Tutto è nato da un’immagine digitale di una mano che circolava su WhatsApp: era quella di uno spacciatore che offriva la propria merce. La polizia di Bridgend nel Galles, Regno Unito, ha analizzato l’immagine con avanzate tecniche di scansione digitale ed è riuscita a estrapolare alcune porzioni di impronte digitali, parziali ma sufficienti a identificare uno dei colpevoli e a sgominare l’intera organizzazione criminale, composta da 11 persone.
In realtà dall’immagine si è potuto estrapolare soltanto l’impronta digitale del tratto medio e inferiore del dito, insufficiente dunque per effettuare il match nei classici database. Grazie però alla collaborazione con l’unità di supporto scientifico di Gwent, attraverso l’analisi delle impronte disponibili è stato possibile ricostruire quelle del polpastrello, individuando così il responsabile. Una tecnica rivoluzionaria che d’ora in poi spingerà le forze di Polizia a controllare sempre le foto presenti sugli smartphone sequestrati, in cerca di psosibili indizi prima non rilevabili.
“Si tratta di una tecnica antica, le impronte digitali, declinata però con tecniche nuove come la scansione fotografica e i social media”, hanno spiegato alcuni ufficiali di Polizia alla BBC. “Gli spacciatori stanno usando la tecnologia per non farsi prendere e abbiamo bisogno di stare al passo con i progressi tecnologici”. Insomma, il crimine si evolve per sfruttare le nuove tecnologie a proprio vantaggio e ovviamente la giustizia deve fare altrettanto per continuare con successo la propria lotta, come in questo caso.
Fino a ieri poteva sembrare una situazione fantascientifica, vista solo nelle puntate di CSI o nella sequenza di Blade Runner in cui Rick Deckard identifica uno dei replicanti attraverso l’analisi di una foto, scoprendo così dettagli minuscoli e invisibili a occhio nudo, ma comunque presenti nell’immagine.
Nel 1966, in un mondo ancora analogico, Michelangelo Antonioni in Blow-Up parlava dell’impossibilità di penetrare il reale con lo sguardo cinematografico, un’impossibilità data dall’informazione infinita contenuta nel reale e impossibile da oggettivare tramite lo strumento della cinepresa. Ora, nel 2018, in piena era digitale, non solo è possibile estrarre l’informazione “nascosta” nelle infinite pieghe del reale, ma è anche possibile manipolare il reale stesso, eliminarne pezzi, aggiungerne altri, riscriverlo. Una prospettiva che dà le vertigini e di cui la notizia di oggi rappresenta solo l’aspetto positivo.
“Sebbene la qualità della fotografia si sia rivelata una vera sfida, le piccole parti sono state sufficienti a dimostrare chi era lo spacciatore”, ha affermato un ufficiale della polizia gallese. “Questi sono tutti progressi nel mondo digitale – forniscono molte domande a cui dovremo fornire delle risposte”. Ecco, tutto dipenderà dalle risposte che riusciremo a fornire in futuro alle domande che il digitale ci pone.
La fotografia ai tempi del digitale? L’occhio del fotografo è un buon libro per iniziare.