• 23 Dicembre 2025 7:41

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Istat, tornano a calare gli occupati a dicembre. Maxi calo per i posti fissi, record di precari

Gen 30, 2020

MILANO – Dicembre negativo per il mercato del lavoro. Dopo due mesi di crescita, nel finale dell’anno gli occupati sono scesi di 75 mila unità, mettendo a segno la flessione più marcata da febbraio 2016. I numeri, diffusi ogg dall’Istat, evidenziano un forte calo dei dipendenti permanenti (-75 mila), a fronte di un meno marcato aumento di quelli a termine (+17 mila), che toccano così il record di 3 milioni e 123 mila. In calo invece i cosiddetti indipendenti (-16 mila), cioè imprenditori, liberi professionisti e lavoratori autonomi, che registrano il dato più basso (5 milioni e 255 mila) dal 1977, cioè dall”inizio delle serie storiche dell’istituto.

Resta invece stabile, al 9,8%, il tasso di disoccupazione, cioè il numero di persone che cercano un impiego e non lo trovano, sul totale della forza lavoro (cioè occupati più disoccupati). Invariato anche il dato sulla disoccupazione giovanile, nella fascia 15-24 anni, che si attesta al 28,9%.

Scorporando il dato per fasce di età, gli occupati sono in aumento soltanto in quella tra i 15 e i 24 anni, mentre calano in quella 25-34 (-28mila) e in maniera ancora più marcata in quella 35-49 (-51mila) mentre sono solo in lieve flessione nella fascia over 50 (-2mila). Osservando invece i dati rispetto al genere, gli occupati calano in modo più marcato tra gli uomini (-54mila) rispetto alle donne (-21mila) mentre tra i disoccupati si osserva un andamento esattamente opposto: sono in crescita tra gli uomini (+28 mila) e in diminuzione tra le donne (-27mila).

Sempre in giornata sono arrivati anche i dati diffusi da Eurostat, con il, tasso disoccupazione sceso

dal 7,5% di novembre al 7,4%, il livello più basso registrato dal maggio 2008. Nei 28 Paesi Ue il risultato di dicembre (6,2%) è addirittura il più basso dal gennaio 2000. Resta invece elevato il livello di disoccupazione giovanile che nell’Eurozona a dicembre si è attestato al 15,3%. In questo contesto l’Italia è risultata terza con una quota del 28,9% alle spalle della Grecia (35,6%) e della Spagna (30%).

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