• 6 Dicembre 2025 17:26

Corriere NET

Succede nel Mondo, accade qui!

In Italia diplomati e laureati sono sotto la media Ue

Nov 13, 2025

AGI – In Italia si registrano condizioni di benessere economico peggiori rispetto alla media dell’Unione europea. Nel 2024 il rischio di povertà nel nostro Paese è al 18,9%, superiore alla media Ue27 (16,2%), e la disuguaglianza del reddito netto è anche più alta (5,5% Italia contro 4,7% Ue27). Lo rileva il rapporto Bes 2024 sul Benessere equo e sostenibile diffuso dall’Istat.

Tuttavia, si legge nel rapporto, il sovraccarico del costo dell’abitazione colloca l’Italia in vantaggio, 3,1 punti percentuali al di sotto della media europea (8,2%): ciò avviene anche per gli indicatori relativi alla deprivazione materiale e sociale e alla difficoltà ad arrivare a fine mese.

Reddito e disuguaglianza: i dati Istat

Nel 2024, il reddito disponibile lordo pro capite aumenta del 2,7% in termini nominali rispetto all’anno precedente, a fronte di un tasso di inflazione che rallenta, attestandosi all’1%. Migliora nel lungo periodo l’indice di disuguaglianza del reddito netto: il rapporto fra il reddito del 20% della popolazione con il reddito più alto e quello del 20% con il reddito più basso si riduce da 5,8 nel 2014 a 5,5 nel 2023. Nell’ultimo decennio diminuisce, non in modo costante, l’indicatore di sovraccarico del costo dell’abitazione: nel 2024 è difficilmente sostenibile per il 5,1% della popolazione (era 8,5% nel 2014). Significativo anche il miglioramento dell’ultimo anno rispetto al precedente (-0,8 punti percentuali). Nel 2024 il rischio di povertà (18,9%), la grave deprivazione materiale e sociale (4,6%), la deprivazione abitativa (5,6%) e il vivere in famiglie a bassa intensità di lavoro (9,2%) non mostrano variazioni significative, né rispetto all’anno precedente, né negli ultimi 10 anni.

Povertà assoluta e percezione economica

L’incidenza della povertà assoluta peggiora nel lungo periodo: dal 2014 (6,9%) cresce costantemente, ad eccezione del 2019 (7,5%), anno in cui è diminuita per effetto congiunto del Reddito di cittadinanza (che ha sostituito il Reddito di inclusione) e del miglioramento dei livelli di spesa delle famiglie meno abbienti. Nel 2022 l’incidenza torna a crescere (9,7%), in larga misura per la forte accelerazione dell’inflazione che colpisce in maniera più dura le famiglie meno abbienti. Negli anni successivi è sostanzialmente stabile: 9,7% nel 2023 e 9,8% nel 2024. La percezione delle famiglie per la propria situazione economica non presenta una tendenza univoca nel lungo periodo: diminuisce costantemente dal 34,8% del 2016 al 25,8% del 2019 la percentuale di famiglie che dichiarano che la propria situazione economica è peggiorata o molto peggiorata rispetto all’anno precedente; con la crisi sanitaria la tendenza si inverte e la percezione peggiora fino al 2022 (35,1%); dal 2023 torna a migliorare e diminuisce significativamente nell’ultimo anno (33,9% nel 2023, 29,5% nel 2024), pur mantenendosi superiore ai livelli pre-pandemici.

La quota di persone che dichiarano di arrivare a fine mese con grande difficoltà mostra una tendenza positiva nel lungo periodo: dal 2014 il fenomeno è in costante diminuzione, seppur con qualche oscillazione contingente, fino a raggiungere nel 2024 circa un terzo del valore iniziale (17,9% nel 2014, 5,8% nel 2024). Tuttavia, è l’unico indicatore a peggiorare nel breve periodo (+0,3 punti percentuali rispetto al 2023).

Mercato del lavoro

Rispetto al contesto europeo, l’Italia presenta “significativi svantaggi” nel mercato del lavoro, con un tasso di occupazione al 67,1%, 8,7 punti sotto la media Ue27: il divario si accentua tra le donne, tra le quali il tasso scende al 57,4% in Italia (70,8% Ue27). Particolarmente elevata è anche la forbice tra le persone che lavorano in part-time involontario (8,5% Italia; 3,2% Ue27) soprattutto tra le lavoratrici (13,7% Italia; 4,8% Ue27). 

