AGI – Due russe e mezzo, con quel 50 per cento rappresentato da Elena Rybakina. È il bilancio geopolitico delle avversarie affrontate in questa ottantesima edizione degli Internazionali d’Italia da Anhelina Kalinina, la tennista ucraina numero 47 del mondo che a dispetto di ogni pronostico, è approdata alla finale in scena stasera.
Dopo aver sconfitto al secondo turno la Blikova, e in semifinale la Kudermetova rifiutando la stretta di mano finale perchè, ha spiegato, il tennis è anche politica niente di personale, ma la mia avversaria è russa, e la Russia è responsabile di questa inaccettabile guerra”, stasera si troverà di fronte Rybakina, una russa “nascosta”: batte bandiera kazaka (dal giugno 2018, ben prima della guerra) ma è nata a Mosca, dove vivono ancora i genitori.
Grazie al passaporto del Kazakistan la russa di nascita è stata l’unica tennista del regno putiniano a essere ammessa lo scorso anno a Wimbledon, quando ci fu il veto per gli atleti russi e bielorussi (riammessi in questa edizione).
I russi “rosicarono” non poco quando la kazaka alzò il trofeo da vincitrice, e cercarono di mettere il cappello russo sulla vittoria, con il presidente della federazione tennis Tarpischev che se ne uscì sui social con un “Fantastico! Bravissima Rybakina, abbiamo vinto il torneo di Wimbledon” appoggiato dall’ ex numero uno del mondo Kafelinikov che cinguettò su Twitter “comprare un prodotto pronto all’uso da una fabbrica di alto livello è qualcosa che sanno fare tutti”.
Il presidente della federtennis kazaka Polskiv la prese male e contrattaccò: “Se questo successo è un prodotto della Russia, allora perchè l’hanno lasciata andare via così facilmente?”, ricordando che quando Ribakina arrivò da loro Tarpishev non la considerava una giocatrice promettente.
Elena confermò la versione kazaka: “Mi hanno contattato loro e per me è stato facile accettare, perchè hanno creduto in me quando non ero così forte. Il loro aiuto è stato fondamentale”.
Considerando le forze in campo (e le due maratone di tre ore affrontate dall’ucraina negli ultimi due turni) la finale tra la mezza russa, oggi numero 6 del mondo e la tennista ucraina che due stagioni fa non era neanche tra le prime 150 del mondo la vittoria dovrebbe essere della prima. Nell’unico confronto tra le due però, all’open di Charleston, nell’aprile ’22, sulla terra’ ha vinto Kalinina, in tre set.
E l’ucraina ha sovvertito anche ieri il pronostico. Comunque vada resteranno la dedica di Kalinina al suo paese sofferente, il racconto della casa dei suoi nonni sventrata dalle bombe russe, l’accademia di tennis dei genitori a Kiev sfiorata dalle bombe. E le sue lacrime.
AGI – Due russe e mezzo, con quel 50 per cento rappresentato da Elena Rybakina. È il bilancio geopolitico delle avversarie affrontate in questa ottantesima edizione degli Internazionali d’Italia da Anhelina Kalinina, la tennista ucraina numero 47 del mondo che a dispetto di ogni pronostico, è approdata alla finale in scena stasera.
Dopo aver sconfitto al secondo turno la Blikova, e in semifinale la Kudermetova rifiutando la stretta di mano finale perchè, ha spiegato, il tennis è anche politica niente di personale, ma la mia avversaria è russa, e la Russia è responsabile di questa inaccettabile guerra”, stasera si troverà di fronte Rybakina, una russa “nascosta”: batte bandiera kazaka (dal giugno 2018, ben prima della guerra) ma è nata a Mosca, dove vivono ancora i genitori.
Grazie al passaporto del Kazakistan la russa di nascita è stata l’unica tennista del regno putiniano a essere ammessa lo scorso anno a Wimbledon, quando ci fu il veto per gli atleti russi e bielorussi (riammessi in questa edizione).
I russi “rosicarono” non poco quando la kazaka alzò il trofeo da vincitrice, e cercarono di mettere il cappello russo sulla vittoria, con il presidente della federazione tennis Tarpischev che se ne uscì sui social con un “Fantastico! Bravissima Rybakina, abbiamo vinto il torneo di Wimbledon” appoggiato dall’ ex numero uno del mondo Kafelinikov che cinguettò su Twitter “comprare un prodotto pronto all’uso da una fabbrica di alto livello è qualcosa che sanno fare tutti”.
Il presidente della federtennis kazaka Polskiv la prese male e contrattaccò: “Se questo successo è un prodotto della Russia, allora perchè l’hanno lasciata andare via così facilmente?”, ricordando che quando Ribakina arrivò da loro Tarpishev non la considerava una giocatrice promettente.
Elena confermò la versione kazaka: “Mi hanno contattato loro e per me è stato facile accettare, perchè hanno creduto in me quando non ero così forte. Il loro aiuto è stato fondamentale”.
Considerando le forze in campo (e le due maratone di tre ore affrontate dall’ucraina negli ultimi due turni) la finale tra la mezza russa, oggi numero 6 del mondo e la tennista ucraina che due stagioni fa non era neanche tra le prime 150 del mondo la vittoria dovrebbe essere della prima. Nell’unico confronto tra le due però, all’open di Charleston, nell’aprile ’22, sulla terra’ ha vinto Kalinina, in tre set.
E l’ucraina ha sovvertito anche ieri il pronostico. Comunque vada resteranno la dedica di Kalinina al suo paese sofferente, il racconto della casa dei suoi nonni sventrata dalle bombe russe, l’accademia di tennis dei genitori a Kiev sfiorata dalle bombe. E le sue lacrime.