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Inps: Nori presidente, Tridico vice. Lega: “Ancora nessun accordo, ma niente preclusioni”

Feb 15, 2019

ROMA – Mauro Nori presidente Inps. Pasquale Tridico, vicepresidente. Sarebbe questo l’accordo raggiunto tra Lega e Cinque Stelle per la guida quadriennale dell’Istituto nazionale di previdenza, nel giorno in cui scade il mandato di Tito Boeri.

L’inedita coppia di vertice – la figura del vicepresidente risale a epoca pre-riforma del 1994 – non sarà subito operativa.

Mauro Nori, classe 1961 – già direttore generale Inps tra 2010 e 2015 uscito proprio con l’ingresso di Boeri e ora consigliere del ministro dell’Economia Tria – sarà prima nominato nelle prossime ore commissario dell’Inps con decreto interministeriale Lavoro-Economia, come prevede l’articolo 25 del decreto numero 4, quello che introduce reddito di cittadinanza e quota 100.

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Poi, con la conversione in legge del decreto, il ministro Di Maio procederà alla sua investitura in qualità di presidente e contestualmente alla nomina degli altri 4 membri del consiglio di amministrazione a 5, reintrodotto da Lega-M5S.

Con ogni probabilità uno dei consiglieri sarà Pasquale Tridico, classe 1975, docente di economia del Lavoro a Roma Tre e consigliere dello stesso Di Maio. A Tridico anche il ruolo di vicepresidente Inps.

“Ancora non abbiamo deciso niente”: così il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon sulle indiscrezioni che riguardano il nuovo vertice Inps.

“Dopo il Fantacalcio, il FantaInps. Notizia da pensionare”. Così su Twitter il sottosegretario Cinque Stelle agli Affari regionali Stefano Buffagni. Invece Nori, il diretto interessato, non sembra sorpreso dalle voci sulla sua nomina, e dice: “Al momento non confermo nulla”.

In questo clima di tensione nella maggioranza, la Lega prende tempo ma manda un segnale all’alleato di governo: “Con il M5s non c’è alcun accordo ma anche nessuna preclusione per le nomine inps. Si sta lavorando per una soluzione veloce, che arriverà nei prossimi giorni”, fanno sapere fonti dal partito di Salvini. “Questo governo ha rispettosamente atteso la scadenza naturale del mandato di boeri che qualunque altro governo renzi non avrebbe avuto alcuna esitazione a far saltare con abbondante anticipo”.

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