Speranza di vita e salute in Italia

Nel 2024 la speranza di vita alla nascita raggiunge un nuovo massimo con 83,4 anni (85,5 per le donne e 81,4 anni per gli uomini). È stabile rispetto al 2023 e molto maggiore del 2014 (82,6 anni). In Europa, l’Italia è in posizione favorevole: la speranza di vita alla nascita supera di oltre 2 anni quella media dei 27 Paesi Ue. Tuttavia la speranza di vita in buona salute scende a 58,1 anni, rispetto ai 59,1 anni del 2023 e ai 58,6 anni del 2019. Su questo calo pesa il peggioramento della percezione di buona salute (pari a 67,1% nel 2024, in riduzione di 1,3 punti percentuali dal 2023). Le donne registrano il valore più basso degli ultimi 10 anni: 56,6 anni di vita attesa in buona salute, con un gap di 3,2 anni rispetto agli uomini (59,8 anni). La speranza di vita senza limitazioni nelle attività a 65 anni è di 10,4 anni, in lieve diminuzione rispetto al 2023 (10,6 anni), ma in aumento rispetto al 2014 (9,6 anni). Gli uomini a 65 anni hanno una vita attesa di 19,8 anni, più della metà (54%) da vivere senza limitazioni, mentre le donne si attendono di vivere altri 22,6 anni, di cui meno della metà (46%) senza limitazioni.

Analisi per dominio

Poco più di un terzo (34,3%, 47 indicatori) dei 137 indicatori Bes per i quali è possibile il confronto con l’anno precedente migliora in modo significativo mentre il 26,3% degli indicatori è su livelli peggiori (36) e il 39,4%, la quota più consistente, risulta stabile (54 indicatori).

Il quadro per dominio è “variegato”: migliorano 7 indicatori su 13 del dominio Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, ma allo stesso tempo 5 peggiorano; il dominio Qualità dei servizi si divide tra 6 indicatori in miglioramento e 6 in peggioramento sui 16 totali; migliorano circa la metà degli indicatori di Istruzione e formazione. In Sicurezza e Politica e istituzioni si osserva la maggiore quota di indicatori in peggioramento nell’ultimo anno. Nel lungo periodo il quadro è più positivo: oltre la metà degli indicatori migliora (70 su 128), solo 16 peggiorano, mentre per un terzo di essi non è possibile individuare una tendenza univoca. Tutti gli indicatori di Sicurezza migliorano, come anche oltre i tre quarti degli indicatori di Innovazione, ricerca e creatività, Politica e istituzioni e Benessere soggettivo. Nel dominio Relazioni sociali si rileva la maggiore quota di indicatori in peggioramento (4 su 9).

Istruzione, formazione e ricerca: i gap europei

Il rapporto rivela infine che l’Italia “è al di sotto della media Ue27” per alcuni indicatori del dominio ‘Istruzione e Formazione‘, con solo il 31,6% dei 25-34enni laureati, contro il 44,1% nell’Ue27, e il 66,7% delle persone di 25-64 anni che hanno conseguito il diploma di scuola secondaria di secondo grado (80,5% Ue27). “Nonostante i miglioramenti, il confronto con i Paesi europei pone l’Italia nelle ultime posizioni per diplomati e laureati – si legge nel rapporto – nell’Ue27 ha un titolo di studio terziario il 44,1% delle persone di 25-34 anni, 12,5 punti percentuali in più rispetto alla quota in Italia e ha almeno il diploma l’80,5% delle persone di 25-64 anni, 13,8 punti percentuali in più rispetto all’Italia”. Sul fronte dell’innovazione e della ricerca, inoltre “l’Italia investe meno in ricerca e sviluppo (1,37% del Pil, contro il 2,22% dell’Ue27)”, si legge nel rapporto, e “la percentuale di lavoratori con formazione universitaria nelle professioni scientifico-tecnologiche è inferiore di 7,4 punti rispetto alla media europea (26,7% Italia vs 34,1% Ue27)”.

 

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Guarda la Policy

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Close