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Inchiesta procure, l’Anm di Milano: “Si dimettano i consiglieri Csm coinvolti, c’è questione morale”

Giu 3, 2019

Le dimissioni dei consiglieri del Csm “che sono o dovessero risultare coinvolti” nell’indagine di Perugia che vede indagati fra gli altri il pm Luca Palamara sono state chieste oggi “con forza” dall’Anm milanese, al termine di una riunione con 400 magistrati del distretto della corte d’appello di Milano. In una nota, l’Anm parla di vicende di “inaudita gravità” e che hanno fatto “emergere l’esistenza di una questione morale nella magistratura”.

Il documento, approvato all’unanimità dall’assemblea distrettuale dell’Anm, sottolinea che le toghe milanesi “esprimono con forza il proprio sdegno rispetto a condotte che, ove confermate, gettano il discredito su una istituzione che ha assicurato per 60 anni la autonomia e l’indipendenza della magistratura”. Condotte che “contemporaneamente ledono gravemente il ruolo di garanzia del nostro organo di autogoverno – scrive l’Anm – e con esso di tutti i singoli magistrati che nell’istruzione sono rappresentati”. Inoltre si ribadisce “che la scoperta delle vicende censurate si è dovuta proprio alle indagini della magistratura e che l’autonomia del Csm è imprescindibile baluardo costituzionale delle garanzie e dei diritti dei cittadini”.

L’ Associazione Nazionale Magistrati di Milano ritiene anche “essenziale (…) che i cittadini possano continuare ad avere rispetto e fiducia nella magistratura, fatta di donne e di uomini che quotidianamente svolgono la loro funzione con sacrificio e dedizione, senza obiettivi di carriera, mentre queste condotte suggeriscono l’idea di una magistratura corrotta, vicina, se non in parte, a centri di poteri occulti, che pretendono di pianificare dall’esterno le nomine” dei vertici. Infine oltre alle dimissioni dei due consiglieri del Csm coinvolti (un terzo si è già dimesso), l’Anm di Milano chiede che tutte le toghe, come previsto dal codice etico, “non abbiano alcun rapporto con centri occulti di potere politico o affaristico, da chiunque rappresentati”. Il giudice Fabio Roia (Unicost), nel suo intervento, tra l’altro ha assicurato che “di certo avremo gli anticorpi per eliminare queste incrostazioni”.

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