con protesi a braccia e gambe a causa di una meningite fulminante. A gennaio 2010 il primo prototipo di protesi per la scherma: ha disputato la prima gara ufficiale a Bologna nel 2010, dal 2011 ha vinto tutti i più importanti tornei di scherma, dai campionati nazionali agli Europei e ai Mondiali. Nel 2016, il coronamento di un sogno con l’oro alle Paralimpiadi di Rio: è la prima a esserci riuscita con quattro protesi artificiali.

FOTO, BEBE VIO 20 ANNI DA FORZA DELLA NATURA

I 20 ANNI DI BEBE – La “ragazza magica”, come la canzone che gli ha dedicato Lorenzo Jovanotti, icona di personalità e determinazione, ha scelto Milano come città d’elezione. Piena di impegni, non solo sportivi visto che c’è da mettere su casa, trova però il tempo di raccontare all’Ansa i suoi 20 “intensissimi” anni. «Vado a vivere da sola, una scelta di crescita: a questo punto non sono più una teenager, devo cominciare a vivere le cose da grande». Racconta papà Ruggero: «E’ sempre stata una bambina vivacissima. Si è fatta notare sin dal primo giorno che è nata, piangeva sempre, non dormiva mai». Determinazione e forza di volontà sono elementi imprescindibili del suo essere, come quando a due anni pretese di portare giù dalle scale di casa una valigia che era più grande di lei: «Io posso fare tutto quello che voglio», lo disse allora, e quella frase è diventata una sorta di motto, il motore della sua vita. A quattro anni Bebe inizia a fare sport, come tante bambine della sua età mamma Teresa e papà Ruggero la iscrivono ad un corso di ginnastica artistica. A cinque anni il colpo di fulmine con la scherma: «E’ stato amore a prima vista, una vera e propria folgorazione».

Auguri Bebe Vio, i 20 anni della "ragazza magica"
© ANSA

LA MALATTIA E LE SFIDE VINTE – A 11 anni la malattia, una meningite devastante. Perde braccia e gambe. «La vita è ricominciata al centro protesi», racconta. Una sfida vinta con determinazione dandosi obiettivi a breve, medio e lungo termine. Bebe è una che non si arrende, e che pretende moltissimo. Camminare bene non le basta, vuole fare tutto come gli altri, meglio degli altri: «Solo così – dice – la vita ti gratifica. Bisogna provarci sempre, come è capitato con il selfie con Obama». A 12 anni, dopo la malattia e le amputazioni Bebe impara nuovamente a camminare. E vuol tornare anche a fare scherma. Ma come si fa a tirare di scherma senza braccia? Una domanda che Bebe nemmeno vuol sentire. Nel Natale del 2009 va a Roma per fare un ‘provino’ con Fabio Giovannini, allenatore della nazionale paralimpica, le legano il fioretto alle protesi con lo scotch e lei fa vedere cosa sa fare. A gennaio 2010 il primo prototipo di protesi per la scherma, da allora sono quattro i modelli che sono stati realizzati, e in mezzo ci sono le tante vittorie di Bebe, culminate con l’oro olimpico di Rio. Nel 2012, alle paralimpiadi di Londra è tedofora ma ha chiari gli obiettivi futuri: i Giochi di Rio 2016, la copertina di Sportweek, quella di Vanity Fair, entrare in Polizia e la Nike: centrati praticamente tutti.

IL SELFIE CON OBAMA

I PROGETTI – La famiglia, gli scout, la scuola, la scherma, gli amici dell’Elba sono il motore di Bebe Vio. E il futuro? Le paralimpiadi di Tokyo 2020 (delle quali è testimonial), poi nel 2024 vuole candidarsi alla presidenza del comitato paralimpico e nel 2028 alla presidenza del Coni: «Voglio unificare i due comitati in un unico comitato. Lo sport è unico. Dopo la rinuncia della Raggi a Roma 2024 ora punto a Milano 2028».

BEBE DA CATTELAN

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