AGI – “Nella notte abbiamo avuto un attacco di un orso che ci ha distrutto altri alveari. I plantigradi negli ultimi 2-3 anni ci hanno distrutto circa 200 arnie. La Provincia non ha voluto fare nulla e ora l’apicoltura nelle zone di montagne è a rischio. In Val di Sole le persone hanno tanta paura di fare tutto, nessuno spacca la legna nel bosco oppure manda il bambino da solo in bicicletta e io non lascio più il gregge libero durante la notte. Abbiamo paura, c’è tanta insicurezza”. Lo dice all’AGI, Sergio Zanella componente del direttivo dell’Associazione apicoltori Val di Sole Peio e Rabbi parlando della problematica orsi in Trentino.
Lo scorso 5 aprile un orso, identificato nella femmina ‘Jj4’, ha aggredito e ferito mortalmente Andrea Papi, un appassionato di corsa e di montagna nei boschi della zona di Caldes. “La popolazione trentina – spiega Zanella – non ha fatto azioni di bracconaggio, se nel 1997 sono stati portati dieci esemplari di orso e ora sono almeno 120 significa che nessuna persona ha ucciso un orso. So di una persona che si è trovato l’orso a pochi metri, ha sparato in aria e l’orso non è arretrato, è rimasto semplicemente fermo. Per anni la politica, le associazioni, gli esperti ci hanno raccontato che l’orso non ucciderà mai nessuno mentre nei paesi sapevamo tutti che la sarebbe accaduta e cosi’ è stato”.
Apicoltura a rischio in Trentino
In Trentino i plantigradi si trovano sulle pendici del monte Peller. Si tratta di una montagna con un bosco fitto e una sorta di prateria nella parte sommitale. Zone particolarmente a rischio per un incontro con un orso sono quelle che si trovano sulla destra orografica del fiume Noce ovvero Dimaro, Carciato e Cavizzana ma ci sono stati avvistamenti anche in tutta la valle e nella vicina Val di Rabbi.
Considerando che l’apicoltura è un’importante attività per chi opera in montagna, Zanella sottolinea: “per noi è una battaglia ormai quasi dodici mesi all’anno, nell’inverno del 2020 un orso per giorni ha continuato a girare attorno al paese di Male’ fino a quando è arrivato sulla piazza delle scuole”. Zanella sostiene che se la politica non agirà, c’è il rischio che nel prossimo futuro nessuno più praticherà l’attività di apicoltore:
“Dal 2021 il patrimonio apistico è diminuito del 15%. In questi giorni sono stati attaccate arnie che si trovavano all’interno di recinti elettrificati con dissuasori sonori come indicato dalla Provincia. L’orso ha capito come entrare: i danni sono sempre molto ingenti. Abbiamo proposto alla politica le cosiddette ‘Bienenhaus‘ (case per le api, ndr) già montate in Slovenia ma la Provincia ci ha detto che bisogna avere almeno 40 alveari. Siamo tutti hobbisti con una media di dieci arnie, per questo chiediamo che il numero venga minimo venga ridotto a 20″.