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Italia tra le prime in Europa per numero di aziende in stress finanziario

Lug 23, 2023

AGI – Le tensioni finanziarie aziendali in Europa sono cresciute del 20% rispetto al periodo pre-pandemico e quasi il 22% delle compagnie italiane del settore media e intrattenimento è in difficoltà. Questo è ciò che emerge dal nuovo report semestrale della società globale di servizi professionali Alvarez & Marsal (A&M), Distress Alert (ADA), che valuta la performance finanziaria e la solidità di bilancio di oltre 7.000 società europee.
 Attualmente in Europa sono 2.000 le società con bilanci che presentano debolezze, il 27,7% di tutte le società valutate. Questo dato riflette le ingenti quantità di debito che le aziende hanno contratto durante un prolungato periodo di tassi d’interesse ultra-bassi e di prestiti garantiti post-pandemia, e che si ritrovano oggi con una limitata capacità di ripagare questi livelli di debito più elevati a causa dell’aumento del costo del debito.  
 
Secondo quanto spiega Jacopo Barontini, responsabile dei servizi di Financial Restructuring in Italia per Alvarez & Marsal, si prevede “un cospicuo aumento delle ristrutturazioni operative e finanziarie a partire dall’autunno 2023, rese necessarie anche dalle attuali sfide macroeconomiche e da trend a lungo termine come la digitalizzazione, che determinano una necessità di ripensamento dei modelli di business che hanno funzionato fino ad ora”.  

In Italia cresce il numero delle aziende in difficoltà

L’Italia, insieme alla Germania e ai Paesi Nordici, è uno dei 3 Paesi europei che ha visto aumentare nel 2022 il numero di aziende in difficoltà rispetto al 2021, passando dal 5,7% al 6,9%. Tra i settori in maggiore difficoltà in termini di performance spicca il comparto Media & Entertainment con il 21,9% di imprese in stress. Seguono il comparto dell’Information Technology, 16% di aziende sotto stress, e quello dell’Healthcare con il 13,5%, fatta eccezione per il farmaceutico.
 
Le imprese Media & Entertainment hanno risentito delle scarse performance di alcuni grandi operatori del settore, tra cui i fornitori di servizi di comunicazione e le grandi società sportive. Le società di calcio, ad esempio, hanno storicamente sempre avuto livelli di indebitamento elevati, mentre i fornitori di servizi di comunicazione, a causa degli scarsi investimenti effettuati nell’ultimo decennio, si sono trovati in una posizione di forte debolezza rispetto agli operatori emergenti specializzati in nuove tecnologie e piattaforme.
 
Lo scorso anno il settore dell’Information Technology italiano ha subito un forte rallentamento rispetto al resto d’Europa. Anche in questo caso, la causa è da rintracciarsi nella mancanza di investimenti da parte della maggioranza delle grandi multinazionali e nel divario tecnologico tra gli operatori più piccoli in Italia e i loro concorrenti internazionali. 
 
Anche le aziende del settore Commodity, con un calo del 6,5% rispetto all’anno precedente, hanno registrato un aumento delle difficoltà. In particolare gli operatori del settore Oil & Gas hanno risentito dell’andamento dei prezzi delle materie prime e delle commodity registrato negli ultimi anni, mentre le imprese ad alta intensità energetica, come le fonderie e le aziende metallurgiche, sono state impattate soprattutto dall’aumento dei prezzi dell’energia.

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