• 24 Novembre 2024 2:14

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Istat: in Italia quasi un’abitazione su tre non è occupata

Ago 1, 2024

AGI – In Italia quasi un’abitazione su tre non è occupata. È quanto emerge dall’ultimo report dell’Istat, che stima in 35.271.829 il numero complessivo di abitazioni presenti nel nostro Paese al censimento permanente del 2021: quelle occupate da almeno una persona residente ammontano a 25.690.057, pari al 72,8% delle abitazioni totali, mentre le non occupate – che comprendono sia le abitazioni vuote sia quelle occupate solo da persone non residenti – sono 9.581.772 e corrispondono al 27,2% delle abitazioni complessive.

A livello di ripartizioni geografiche il 27,5% delle abitazioni si trova nel Nord-ovest del Paese, al Sud il 22,8%, nel Centro il 18,9%, nel Nord-est il 18,8% e sulle Isole il 12%. La stessa graduatoria si riscontra anche osservando i dati delle abitazioni occupate: il 28,0% si concentra nel Nord-ovest, il 21,3% al Sud, il 20,2% al Centro, il 19,8% nel
Nord-ovest e il restante 10,7% nelle Isole.

 

Diversa è la distribuzione sul territorio delle abitazioni non occupate: la quota più elevata si concentra nel Sud Italia (26,8%), seguito da vicino dal Nord-ovest (26,3%); più distanti il Nord-est (16,0%), il Centro (15,5%) e le Isole (15,3%). 

 

Dal punto di vista della classificazione delle abitazioni in occupate e non occupate all’interno di ciascuna ripartizione, le quote più elevate di abitazioni occupate si riscontrano nell’Italia centrale (77,7%) e settentrionale (74% Nord-ovest e 76,9% Nord-est), con valori sempre superiori alla media nazionale, mentre quelle più contenute appartengono al Sud (68%) e alle Isole (65,1%), dove circa un’abitazione su tre risulta non occupata da persone residenti.

Nel decennio 2011-2021 le abitazioni occupate da persone residenti sono aumentate di 1.548.733 unità, ovvero del 6,4%: l’incremento più alto di abitazioni occupate ha interessato l’Italia centrale (+8,6%), quello più basso ha riguardato le due Isole maggiori (+5,5%).

A livello regionale, la Lombardia ospita le quote più elevate di abitazioni edificate in Italia, il 15,9% delle abitazioni totali e il 17,2% delle abitazioni occupate. Seguono la Sicilia (9,0% di abitazioni totali e circa l’8% di abitazioni occupate) e il Lazio (9% di abitazioni totali e quasi il 10% di abitazioni occupate), la Campania (8,1% di abitazioni totali e 8,4% di abitazioni occupate), il Piemonte (quasi 8% di abitazioni totali e 7,6% di abitazioni occupate) e il Veneto (7,5% di abitazioni totali e 8,1% di abitazioni occupate).

 

Le regioni con la minore quota di abitazioni sono quelle meno estese, la Valle d’Aosta (0,4% di abitazioni totali e 0,2% di abitazioni occupate) e il Molise (0,7% di abitazioni totali e 0,5% di abitazioni occupate).

 

Nel Lazio l’80% delle case è occupato

Le quote più elevate di abitazioni occupate rispetto al totale regionale delle abitazioni si rileva nel Lazio (80,5%), in Lombardia (78,8%), in Emilia Romagna (78,2%) e in Veneto (78,0%); al contrario, è sempre la Valle d’Aosta (56,0%), come nel 2011, a detenere il primato della percentuale più elevata di abitazioni non occupate, seguita dal Molise (44,6%) e dalla Calabria (42,2%). 

 

Oltre la metà delle abitazioni costruite tra il 1961 e il 2000

In Italia le abitazioni costruite tra il 1961 e il 2000 sono quasi 20 milioni e corrispondono al 56,3% del totale delle abitazioni: nei 40 anni considerati, più di 12 milioni e mezzo di abitazioni (pari a circa il 63%) sono state costruite tra il 1961 e il 1980, nell’intervallo temporale della grande crescita economica del Paese, che ha caratterizzato l’Italia soprattutto negli anni Sessanta. È quanto emerge da un report dell’Istat secondo cui le abitazioni con anno di costruzione antecedente al 1961 ammontano a quasi 11,5 milioni, ovvero al 32,4% del totale (sino al 1945 sono 6.308.009, pari a circa il 18% del totale), percentuale che risulta più bassa (31,4%) se riferita alle abitazioni occupate e più alta (35%) se calcolata tra le abitazioni non occupate.

 

Tra le abitazioni più vetuste, quelle che hanno già superato i 100 anni di ‘vita’ (antecedenti il 1919) sono circa 3,3 milioni, ovvero il 9,5% del totale delle abitazioni (l’8,9% tra le occupate e l’11% tra le non occupate) e più di due su tre (il 68,6%) risultano occupate da almeno una persona residente. Le abitazioni costruite dal 2001 in poi sono 4 milioni circa, ovvero l’11,4% del totale delle abitazioni in Italia (l’11,5% tra le occupate e il 10,9% tra le non occupate). Di esse, quelle edificate negli ultimi 13 anni sono appena un milione e risultano per il 70% occupate.
Analizzando la distribuzione delle abitazioni occupate per epoca di costruzione nelle varie ripartizioni geografiche, si nota che la quota più bassa di quelle costruite prima del 1919 appartiene alle Isole (4,5%), mentre quella più elevata al Nord-ovest (11,2%).

 

Tali posizioni si invertono considerando le abitazioni edificate nel periodo 1961-2000, in quanto la percentuale più elevata si ha nelle Isole (più del 65%) e la quota più contenuta nel Nord-ovest (51,7%). Per il periodo dal 2001 in poi si segnala la quota maggiore nel Nord-est del Paese; diversamente, le più basse percentuali di abitazioni occupate di più recente costruzione appartengono al Sud Italia (8,8%) e alle Isole (8,4%).

Per quanto riguarda la distribuzione delle abitazioni non occupate, valgono le stesse posizioni indicate per le abitazioni occupate: il Nord-ovest mostra la quota più elevata di abitazioni non occupate edificate prima del 1919 (15,6%) e la più bassa del periodo 1961-2000 (46,8%); le Isole mostrano la quota più bassa di abitazioni non occupate nel periodo antecedente il 1919 (5,4%) e la più elevata del periodo 1961-2000 (62,4%). Unica eccezione è rappresentata dalle abitazioni non occupate costruite dopo il 2000, per le quali il valore più elevato è sempre del Nord-est (15,7%), ma in coda le Isole (8,8%) precedono il Sud Italia (8,4%).

Le quote in assoluto più elevate di abitazioni non occupate rispetto al totale delle abitazioni di ciascuna epoca di costruzione si registrano nelle Isole e fanno riferimento agli anni antecedenti il 1919 e quelli successivi al 2015, dove approssimano la soglia di 4 ogni 10 (rispettivamente 38,8% e 38,4%, a fronte di un valore medio nella ripartizione del 34,9%). Nel Centro Italia sono state rilevate, al contrario, le quote minori di abitazioni non occupate sul totale delle abitazioni del periodo e si riferiscono agli anni 1961-1980 e dal 2001 al 2010 (rispettivamente 20,4% e 21,2%, con un valore medio della ripartizione del 22,3%).

 

 

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