MILANO – La crescita della conta delle vittime per il virus polmonare cinese e la certificazione di un contagio che ha ormai raggiunto anche Europa e Stati Uniti – seppur in casi limitati e circoscritti – rischia di provocare un contraccolpo sui mercati finanziari che neanche i missili americani sull’Iran o il rallentamento della crescita globale hanno generato.
La schermata Bloomberg mostra che bisogna risalire ad agosto per trovare una peggior performance settimanale dello S&P500
I mercati “non possono fare a meno di esser snervati dai costanti titoli di nuovi casi” di infezione, ha spiegato Alec Young, a capo della ricerca globale a FTSE Russell, a Bloomberg. Se vogliamo, un elemento di preoccupazione ulteriore è che i nuovi aggiornamenti sul virus arriveranno durante il fine settimana, con i mercati chiusi: probabile che alla riapertura degli scambi – qualora emergesse in queste ore una propagazione del contagio – i mercati ne prendano atto pesantemente.
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Dopo mesi durante i quali l’azione incessante delle Banche centrali ha sedato la volatilità sugli indici, nonostante le innumerevoli tensioni geopolitiche che si sono susseguite (Brexit, Hong Kong, Usa-Cina, Iran solo per citare alcuni casi) e una crescita che ha dato molti segnali di scricchiolii, anche l’indice che misura la “paura” sui mercati è tornato a salire: quattro rialzi consecutivi per arrivare ai massimi dallo scorso 30 dicembre.
Rep

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Certo, è presto fasciarsi la testa e aprire i paracadute. Se si guarda al solo S&P500, l’indice americano resta il 14% sopra i livelli di ottobre, quando si era vista l’ultima correzione di queste proporzioni. Ma il calo di venerdì, dovuto alle rinnovate preoccupazioni legate al virus polmonare, si inserisce in una più ampia riflessione sulle valutazioni alle quali sono arrivati i listini azionari. Questi siedono infatti sui massimi di molti anni e la stagione delle trimestrali americane è nel suo vivo non senza qualche timore di vedere consegnati risultati inferiori alle aspettative.
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Chris Zaccarelli, a capo degli investimenti di Independent Advisor Alliance, ha comunque minimizzato i timori spiegando all’agenzia Usa che – con lo S&P500 reduce da 13 settimane di guadagni nelle ultime 16 – è normale vedere gli investitori pronti a prendersi la loro quota di profitti. Soprattutto per evitare di inciampare in un contraccolpo nei prossimi tempi: “Se dovessimo vedere l’esplosione di un contagio pandemico nei prossimi sei mesi – ed è decisamente prematuro pensare che sarà così – allora potremmo anche registrare un danno sullo S&P500 nell’ordine del 10-15%, ma non credo che arriveremo a tanto”, ha detto ricordando che nel precedente che tutti ricordano in questi giorni – quello della Sars – il recupero dell’azionario fu rapido.