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Incertezza dai sondaggi su Brexit. Mercati alla finestra

Giu 20, 2016

MILANO – I sondaggi sulla volontà o meno dei cittadini britannici di rimanere all’interno dell’Unione europea continuano a mescolare le carte. Secondo l’esercizio condotto da YouGov/Times il “leave”, cioè l’uscita dalla Ue, condurrebbe al 44% contro il 42% del “remain”; diversa la situazione fotografata da ORB/Daily Telegraph, con un netto vantaggio degli eurofavorevoli con il 53% dei voti. Insomma, a due giorni dal referendum sulla Brexit le distanze sono estremamente risicate e ogni pronostico sembra azzardato. Il voto di giovedì 23 giugno resta dunque lo spauracchio principale per i mercati, che sono reduci da due sedute di netto recupero. L’attenzione degli investitori va anche alle parole di Janet Yellen, che riferisce per due giorni consecutivi al Parlamento sullo stato di salute dell’economia Usa: gli analisti sono pronti a registrare eventuali indicazioni sul prossimo percorso di rialzo dei tassi. L’incertezza legata al referendum Uk ha già bloccato la Fed nella riunione di giugno e ora il mercato ha dimezzato le chances di stretta monetaria anche per settembre, portandole al 30%.

Un nuovo ritardo nell’azione della Fed potrebbe indebolire il dollaro. Intanto, a due giorni dal referendum Uk, l’euro si mostra stabile contro il biglietto. Questa mattina, sui mercati valutari, un euro viene scambiato a 1,1333 dollari. La sterlina ha perso lievemente terreno, ma dopo aver segnato il maggior balzo dal 2009 nella seduta di lunedì.

I mercati europei aprono deboli: Milano segna un calo dello 0,3% nelle prime battute, dopo i due balzi di venerdì e lunedì scorsi. Segno meno anche a Londra, con il Ftse 100 che perde lo 0,6%; Francoforte lima lo 0,2% e Parigi lo 0,4%. In lieve ampliamento lo spread tra Btp e Bund tedeschi, che pure ha ricucito le distanze negli ultimi giorni: il differenziale di rendimento tra i due decennali è a 138 punti base e il titoli italiano rende l’1,43% sul mercato secondario.

In mattinata, i listini asiatici hanno trattato in positivo: l’indice Msci Asia Pacific che traccia l’andamento dell’area si è mosso in buon recupero per il terzo giorno consecutivo. L’indice Nikkei della Borsa di Tokyo ha chiuso in rialzo dell’1,28%% a quota 16.169,11 punti.

L’agenda di giornata prevede anche un discorso di Mario Draghi, presidente della Bce, al Parlamento europeo. Il suo intervento cade alla vigilia dell’asta Tltro2, con la quale Francoforte offre denaro a interessi anche negativi alle banche che s’impegnano a veicolarlo all’economia reale. Dal fronte macroeconomico si attende soprattutto l’indicazione della fiducia delle imprese tedesche, misurata dall’indice Zew: secondo gli analisti di Intesa Sanpaolo, la preoccupazione per la Brexit potrebbe aver depresso la propensione agli investimenti in azienda. Da segnalare, poi, il verdetto della Corte costituzionale tedesca sul piano Omt della Bce: l’ombrello anti-spread aperto durante la fase più acuta della crisi del debito sovrano. Al di là della Yellen, negli Usa si guarda all’indice Johnson Redbook sulle vendite retail (l’agenda della settimana).

Chiusura in rialzo, ieri, per Wall Street: il principale indice Dow Jones ha segnato a fine seduta +0,73% a 17.804 punti. Il Nasdaq ha registrato un progresso dello 0,77% a 4.837 punti. Le quotazioni del petrolio si sono mosse in lieve calo questa mattina sui mercati asiatici: il Wti si è portato a 49,21 dollari al barile, mentre il Brent ha ceduto una ventina di centesimi a 50,42 dollari al barile.

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