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Innovativa ma cara, Milano fa autocritica per attrarre ancora più giovani: piano casa e lavoro

Ott 23, 2016

Atenei che contano ormai più del dieci per cento di studenti stranieri tra i loro iscritti. Bandi del Comune che cercano dipendenti che siano nativi digitali, o quasi. Ricerche, come quella di Assimpredil Ance, che indicano un fenomeno migratorio netto verso Milano, con oltre 31mila nuovi residenti tra i 25 e i 34 anni arrivati nell’ultimo anno, che diventano 46mila se si considerano gli under 44. Giovani che arrivano, ma cosa si può fare per trattenerli? È partendo da questi dati che il Comune sta lavorando su più fronti, per rendere la città attrattiva per chi vuole studiare e lavorare qui. Arrivando dall’estero, da altre città italiane o, soltanto, conquistando l’autonomia dalla casa dei genitori.

“I giovani scelgono Milano perché è una città che tendenzialmente funziona, perché fa uno sforzo continuo per vivere nella contemporaneità: qui cresce l’erba dell’innovazione”: la teoria che il sindaco Beppe Sala spiegava in apertura del ciclo di incontri Lab#Idee si traduce in due indirizzi principali. Il primo riguarda l’abitare, visto che spesso il primo problema per chi studia o ha un lavoro precario è potersi permettere i canoni di affitto di Milano.

La proposta che il sindaco lancerà agli attori del mercato immobiliare (come Assimpredil, appunto) è quella di creare un albo delle disponibilità residenziali per i giovani, che oggi devono rivolgersi spesso ai canali del sommerso – gli affitti in nero restano una tappa obbligatoria per tanti studenti – che metta in rete tutte le proposte a prezzi abbordabili. “Mi auguro che nelle università milanesi vengano sempre più ragazzi, ma oggi sono frenati dalla difficoltà di trovare casa – spiegava sempre il sindaco – Una strada è costruire i campus, come stanno facendo Bocconi e Cattolica e come mi auguro farà la Statale nell’area Expo, ma anche con un tipo di edilizia più vicina alle esigenze dei giovani”.

C’è, però, anche un’altra possibilità di attrazione che il Comune vuole sfruttare, ed è quella di creare più opportunità di lavoro. “Lo facciamo seguendo tre strade: mettendo a disposizione risorse economiche, spazi fisici e percorsi formativi”: l’assessore alle Politiche per il lavoro Cristina Tajani, sta lavorando con l’assessore al Bilancio Roberto Tasca e con Mm, per questo obiettivo. Tasca farà un censimento dei beni demaniali, per capire quali sono quelli liberi o sottoutilizzati: non soltanto per razionalizzare gli uffici comunali, concentrandoli in meno sedi, né solo per capire cosa può essere venduto, ricavando nuove risorse per le casse pubbliche.

L’obiettivo è anche quello di trovare altri luoghi inutilizzati che – nelle intenzioni del sindaco – dovrebbero essere dedicati sempre più alle imprese giovanili, con incubatori e start up di artigianato digitale e artistico. Il modello è quello di Base, le ex Officine Ansaldo di via Tortona, che la scorsa settimana hanno ospitato la quinta Intercity youth conference, con 150 giovani amministratori da tutta Europa. La prossima apertura è prevista per marzo: in via D’Azeglio, tra Brera e Corso Como, nascerà il Luiss Enlabs Mhuma, uno spazio di mille metri quadri in cui l’università porterà start-up, maker e postazioni di coworking.

L’altra ricerca sul terreno è affidata a Mm e riguarda gli spazi a piano terra delle case popolari del Comune: finora sono stati individuati 175 tra negozi e laboratori sfitti di diverse metrature, soprattutto nei quartieri periferici. Spazi che verranno

messi a bando per le imprese giovani che, in questo modo, rivitalizzeranno luoghi a volte degradati. È un pezzo del progetto sulle periferie: accanto alla questione abitativa, a quella della sicurezza e dell’inclusione sociale, la giunta ha voluto anche pensare a come favorire il mix sociale e culturale nei quartieri, proprio partendo dall’incontro tra l’offerta di spazi liberi e la domanda di luoghi a costi non proibitivi dove far nascere nuove iniziative imprenditoriali.

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