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“Inflazione inaccettabilmente alta”. E la Fed prosegue la stretta 

Feb 22, 2023

AGI – La maggior parte dei funzionari della Federal Reserve ha concordato nella riunione di tre settimane fa che “l’inflazione resta inaccettabilmente alta”, oltre che ben superiore all’obiettivo del 2%, e che occorre proseguire con i rialzi dei tassi. “Quasi tutti” i membri del Fomc “hanno concordato sull’opportunità di aumentare di 25 punti base l’intervallo obiettivo per il tasso sui federal funds”, si legge nelle minute del meeting del 31 gennaio-1 febbraio, così da bilanciare i rischi di fare troppo o troppo poco per combattere l’inflazione, anche se alcuni hanno messo in guardia sul fatto che un rallentamento o uno stop dei rialzi prematuro potesse essere rischioso.

“Un certo numero di partecipanti ha osservato che una posizione politica che si è rivelata insufficientemente restrittiva potrebbe arrestare i recenti progressi nel moderare le pressioni inflazionistiche”, si legge nel verbale. I funzionari della Fed hanno approvato all’unanimità l’aumento del tasso di riferimento sui Fed funds di un quarto di punto percentuale a un intervallo compreso tra il 4,5% e il 4,75% il 1 febbraio. Aumento che ha fatto seguito a sei rialzi consecutivi, compreso quello di mezzo punto percentuale a dicembre.

Il verbale della riunione diceva che “quasi tutti i partecipanti hanno convenuto che fosse opportuno” aumentare i tassi di un quarto di punto, o 25 punti base. Molti di questi funzionari “hanno osservato che un ulteriore rallentamento del ritmo degli aumenti dei tassi consentirebbe loro di valutare meglio i progressi dell’economia … in quanto determinano l’entità del futuro inasprimento della politica” monetaria, si legge ancora. Tuttavia alcuni partecipanti erano favorevoli o avrebbero anche acconsentito a una mossa più ampia di mezzo punto: “I partecipanti a favore di un aumento di 50 punti base hanno notato che un rialzo maggiore porterebbe più rapidamente l’intervallo vicino ai livelli di una posizione sufficientemente restrittiva”.

La discussione ha suggerito che un altro aumento di un quarto di punto era probabile al prossimo incontro del 21-22 marzo. In passaggio dei verbali viene poi scritto che lo scenario di una recessione quest’anno è tutt’altro che tramontato: “La crescita lenta della spesa interna privata reale prevista per quest’anno e le condizioni finanziarie persistentemente restrittive sono state considerate un’alternativa plausibile alle proiezioni di base sull’attività economica reale, e il board considerava ancora plausibile la possibilità di una recessione nel corso di quest’anno“. E ancora: “Poiche’ l’inflazione di base dei prezzi Pce ha frenato negli ultimi mesi, insieme alle revisioni al rialzo cumulate delle proiezioni sull’inflazione di base nell’ultimo anno e al previsto indebolimento della crescita economica, il board considera ora equilibrati i rischi intorno alla previsione di base per l’inflazione di quest’anno”.

Inoltre, hanno osservato in un altro passaggio che sarebbe “necessario mantenere un orientamento politico restrittivo fino a quando i dati in arrivo non fornissero la certezza che l’inflazione fosse su un percorso discendente”, il che “probabilmente richiederà del tempo”. Per quanto riguarda i rischi al rialzo per l’inflazione, i partecipanti hanno citato una varietà di fattori, tra cui la possibilità che le pressioni sui prezzi possano rivelarsi più persistenti del previsto a causa, ad esempio, del mercato del lavoro che rimane forte più a lungo del previsto. Da quando si è tenuto l’ultimo incontro del Fomc, nuovi dati macro hanno indicato un’attività economica più forte e progressi sull’inflazione più lenti di quanto previsto, il che potrebbe costringere i funzionari della banca centrale ad aggiustare il tiro già da marzo. Nelle tre settimane trascorse dalla riunione, i nuovi report economici hanno mostrato che le assunzioni e la spesa al dettaglio sono aumentate a gennaio.

Il tasso di disoccupazione è sceso al 3,4%, ai minimi da 53 anni, sorprendendo gli economisti che da tempo prevedevano che gli aumenti dei tassi della Fed avrebbero presto rallentato la crescita economica. Crescita che è rimbalzata anche in Europa, attenuando ulteriormente i timori di una recessione globale quest’anno. Di conseguenza, gli investitori ora si aspettano che la Fed alzi il tasso sui Fed funds circa il 5,4% a giugno, più di quanto previsto dai funzionari della banca centrale a dicembre. Anche il rapido declino dell’inflazione alla fine dello scorso anno si e’ arrestato a gennaio. Il tasso di inflazione a 12 mesi è sceso al 6,4% il mese scorso dal 6,5% di dicembre e dal recente massimo del 9,1% di giugno, secondo il dipartimento del Lavoro. L’indice dei prezzi al consumo, è salito di un robusto 0,5% a gennaio rispetto al mese precedente, segno di pressioni sui prezzi ancora forti. Due funzionari della Fed hanno affermato la scorsa settimana che avrebbero sostenuto un aumento del tasso di mezzo punto durante l’ultima riunione, piuttosto che l’aumento di un quarto di punto approvato. Uno di loro, il presidente della Fed di Cleveland, Loretta Mester, ha affermato che i funzionari non si limitano a mosse di un quarto di punto. “Possiamo muoverci più velocemente e possiamo fare rialzi più grandi in qualsiasi riunione”, ha avvertito. 

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