competenze culturali
Alle figure tradizionali si affiancano sempre di più tecnici specializzati, esperti di opere in prestito e comunicatori
di Antonello Cherchi
4 marzo 2020

4′ di lettura
Non solo archeologi, storici dell’arte, archivisti, conservatori, architetti, bibliotecari. Solo per citare alcuni dei profili fondamentali e imprescindibili nel campo dei beni culturali. A quelle figure, infatti, si affiancano nuove professionalità, richieste dal rinnovato sistema organizzativo della gestione del patrimonio e dalle mutate esigenze di valorizzazione dei monumenti.
Spazio, dunque, agli specialisti di tecnologie multimediali, agli esperti di diagnostica, ai manager, ai comunicatori, ai professionisti del marketing, a chi si occupa della didattica. La necessità di alcune di queste competenze – per esempio, quelle sulla didattica o sulla comunicazione – non è di oggi, ma fino a non molto tempo fa erano svolte da personale non specializzato e, spesso, con incarichi a mezzo servizio.
Ora, invece, ci si è resi conto che occorrono figure ad hoc. Un segno dei nuovi tempi è il proliferare dei corsi di laurea sui beni culturali. Tralasciando i programmi tradizionali – come lettere, storia o archeologia – se ne possono contare oltre 120 e i nuovi nati miscelano alla tutela e valorizzazione del patrimonio altre discipline.
Le figure che mancano
Di quali nuovi profili ha bisogno un museo? James Bradburne, direttore della Pinacoteca di Brera, ne indica tre: il registrar, l’esperto di didattica museale e lo specialista di visitor experience. «Il registrar è colui – spiega Bradburne – che si occupa dei prestiti di opere d’arte e ne cura tutti gli aspetti: assicurativi, di trasporto, di sicurezza, della logistica. Una figura fondamentale: a Brera ne stiamo formando due. Nell’organico non esiste, così come non c’è il responsabile della didattica, che deve, per esempio, preparare i programmi del museo rivolti a bambini, scolaresche e famiglie. E manca pure chi si occupa di raccogliere le esperienze dei visitatori, di organizzarne l’accoglienza, di effettuare sondaggi e ricerche anche per modulare al meglio l’offerta». Competenze a cui ora nei musei si rimedia con il “fai da te”.
Come a Brera, anche al Parco archeologico del Colosseo (altro istituto che come la Pinacoteca milanese è autonomo) gli innesti di nuove professionalità non mancano. Ci sono l’architetto specializzato in tecnologie multimediali, che prepara i progetti che poi vengono appaltati a ditte esterne, o il social media manager e il social media strategy, per una comunicazione al passo con i tempi.