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IPhone 10 anni: Jobs cambiò il mondo con l’iPhone, ma gli smartphone erano già nati – La Repubblica

Gen 6, 2017

Steve Jobs, il 9 gennaio 2007, ha lanciato la “sua” rivoluzione smartphone con l’iPhone, ma non ha inventato lo smartphone. Probabilmente ha fatto di più, ha messo a punto un prodotto di straordinario successo, un dispositivo rivoluzionario: bello, sottile, facile da usare, destinato a essere adoperato, a connettere e a cambiare la vita e il modo di comunicare di miliardi di persone, ma gli smartphone esistevano già prima, da ben 14 anni. L’idea di unire la telefonia al computer risale infatti al 1973, anche se nessuno li chiamava smartphone.

I primi a usare il termine Smart Phone (due parole staccate tra loro) furono gli svedesi della Ericsson che descrissero così il loro GS 88 Penelope, il primo “telefono simpatico”, smart appunto, messo in vendita nel 1994. Due anni prima Ibm aveva lanciato Simon, un cellulare che pur non chiamandosi smart phone, funzionava come un telefono simpatico, cioè, oltre a telefonare, aveva numerose app: un calendario, una rubrica, un orologio, una calcolatrice, un bloc notes, funzioni email, inviava fax e, per la prima volta, aveva un videogioco installato, chiamato Scramble, un rompicapo meglio noto come il gioco del quindici. Inoltre per scrivere il cellulare dell’Ibm non aveva una tastiera, ma uno schermo multitouch azionabile con un pennino. Simon è considerato il primo smartphone della storia, anche se bisogna aspettare il ‘Penelope’ della Ericsson nel 1997 per avere un dispositivo chiamato smartphone (stavolta una parola sola) e, in entrambi i casi, si parla di prodotti di nicchia, con una diffusione e una rete di vendita abbastanza limitata.

I primi a lanciare gli smarphone su larga scala, a livello globale, furono i canadesi della BlackBerry: nel 2002 il Quark è il primo device palmare di Rim, in grado di effettuare anche chiamate, dotato di tastiera Qwerty e destinato a un’utenza business .

Per anni gli smartphone della BlackBerry sono i re incontrastati del mercato, i preferiti dai manager e dai colletti bianchi, per la loro capacità di inviare email super-sicure e super-affidabili. Inoltre consentivano di poter aprire e consultare allegati, oltre a poter navigare su internet con un browser mobile. BlackBerry, che significa mora, è il dipositivo preferito da Barack Obama che, dopo essere stato eletto presidente Usa, si rifiuta di lasciarlo e costringe gli addetti alla sicurezza a dei salti mortali per adattarlo a degli standard di protezione adeguati.

Fino al 2009-2010 Mike Lazardis e Jim Basillie, i due cofondatori e amministratori delegati di BlackBerry erano ancora considerati delle popstar, nessuno poteva insidiare la leadership della BlackBerry negli smartphone, mentre Nokia era leader dei cellulari. La ‘mora’ in quegli anni sovrastava ancora la ‘mela’ della Apple (l’iPhone Edge era stato presentato il 9 gennaio del 2007), anche se Steve Jobs si muoveva su un altro terreno, era un genio del marketing e della pubblicità, inventava dei prodotti semplici, completamente utilizzabili attraverso un grande schermo touch, attivabile con un dito, con una tastiera che poteva comparire, all’occorrenza, direttamente sullo schermo, dei dispotivi collegabili a internet in modo sempre più veloce, con negozi di musica dal catalogo sterminato.

Tra il 2011 e il 2012 però il trend cambia e inizia la fuga dei clienti da BlackBerry verso Apple e Samsung. Il colosso canadese non capisce la rivoluzione lanciata dall’iPhone e dalle app. I tempi cambiano in fretta. Chi usa il BlackBerry è come se restasse chiuso in ufficio a lavorare, mentre tutti gli altri sono a un party, a divertirsi, a collegarsi tra loro, a darsi appuntamenti, a socializzare, a scambiarsi le nuove app. Alla fine del 2012 Lazardis e Basillie sono costretti a dimettersi di fronte a quella che molti definiscono la “crackberry“, la sconfitta della loro azienda e la vittoria di Apple.

Il 5 ottobre del 2011 Steve Jobs muore, ma la Apple trionfa, il 4 ottobre l’azienda lancia l’iPhone 4: design invariato rispetto al precedente ma velocità doppia e grafica sette volte migliore. A settembre del 2012 esce l’iPhone 5: design nuovissimo, leggerissimo, si può usare anche con una mano sola, è ultraveloce. BlackBerry ci prova a tenere il passo, arriva come capo un ingegnere tedesco, Thorsten Heins, che cambia il nome alla società, da Rim a BlackBerry, lancia il nuovo software, il BlackBerry10, che punta a contrastare l’iPhone. A febbraio del 2013 Heins ingaggia la pop star Alicia Keys come direttore creativo. Keys è super-pagata, deve rivoluzionare i prodotti e il marketing, svecchiare la società, ma scivola su una buccia di banana. A meno di un mese dal suo insediamento si scopre che la superstar è una fan dell’iPhone, tweetta “a partire dal basso, ora siamo qui”, inneggia al BlackBerry10 ma in realtà si scopre che il suo tweet è stato lanciato da un iPhone. Lei nega, “sono stata hackerata, non era un mio tweet”, cinguetta su Twitter, ma nessuno le crede. La salvatrice di BlackBerry usa l’iPhone per comunicare, per l’azienda canadese è una Caporetto e pochi mesi dopo, ad agosto del 2013, il gruppo canadese viene messo in vendita.

Apple invece vola, nel 2013 gli iPhone da soli fatturano 91,2 miliardi di dollari su un totale di 170,9. Nel 2014 il fatturato degli smartphone tocca i 101,9 miliardi: i dispositivi incassano da soli quanto avevano fatto tutti i prodotti Apple tre anni prima. Jobs non ha inventato lo smartphone ma decisamente ha saputo come farlo fruttare, trasformandolo nel prodotto di maggior successo della storia dell’industria mondiale.

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