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“In classe il sabato e la domenica”: presidi e docenti dicono no al piano De Micheli

Nov 27, 2020
ROMA – La base della scuola, a partire dai presidi sfiancati dal lavoro estivo e dall’apri e chiudi autunnale, è contraria alla proposta della ministra dei Trasporti Paola De Micheli: “Accelerare sullo scaglionamento degli ingressi per le scuole superiori” ha detto a Repubblica, “utilizzare le dodici ore della giornata per le lezioni in presenza, dalle 8 alle 20, spingere per portare più classi a scuola il sabato e la domenica”. La risposta immediata dei docenti ora è: “Serve altro”. Serve, l’elenco ormai è una litania, “assumere più insegnanti e personale amministrativo, pagare i festivi, modificare i contratti”. Se si andasse a scuola sabato e domenica, fanno notare gli insegnanti, “i comuni e le province dovrebbero trovare i fondi per pagare energia elettrica, gas e acqua sette giorni su sette”.

Il punto di partenza è il rientro a dicembre – il 9 dicembre – delle classi superiori a scuola. Lo caldeggia Lucia Azzolina, ministra dell’Istruzione. Lo ha abbracciato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. La ministra De Micheli dice che per garantire lo stesso servizo con i bus capienti al 50 per cento, come sono nuovamente oggi, “servirebbe un numero di mezzi che le città non possono ospitare”. A Milano, per esempio, sarebbero necessari cinquecento nuovi bus, “quando sulle sue strade ce ne stanno al massimo ottanta”. La soluzione è il distanziamento, dice la De Micheli. Mario Rusconi, presidente dell’Associazione nazionale presidi del Lazio, non è d’accordo. “Lo scaglionamento di un’ora è già partito”, spiega, “allargarlo non è possibile. Il 48 per cento degli istituti superiori sono tecnici e professionali, alloggiati in periferia. Molti studenti vengono dalla provincia, l’enorme hinterland di Milano, Roma, Napoli. Come fai a chiedere a questi ragazzi di entrare alle 10,30, alle 11, e di uscire da scuola alle cinque del pomeriggio? Arriverebbero a casa all’ora di cena. Quando studiano? E così le insegnanti, la maggior parte del corpo docente. Come si può farle lavorare in classe nel pomeriggio inoltrato? Hanno figli, hanno una vita. La politica si accontenta dell’effetto annuncio, annunci che non hanno però basi solide, né calcoli consolidati. Da marzo ad oggi che è stato fatto sui trasporti pubblici? La metropolitana di Roma, ricordo alla ministra, spesso si ferma. No, l’ipotesi dello scaglionamento radicale non sta in piedi. A questo punto meglio la didattica digitale. La scuola resta l’agnello sacrificale di politiche o dissennate o superficiali”.

Antonello Giannelli, che dell’Anp è presidente nazionale, chiude: “E’ impossibile immaginare di fare turnazioni in queste condizioni, è inutile parlarne. Mancano docenti e cattedre, come si fa ad allungare l’orario?”. Sui trasporti, “ci sono grosse differenze tra le scuole di un paesino e quelle di una grande metropoli dove il traffico è congestionato”.


La Uil: “Piuttosto allungare il calendario scolastico fino a luglio”

Il sindacato è contrario. Pino Turi, segretario della Uil scuola, dice: “Siamo nella temporaneità degli annunci, invece bisognerebbe trovare una soluzione organica. Io ho chiesto una modifica del calendario scolastco, un allungamento dell’anno verso giugno, le prime settimane di luglio. Serve recuperare il tempo perduto. Non avrei problemi a impegnare la domenica, ma non c’è il personale per farlo. Ogni ministro di questo governo difende il suo fortino quando, invece, serve un progetto vero. La prima cosa da fare è un provvedimento, immediato, sul reclutamento”.

Francesco Sinopoli, segretario Flc Cgil: “Perché non c’è un punto di coordinamento nel governo? Perché la ministra dei Trasporti ci deve spiegare come funzionerà la scuola? Nessuno ci ha illustrato perché le scuole sono state chiuse e adesso non ci dicono perché vogliono riaprirle. Dobbiamo partire da qui, capire perché? I contagi sono calati? I contagi nelle scuole non erano un problema? Ci devono essere i tamponi, altrimenti come riapriamo gli istituti scolastici li richiudiamo. Non serve dilatare i tempi della scuola, ci vorrebbe l’esclusività del trasporto scolastico. I soldi adesso ci sono, ma bisogna mettere mano alle questioni di fondo”.

L’Emilia-Romagna: “Riapriamo a dicembre”

Fuori dalla scuola, la reazione alla proposta “anche sabato e domemica” è diversa. Lettori di Repubblica scrivono: “Se siamo in emergenza occorrono scelte da emergenza. La scuola deve smettere di non assumersi responsabilità”. Interpreta questo blocco sociale il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, conterraneo e pari partito (Pd) della ministra De Micheli. A “Omnibus”, su La7, Bonaccini ha detto: “La capienza dei mezzi è scesa al 50 per cento e le direzioni scolastiche devono organizzarsi per avere turni pomeridiani. Capisco il sacrificio per le famiglie, ma piuttosto che fare lezioni in Dad credo sia meglio qualche sacrificio. Noi abbiamo aumentato il parco di 400 mezzi. Sono favorevole a ripartire con le scuole a dicembre”.

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