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Intesa Sanpaolo converte le risparmio. Nel piano dimezza i crediti deteriorati al 2021

Feb 6, 2018

MILANO – In una giornata tremenda per i mercati, in cui nessun banchiere vorrebbe tenere a battesimo il nuovo piano industriale, Intesa Sanpaolo reagisce tutto sommato positivamente in Piazza Affari alla presentazione di conti e documento strategico al 2021: il titolo, pur debole, non viene travolto come il resto del listino (segui in diretta).

I CONTI

La banca guidata da Carlo Messina chiude il 2017 con un utile di 7,3 miliardi di euro, includendo nel conto i 3,5 miliardi assegnati dal Tesoro in seguito all’acquisizione delle banche venete. Senza gli effetti dell’acquisto dei due istituti l’utile si attesta infatti a 3,8 miliardi di euro. Il quarto trimestre chiude con profitti in crescita a 1.428 milioni, a fronte di 901 milioni dello stesso periodo del 2016. La banca ha proposto il pagamento di 3,4 miliardi di dividendi che porta il saldo del quadriennio a 10 miliardi. Per l’anno in corso, Intesa prevede un aumento del risultato netto rispetto al 2017, escludendo dal risultato del 2017 il contributo pubblico cash di 3,5 miliardi. All’andamento atteso del risultato netto è previsto concorrano un aumento dei ricavi, un continuo cost management e un calo del costo del rischio. La politica di dividendi per l’esercizio 2018, invece, prevede un impegno alla distribuzione di un ammontare di dividendi cash corrispondente a un payout ratio pari all’85% del risultato netto.

IL PIANO

Nel piano al 2021, il gruppo scrive di puntare a un utile netto di 6 miliardi alla fine del periodo, con un tasso di crescita medio annuo del 12,1% rispetto ai 3,8 miliardi (al netto del contributo per le venete) del 2017. I proventi operativi sono attesi in aumento del 4% medio annuo a 20,8 miliardi, con costi operativi in calo dello 0,9% annuo a 9,5 miliardi, con un cost/income in miglioramento al 45,4% dal 55,1 del 2017 (considerando anche gli asset delle venete). Il coefficiente CET1 sarà pari al 13,1% nel 2021. Il piano prevede l’uscita volontaria di 9 mila persone, in base all’accordo sindacale raggiunto alla fine del 2017, e la chiusura di circa 1.100 ulteriori filiali.

I CREDITI DETERIORATI

Le linee strategiche prevedono di dimezzare i crediti deteriorati lordi nel 2021 a 26,4 miliardi, da 52,1 miliardi nel 2017, e a 12,1 miliardi al netto delle rettifiche, dai 22,5 miliardi. L’incidenza dei crediti deteriorati sul totale dei crediti alla clientela si dimezzerà nel 2021 al 6% al lordo delle rettifiche, dall’ 11,9% nel 2017, e al 2,9% al netto, dal 5,5%. Attese in calo anche le rettifiche nette su crediti a 1,8 miliardi nel 2021 dai 3,3 miliardi del 2017.

LE RISPARMIO

Il board ha deciso di proporre all’assemblea dei soci la conversione obbligatoria delle azioni di risparmio della banca in azioni ordinarie. Il rapporto di conversione individuato sarà pari a 1,04 azioni ordinarie per ciascuna azione di risparmio, senza pagamento di alcun conguaglio in denaro e con contestuale eliminazione nello statuto dell’indicazione del valore nominale delle azioni. Il cda ha convocato per il prossimo 27 aprile sia l’assemblea straordinaria che l’assemblea speciale degli azionisti di risparmio per l’approvazione della conversione.

ASSICURAZIONI, WEALTH MANAGEMENT E PARTNER

Intesa cercherà di cogliere “nuove opportunità” puntando alla “leadership in Europa nel Wealth Management & protection, con forte sviluppo assicurazione danni”. Le commissioni nette sono attese in aumento a 10 miliardi nel 2021, dagli 8,1 miliardi del 2017, con un’incidenza sui proventi netti che salirà dal 45% al 48%. Il piano d’impresa considera la possibilità di intraprendere una “partnership con un operatore industriale globale come possibile acceleratore della strategia dell’Asset Management”. In ogni caso lo sviluppo nella gestione del risparmio, si legge in una nota, farà aumentare le masse gestite di Eurizon, la società di asset management di Intesa, a circa 400 miliardi di euro nel 2021, dai 314 miliardi nel 2017. La banca riserva particolare attenzione alla Cina come opzione di crescita nel wealth management, e si dice disponibile a valutare una possibile partnership con un primario operatore industriale locale.

UNA ISP CITY

Nel documento c’è anche spazio per la “gestione proattiva del portafoglio immobiliare”, con la “creazione di una nuova sede a Milano (“ISP City”) per ottimizzare la produttività, centralizzando le funzioni di direzione in un’unica sede e ottimizzando i tempi di trasferimento con il centro direzione a Torino”. Si stima di sfiorare i 100 milioni di risparmi dalla riorganizzazione. Intesa punta poi all’ottimizzazione degli immobili in Italia, con la dismissione degli spazi inutilizzati. A livello di gruppo è prevista anche la riduzione delle entità giuridiche, “mantenendo i marchi con più valore per la clientela, con la fusione di 12 società controllate nella capogruppo: Banco di Napoli, Cr Firenze, Cr Pistoia e Lucchesia, Cr Veneto, Carisbo, Cariromagna, Cr Friuli Venezia Giulia, Banca Nuova, Banca Apulia, Banca Imi, Banca Prossima e Mediocredito Italiano”.

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