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In Calabria disavanzo ed emergenza Covid schiacciano la sanità

Apr 21, 2021

AGI –  La protesta di sindaci, associazioni, comitati e cittadini, scesi in piazza per sollecitare l’intervento urgente del governo attraverso la fine del commissariamento e lo sblocco delle assunzioni, gli ospedali sotto pressione per l’emergenza Covid, le vaccinazioni a rilento e il conseguente appello dei parlamentari della maggioranza al ministro Roberto Speranza a scendere quanto prima in Calabria. È sempre più drammatica la situazione della sanità calabrese, commissariata da anni per il pesante deficit. Da decenni nel caos gestionale e organizzativo, con sacche di illegalità che hanno anche favorito le infiltrazioni della ‘ndrangheta, da 11 anni in piano di rientro, da dieci commissariato, il settore è alle prese con un’emergenza gravissima, caratterizzata da problematiche endemiche alle quali ora si sono aggiunte quelle scatenate dal Covid 19, che ha ancora di più messo a nudo pesanti criticità a livello di organizzazione e di qualità delle prestazioni e dell’assistenza. 

Tavolo ministeriale impietoso     

 L’ultimo tavolo Adduce, il tavolo di verifica interministeriale dell’attuazione del piano di rientro, ha messo in fila tutte le falle della sanità in Calabria: un disavanzo stimato in circa 100 milioni con il conseguente rischio dell’ulteriore inasprimento della tassazione, il «rilevante peggioramento» dei Lea nel 2019, scesi a 119 (la soglia è 160), e poi ritardi nell’attuazione dei decreti legge Covid, e persino l’incongruenza di essere, si legge nel verbale del tavolo,«una delle poche regioni ove si registra un decremento di spesa per il personale» nonostante i tanti finanziamenti ricevuti per l’emergenza pandemica. A tutto questo poi si legano un debito commerciale quantificato sui 2 miliardi, le carenze strutturali dei presidi ospedalieri e la carenza di personale sanitario e parasanitario.

Un quadro complessivo quindi estremamente complicato, sul quale adesso si stanno scaricando anche le conseguenze negative sprigionate dal Covid 19: nei mesi scorsi la Calabria ha, tutto sommato, retto l’urto, ma nelle ultime settimane si stanno registrando indicatori che inducono a una forte preoccupazione, come i ritardi nella campagna vaccinale (la Calabria è costantemente in coda alla classifica nazionale nel rapporto tra dosi consegnate e somministrate), e la pressione sugli ospedali, con la saturazione dei posti letto nei reparti sia nelle terapie intensive sia in area medica.

Gestione commissariale sotto accusa

Sono questi i fattori che nei giorni scorsi hanno spinto sindaci, amministratori, cittadini a scendere in piazza a Cosenza per chiedere l’intervento urgente del governo nazionale, che hanno portato alcune associazioni a occupare le sedi dell’Asp e dell’azienda ospedaliera bruzia, che hanno ispirato l’accorato appello dei parlamentari della maggioranza del governo Draghi al ministro Speranza: sotto accusa è l’istituto del commissariamento, che – è il coro unanime delle forze politiche e sociali della Calabria – non solo in questi ultimi 10 anni non ha migliorato la situazione ma l’ha addirittura peggiorata.

 Una realtà da quasi 5 mesi nell’occhio del ciclone, dopo le polemiche che hanno costellato l’addio del penultimo commissario, il generale dei carabinieri Saverio Cotticelli, e il “valzer” di successori dimissionari o rinunciatari fino a quando il governo non ha chiuso il cerchio con l’indicazione del prefetto Longo. Ora la struttura commissariale è al completo, dopo la recente designazione dei sub commissari Angelo Pellicanò e Michele Ametta al fianco del commissario Guido Longo. Ora la governance della sanità calabrese sembra  definita, completata anche con la designazione del dg reggente del Dipartimento regionale Giacomino Brancati in luogo del dimissionario Francesco Bevere, inoltre a differenza del passato i rapporti tra la struttura commissariale, il presidente facente funzioni della Regione, Nino Spirlì, e la Giunta regionale sono improntati alla sintonia e alla sinergia.

Ma la situazione, nella regione, resta sempre allarmante: le sfide da affrontare prioritariamente sono l’accelerazione della campagna vaccinale, la riorganizzazione complessiva del settore anche e soprattutto in chiave anti Covid 19, una riorganizzazione che passa in primo luogo dallo sblocco delle assunzioni ma anche dall’azzeramento del debito, richiesto ufficialmente dalla Regione al governo nazionale. Ma sono sfide impegnative, quasi proibitive, per una sanità quale quella calabrese che sconta decenni di disorganizzazione e di caos gestionale. 

“Milioni a palate alle Asp”

La Regione Calabria ha dato palate di milioni per fare le assunzioni, le Asp e le aziende ospedaliere non stanno assumendo” dice intanto il presidente facente funzioni della Regione Calabria, Nino Spirlì. “I soldi –  sottolinea  – ci sono, ci sono milioni nelle casse delle Asp e delle aziende ospedaliere. Devono dirci perché non stanno assumendo medici, infermieri, Oss, tecnici, voglio sapere perché, perché i soldi li hanno avuti. Quindi, tutto quello che bisognava fare è stato fatto. Carte alla mano. Adesso voglio sapere perché. Per quanto mi riguarda – ha concluso il presidente ff della Giunta – siamo arrivati al punto di saturazione, voglio sapere cosa sta accadendo visto che ci sono i soldi e ci sono le strutture”.  
 

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