È arrivato il verdetto tanto atteso da Elon Musk e dalla sua Casa automobilistica. Tesla da anni infatti è accusata di essere colpevole della morte di alcune persone che erano rimaste coinvolte in incidenti gravissimi a causa di un presunto malfunzionamento dell’Autopilot delle vetture elettriche del brand.
L’assoluzione di Tesla
Il sistema di guida autonoma pareva essere la causa di questi sinistri mortali, motivo per il quale Tesla era sotto accusa. Come ANSA però ha comunicato immediatamente stamane, Tesla è riuscita a convincere la giuria della sua innocenza, portando prove concrete del fatto che la sua tecnologia di guida autonoma Autopilot non è mai stata la diretta responsabile di questi avvenimenti, in particolar modo dell’incidente avvenuto ormai quattro anni fa in California, nel quale una persona perse la vita e altre due restarono ferite gravemente. La giuria della California ha dato ragione a Tesla e al CEO Elon Musk, i due passeggeri dell’auto sopravvissuti avevano chiesto un risarcimento di ben 400 milioni di dollari alla Casa.
I processi
Facciamo un passo indietro e ripercorriamo la vicenda. Lo scorso agosto abbiamo parlato in particolare di due processi in rapida successione, a cui ne sono seguiti degli altri, come quello delle scorse ore. Secondo il CEO di Tesla, Elon Musk, la capacità delle sue auto legata alla guida autonoma ha un ruolo fondamentale per il futuro finanziario della Casa.
Tesla continua a mantenere alta la sua reputazione di leader ingegneristico, e queste accuse contro la tecnologia di Autopilot la mettono in discussione. Tesla, vincendo a processo, finalmente riotterrà la piena (o quasi) fiducia da parte dei clienti.
A metà settembre c’è stato il primo processo in California (come riportato da Reuters). Le persone che hanno denunciato Tesla in questo caso sostengono che il sistema di Autopilot di una Tesla Model 3 abbia fatto sbandare la stessa auto di Micah Lee mentre viaggiava a circa 100 km/h in autostrada (a est di Los Angeles), provocando lo scontro con una palma e il conseguente incendio, che ha provocato la morte del conducente e ha ferito i passeggeri.
Secondo le persone a bordo sopravvissute, Tesla era a conoscenza dei malfunzionamenti e dei difetti dell’Autopilot delle sue auto, per questo motivo il marchio americano è stato querelato. Secondo Elon Musk e la sua azienda invece il signor Lee stava guidando sotto l’effetto di alcol e nessuno è certo che l’Autopilot fosse stato realmente attivato nel momento in cui è avvenuto l’incidente (che risale al 2019).
All’inizio del mese di ottobre c’è stato invece il secondo processo, in Florida, per un altro sinistro mortale avvenuto sempre nel 2019, ma a nord di Miami. Il proprietario dell’auto – Stephen Banner – morì proprio mentre guidava la sua Model 3, passata sotto al rimorchio di un camion, perdendo il tetto. La moglie del guidatore deceduto sostiene che l’Autopilot fosse attivo.
Le accuse mosse dai querelanti hanno sempre sostenuto che il sistema Autopilot fosse la causa degli incidenti mortali a bordo delle auto Tesla.
La difesa
Tesla si è sempre difesa, negando le accuse e sostenendo che l’Autopilot deve essere monitorato dall’uomo, e che in quel caso è sempre sicuro. I software sono stati certificati come livello 2 dalla Society of Automotive Engineers (SAE), si tratta esclusivamente di funzioni di assistenza alla guida, e non di guida completamente autonoma. Serve sempre l’intervento dell’uomo, è importante esserne consapevoli e guidare di conseguenza.