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Juncker e lo Stato dell’Unione europea: “Il Patto di stabilità non diventi di flessibilità”

Set 14, 2016

ROMA – Il presidente dell’Ue, Jean-Claude Juncker, nel discorso sullo Stato dell’Unione, torna sul tema del “Patto di stabilità” e ribadisce che questo non può trasformarsi in un “patto di flessibilità”. “Non vogliamo un patto per la flessibilità, ma una sua applicazione intelligente nel rispetto delle regole esistenti” ha ribadito Juncker nell’Aula del Parlamento europeo. Nel discorso anche la disoccupazione e ulteriori investimenti da qui al 2022 per 630 miliardi di euro.

Il presidente della Commissione Europea ha difeso il Ceta, ovvero l’accordo di libero scambio con il Canada, che è “il miglior accordo commerciale che abbiamo siglato”. Tra i temi toccati da Juncker anche l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, “che non deve essere considerata una minaccia per l’esistenza stessa dell’Ue. I nostri amici e partner internazionale si chiedono con preoccupazione se la Brexit non sia l’inizio dello scioglimento dell’Unione – ha spiegato Juncker – ma noi siamo sicuri che, pur rispettando e deplorando questa decisione, non ci sia un pericolo per l’esistenza dell’Ue”.

E sul ruolo dell’Europa ha parlato anche di uno dei punti di debolezza giudicata come “non abbastanza sociale”. Nel contempo Juncker ha ricordato che “i populismi non risolvono i problemi ma, al contrario, li creano”. E per il futuro e la sopravvivenza stessa dell’Ue Juncker ha proposto “un programma positivo per i prossimi 12 mesi, che saranno decisivi, se vogliamo superare le divisioni tra Est e Ovest che si sono aperte in questi ultimi mesi. Li dobbiamo superare se vogliamo dimostrare al mondo che l’Europa esiste”. Insomma, uno dei principali problemi dell’Ue è che “l’Europa non è abbastanza sociale, e dobbiamo lavorare sui diritti, lo faremo con energia ed entusiasmo”. Nel territorio dei Ventotto Paesi membri “rimangono disuguaglianze e ingiustizie sociali” che vanno affrontate.

E sull’occupazione: “Dal 2013 a oggi – ha ricordato – sono stati creati 8 milioni di nuovi posti di lavoro in tutta Europa, ma il livello di disoccupazione resta ancora troppo alto”. C’è quindi un forte rischio di esclusione, ha aggiunto ancora Juncker, “serve un’Europa sociale”. Un tema centrale oggi è anche quello del raddoppio di durata e della stessa capacità finanziaria. Una proposta del presidente della commissione europea che apre al potenziamento del nuovo Fondo europeo per gli investimenti. Che dovrà muovere 315 miliardi entro il 2017 oltre ai 160 miliardi già mobilitati. L’idea lanciata da Juncker, che dovrà passare dal vaglio di governi ed Europarlamento, è di far circolare capitali prevalentemente privati per 500 miliardi entro il 2020 con l’obiettivo di arrivare a 630 miliardi nel 2022. In questo quadro dovranno essere aumentati anche i contributi della Banca europea degli investimenti e riscritto in questo senso pure il bilancio dell’Unione.

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