Le kei car, un fenomeno automobilistico unico originario del Giappone, rappresentano una categoria di veicoli che, pur rimanendo confinata geograficamente, offre spunti interessanti per il futuro della mobilità urbana, soprattutto in un contesto europeo sempre più orientato verso la sostenibilità e l’efficienza. Il termine “kei car” si traduce letteralmente come “veicoli leggeri“, ma questa definizione va oltre la mera riduzione delle dimensioni; indica una filosofia progettuale che privilegia la compattezza, la maneggevolezza e l’economicità, sia in termini di acquisto che di gestione.
Perché delle vetture con queste caratteristiche non proliferano in uno scenario come quello europeo? A dare una risposta concreta ci ha pensato la ricerca “Regolamentazione europea per veicoli elettrici (a batteria) sostenibili e accessibili”, pubblicata da Autonews e realizzata da alcune università francesi. Prima, però, un passo indietro.
Le caratteristiche distintive delle Kei Car
Le kei car si distinguono per una serie di caratteristiche ben precise che le rendono uniche nel panorama automobilistico globale:
dimensioni ultracompatte: le misure contenute sono l’elemento distintivo principale delle kei car. Pur variando leggermente a seconda delle normative specifiche, in genere non superano i 3,4 metri di lunghezza, 1,48 metri di larghezza e 2,0 metri di altezza. Queste dimensioni le rendono particolarmente adatte alla guida e al parcheggio in ambienti urbani densamente popolati.
cilindrata limitata: la cubatura del motore è un altro fattore limitante per le kei car. Attualmente, il limite massimo è fissato a 660 cc, il che si traduce in una potenza contenuta, ma sufficiente per un utilizzo prevalentemente cittadino;
agevolazioni fiscali e di parcheggio: in Giappone, le kei car godono di una serie di agevolazioni, tra cui tasse di proprietà ridotte e permessi di parcheggio più facili da ottenere. Questi incentivi governativi hanno contribuito in modo significativo alla loro popolarità, incentivando l’adozione di veicoli più piccoli e meno inquinanti.
Il successo delle Kei Car in Giappone
Il successo delle kei car in Giappone è innegabile. Rappresentano una quota significativa del mercato automobilistico nazionale, grazie a una combinazione di fattori culturali, economici e normativi:
densità di popolazione: il Paese del Sol Levante è uno dei più densamente popolati al mondo, con una forte concentrazione di persone nelle aree urbane. In questo contesto, le dimensioni compatte delle kei car offrono un vantaggio significativo in termini di manovrabilità e facilità di parcheggio;
incentivi governativi: come già accennato, il governo giapponese ha da sempre sostenuto la diffusione delle kei car attraverso una serie di incentivi fiscali e di parcheggio. Questa politica ha contribuito a creare un mercato favorevole a questi veicoli, incentivando i produttori a investire nello sviluppo di nuovi modelli.
L’assenza di una diffusione su larga scala in Europa
E torniamo al punto principale della questione, cioè, nonostante i loro indubbi vantaggi, le kei car non hanno mai trovato una vera e propria diffusione al di fuori del Giappone, compresa l’Europa. Diversi fattori hanno contribuito a questo scenario:
normative diverse: le leggi europee in materia di omologazione dei veicoli sono diverse da quelle giapponesi. Adattare le kei car agli standard europei richiederebbe investimenti significativi da parte dei produttori, riducendone la competitività in termini di prezzo;
preferenze dei consumatori: i consumatori europei hanno tradizionalmente preferito auto di dimensioni maggiori, considerate più sicure e confortevoli. Questa preferenza culturale ha rappresentato un ostacolo alla diffusione delle kei car, percepite come troppo piccole e spartane;
concorrenza di altri segmenti: il mercato europeo offre una vasta gamma di auto di piccole dimensioni, dalle city car alle utilitarie, che competono direttamente con le kei car. In questo contesto, le kei car non sono riuscite a emergere come un’alternativa sufficientemente interessante per i consumatori.
Negli ultimi anni, si è assistito a una crescente popolarità dei quadricicli elettrici in Europa, come la Citroen Ami e la Fiat Topolino. Questi veicoli, pur non potendo essere considerati delle vere e proprie auto, offrono un’alternativa interessante per la mobilità urbana, soprattutto per i giovani e per chi cerca un mezzo di trasporto economico e facile da guidare. Tuttavia, è importante sottolineare che i quadricicli elettrici presentano delle limitazioni rispetto alle kei car:
prestazioni inferiori: i quadricicli elettrici hanno prestazioni inferiori rispetto alle kei car, sia in termini di velocità massima che di autonomia. Questo li rende adatti principalmente a un utilizzo urbano, limitandone l’impiego su strade extraurbane o autostrade;
spazio limitato: i quadricicli elettrici offrono generalmente spazio per due persone, mentre le kei car possono ospitare fino a quattro o cinque passeggeri. Questo li rende meno adatti alle famiglie o a chi ha bisogno di trasportare spesso persone o oggetti.
Gli ASEV: una possibile soluzione per il futuro della mobilità urbana
Di fronte alle sfide poste dalla mobilità urbana, un recente studio ha proposto l’introduzione di una nuova categoria di veicoli in Europa, denominata ASEV (Affordable, Sustainable Electric Vehicle). Gli ASEV sarebbero veicoli elettrici di dimensioni compatte, progettati per offrire un’alternativa accessibile, sostenibile e adatta alle esigenze della mobilità urbana. Le caratteristiche principali degli ASEV sarebbero:
dimensioni contenute: lunghezza di 3,8 metri, larghezza di 1,7 metri e altezza di 2 metri, con un passo di 2,2 metri. Queste dimensioni li renderebbero adatti alla guida e al parcheggio in città, pur offrendo uno spazio interno sufficiente per quattro persone;
motorizzazione elettrica: gli ASEV sarebbero alimentati esclusivamente da motori elettrici, contribuendo a ridurre le emissioni di CO2 e a migliorare la qualità dell’aria nelle città;
peso contenuto: il peso massimo sarebbe di 1.000 kg, il che si tradurrebbe in un minor consumo di energia e in una maggiore agilità su strada;
accesso alle autostrade: questi veicoli sarebbero omologati per l’accesso alle autostrade, offrendo una maggiore flessibilità di utilizzo rispetto ai quadricicli elettrici.
L’introduzione degli ASEV potrebbe rappresentare una svolta per l’industria automobilistica europea, offrendo una serie di vantaggi significativi:
nuove opportunità di mercato: gli ASEV potrebbero colmare il divario tra le auto tradizionali e i quadricicli elettrici, aprendo nuove opportunità di mercato per i produttori europei;
riduzione delle emissioni di CO2: gli ASEV, essendo veicoli elettrici, contribuirebbero a ridurre le emissioni medie di CO2 della flotta venduta dalle case automobilistiche, aiutando a raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione fissati dall’Unione Europea.