AGI – Centinaia di manifestanti, alla presenza discreta di alcuni blindati della polizia, hanno sfidato il freddo calato su Roma in queste ore, temperato da un pallido sole, per portare il loro sostegno alla popolazione palestinese della Striscia di Gaza da circa tre mesi sotto il bombardamento dell’esercito israeliano, reazione al massacro del 7 ottobre ad opera di Hamas.
Il Movimento studenti palestinesi in Italia, Udap- Unione democratica arabo palestinese e Api-Associazione dei palestinesi in Italia hanno organizzato la manifestazione ‘Stop al genocidio del popolo palestinese’ a Largo Corrado Ricci a Via dei Fori Imperiali a Roma e qui si sono radunati simpatizzanti e rappresentanti di numerose associazioni e movimenti.
A via dei Fori imperiali si sono mischiate sigle sindacali, partiti, organizzazioni per i diritti civili, associazioni e centri sociali. Fra gli aderenti Arci Roma-Movimento per il diritto all’abitare, Anpi di Tarquinia e Albano Castel Gandolfo, Potere al popolo, Rifondazione Comunista, USB-Rete dei comunisti Roma, Black Lives Matter Roma, Rete Romana di solidarietà con il popolo palestinese e il Collettivo Palestina.
Gli organizzatori hanno fatto appello a tutti colori che chiedono che, dopo tre mesi, finiscano le violenze e le rappresaglie che, spiegano quelli scesi in piazza, “hanno ridotto Gaza a un cumulo di macerie, che ha causato la morte di oltre 23.000 palestinesi, tra cui 9.600 bambini, oltre alla distruzione di almeno 40 strutture sanitarie e l’esodo di oltre 1,9 milioni di persone abbandonate alla morsa del freddo, della fame e delle malattie”.
Numerosi gli striscioni e le tante bandiere palestinesi o delle associazioni presenti alla manifestazione. Si va dal classico’ slogan “Contro la guerra e l’imperialismo ora è sempre resistenza” allo striscione “Stop al genocidio del popolo palestinese” o “Sveglia, il tuo silenzio ti rende complice di questo genocidio. Palestina libera”.
I presenti hanno chiesto “la cessazione immediata del genocidio indiscriminato in atto a Gaza e in Palestina e di spezzare l’assedio imposto a Gaza, consentendo l’ingresso immediato degli aiuti umanitari e sanitari”. Ci sono state poi rivendicazioni di carattere più politico in cui gli organizzatori hanno sollecitato la liberazione di tutti i detenuti palestinesi “nelle carceri sioniste”, oltre a fare un appello ai media italiani che ritengono schierati con Israele e “di porre fine alla narrativa totalmente appiattita sulla dialettica sionista”.
Il corteo della manifestazione pro Palestina organizzata a via Fori imperiali, nel cuore di Roma, è partita su Via Cavour in direzione Santa Maria maggiore. Dietro al camioncino su cui sono state montate le casse che hanno trasmesso musica arabeggiante, almeno un migliaio di persone è sfilato sventolando bandiere palestinesi, bandiere di movimenti politici come potere al popolo e rifondazione comunista e altre.
Il tutto si è svolto in un clima molto rilassato alla presenza di molti giovani ma anche di anziani e di famiglie con bambini piccoli. “Al fianco della resistenza palestinese fino alla vittoria – ha gridato uno degli organizzatori dal camioncino dando il via al corteo che inizia a sfilare su Via Cavour – urliamo con tutto il fiato che abbiamo in corpo: free free Palestine!”.
“Israele sionista, Stato terrorista”, “Israele via via, Palestina terra mia” e “Free free Palestine”: sono stati alcuni tra i cori dei manifestanti – giovani, anziani, universitari di sinistra e cittadini – che si sono ritrovati alle 15 a piazza Corrado Ricci, a Via dei Fori Imperiali per poi partire in corteo lungo Via Cavour alle 16.30.
“Grazie ai compagni e alle compagne che sono qui a sostenere i fratelli palestinesi”, ha detto dal megafono uno degli organizzatori quando è partito il corteo. “Davanti alla violenza al terrore e alle ingiustizie, la Palestina non esiste per i nostri media”, ha affermato il giovane di circa 20 anni che, con il megafono in mano, ha richiamato la folla.
“Ciò che conta è che un esercito oppressore, quello Israeliano, è stato messo lì da potenze straniere, noi non smetteremo mai di dire che il problema è un altro: è democratico un Paese che impedisce a cittadini non ebrei di comprare dei terreni? E’ democratico un Paese che ha visto coperto ogni sua nefandezza? Noi a questo ci opponiamo: non sono una democrazia”, ha affermato ancora il manifestante tra gli applausi della folla in cui si vedono bandiere con i colori della Palestina, sciarpe e tante kefieh, il copricapo simbolo della resistenza palestinese.