Stiamo vivendo un momento davvero particolare per il mercato dell’automotive. Acquistare una vettura oggi diventa un’esigenza sempre meno pressante e allo stesso tempo sempre più costosa. Lo smart working, i trasporti pubblici e la crescita del car sharing stanno permettendo alle nuove generazioni di riuscire a fare a meno di questo mezzo. C’è poi la questione dell’elettrico che non decolla commercialmente. Tutto ciò sta portando ad una crisi dell’intera filiera dell’auto che sta avendo come diretta conseguenza la chiusura di varie fabbriche e tanti operai senza lavoro o in cassa integrazione.
Allo stesso tempo c’è una situazione geopolitica che definire particolare è voler usare un eufemismo. La guerra in Ucraina continua ad imperversare e in generale, in tutto il mondo, ci sono al momento oltre 50 conflitti armati. Proprio alla luce di tutto questo, si starebbe facendo strada nel Governo un’idea davvero molto particolare.
La direzione del Governo
Stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, infatti, la premier Meloni, starebbe seriamente pensando a riconvertire l’industria automobilistica in industria bellica. Il “piano” in questione coinvolgerebbe naturalmente anche i ministri dell’Economia, delle Imprese e della Difesa. La Germania a quanto pare si starebbe già muovendo in quella direzione e anche l’Italia sarebbe intenzionata a fare lo stesso per non rischiare di perdere poi la filiera.
Si tratta di un processo non certo a breve termine, ma che durerà almeno per i prossimi 10 anni. Un cambiamento epocale per l’Italia che culturalmente è poco avvezza a questo genere di discorsi. Il nostro Paese, infatti, dalla fine della seconda guerra mondiale si è sempre “appoggiato” agli Stati Uniti per la Difesa, facendo parte tra le altre cose della NATO.
Primi movimenti
L’esponente di Forza Italia, Giorgio Mulè, ha fatto presente che questo progetto potrebbe essere già avviato attraverso le Regioni, con dei programmi di formazione per il personale, finanziati dai fondi europei. Insomma si tratta di una situazione per il momento ancora in evoluzione. Iveco Defense e la recente joint venture tra il colosso tedesco Rheinmetall e la Leonardo sono già un primo approccio dell’Italia ad un’industria che in futuro potrebbe essere sempre più militarizzata. Addirittura pare che anche Ferrari si stia muovendo in questa direzione, valutando delle collaborazioni con aziende che fanno parte del settore militare.
Per l’opinione pubblica questa riconversione potrebbe essere vista non di buonissimo occhio, ma i dati dicono che dal punto di vista economico, potrebbe diventare un ottimo investimento per il nostro Paese. D’altronde tutto questo non è qualcosa di nuovo per l’Italia. Con le dovute proporzioni, durante la seconda guerra mondiale, diverse industrie automobilistiche si ritrovarono a produrre componentistica bellica per sopperire alla mancanza di domanda nel mercato delle vetture.
A prescindere dai freddi numeri però la Meloni dovrà fare i conti anche con l’aspetto politico, gli equilibri nella propria coalizione e l’immagine del proprio Governo da restituire all’opinione pubblica. Insomma si tratta decisamente di un terreno impervio su cui muoversi, che potrebbe anche rivelarsi un clamoroso autogol per la premier. Intanto febbraio si è chiuso con un altro pessimo dato in Italia per il mercato dell’auto. Servono a questo punto contromisure per arginare un’emorragia che alla lunga potrebbe diventare disastrosa per il nostro Paese.