• 27 Marzo 2025 20:54

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Irpef 2025, il governo interviene per evitare aggravi

Mar 25, 2025

AGI – Arriva un intervento del governo per consentire l’applicazione delle nuove aliquote Irpef 2025 – ridotte da quattro a tre dall’ultima legge di bilancio – per la determinazione dell’acconto. La correzione normativa – secondo quanto apprende l’AGI – che dovrebbe aggirarsi attorno ai 250 milioni di euro, mira a evitare ai contribuenti aggravi in termini di dichiarazione e di versamento.

Da giorni i Caf avevano segnalato un maggior carico fiscale per i lavoratori dipendenti, mentre la Cgil aveva denunciato l’applicazione di aliquote e detrazioni non più in vigore dal 2024. Già in fase di redazione del provvedimento, erano stati sollevati dubbi sulla copertura, con la parte sugli acconti che avrebbe evidenziato una possibile scopertura di cassa con la nuova modulazione delle aliquote Irpef.

L’intervento del governo e le reazioni

In considerazione dei dubbi interpretativi, il Governo ha deciso di intervenire, con il vice ministro dell’Economia Maurizio Leo che ha seguito la partita in prima persona. Il maggior onere fiscale deriverebbe dall’applicazione della disposizione – contenuta nell’articolo 1 comma 4 – che prevede la riduzione dell’aliquota Irpef e l’innalzamento della detrazione di lavoro dipendente, stabilendo che tali interventi non si applicano per la determinazione degli acconti dovuti per 2024 e 2025. L’incongruenza evidenziata dai Caf, riferisce il Mef, deriva dal fatto che le aliquote, gli scaglioni e le detrazioni Irpef sono stati modificati in via temporanea per il 2024 e poi stabilizzati a regime dal 2025.

Con la disposizione in questione, si intendeva “sterilizzare” gli effetti delle modifiche solo per gli acconti dovuti dai soggetti con differenza a debito di Irpef. L’intenzione del legislatore non era volta a intervenire nei confronti di lavoratori dipendenti e pensionati senza altri redditi. La disposizione, chiarisce il Mef, va interpretata nel senso che “l’acconto per l’anno 2025 è dovuto, con applicazione delle aliquote 2023, solo nei casi in cui risulti di ammontare superiore a euro 51,65 la differenza tra l’imposta relativa all’anno 2024 e le detrazioni, crediti d’imposta e ritenute d’acconto, il tutto però calcolato secondo la normativa applicabile al periodo d’imposta 2024″.

La Cgil si dice “soddisfatta di aver difeso le persone che rappresentiamo, inducendo il Governo a rivedere una norma profondamente ingiusta”. Il segretario confederale Christian Ferrari e la presidentessa del Consorzio nazionale Caaf Cgil, Monica Iviglia, commentano: “Se alle parole seguiranno i fatti, e si interverrà per consentire l’applicazione delle tre aliquote 2025 per la determinazione dell’acconto Irpef, i salari e le pensioni di milioni di cittadine e cittadini, già pesantemente colpiti dall’alta inflazione cumulata in questi anni, non subiranno ulteriori riduzioni”.

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