C’era una volta il vino. Quello con il suo carattere robusto, il bouquet complesso e una tradizione apparentemente intoccabile. Oggi, un capitolo inaspettato potrebbe cambiarne per sempre la storia: il vino dealcolato. In un Paese dove la parola “vino” evoca immagini di colline dorate e filari infiniti, l’idea di togliere l’alcol suona quasi come un’eresia. Eppure, con l’approvazione della bozza del decreto da parte della Conferenza Stato-Regioni, l’Italia si avvia verso una svolta, pronta a rispondere alle esigenze di una società in rapida evoluzione.
Non solo per il mercato
Non è solo una questione di mercato. A spingere verso la rivoluzione è anche la riforma del Codice della Strada, che ha imposto un severo giro di vite sul consumo di alcolici prima di mettersi al volante. Controlli inaspriti e sanzioni pesanti stanno trasformando le abitudini dei conducenti, a favore di un approccio più responsabile e attento. Per molti, una serata al ristorante o una degustazione hanno smesso di significare libertà di abbandonarsi al piacere di più calici.
In questo nuovo scenario, soluzioni come la wine bag hanno iniziato a guadagnare terreno. La pratica, infatti, consente ai clienti di portare a casa la bottiglia non finita. Così vengono evitati gli sprechi e, al tempo stesso, si promuove un consumo consapevole. Allo stesso modo, il vino dealcolato rappresenta una risposta moderna a un’esigenza crescente: poter apprezzare i profumi, i sapori e la ritualità di un buon bicchiere, senza temere i limiti imposti dal legislatore. A vantaggio di chi deve mettersi al volante o di chi desidera un approccio libero al bere, la nuova categoria permette di mantenere vivo il legame con la tradizione enologica, in base ai ritmi e alle necessità della vita contemporanea.
Uiv soddisfatta
“Apprendiamo con soddisfazione dell’approvazione odierna da parte della Conferenza Stato-Regioni della bozza del decreto che disciplina le disposizioni nazionali sulla produzione dei vini dealcolati e parzialmente dealcolati. Attendiamo ora la firma del ministro Lollobrigida, che ringraziamo per aver mantenuto l’impegno di chiudere il decreto entro la fine dell’anno per consentire alle nostre imprese di accedere finalmente a un mercato in crescita e sempre più vivace, che solo in Italia conta il 36% di consumatori maggiorenni sober curious”, ha dichiarato Paolo Castelletti, segretario generale di Unione Italiana Vini (Uiv).
Il decreto diventa altresì una risposta pragmatica per ristoratori e produttori che, come evidenziato dal noto chef Giorgione, vedono ridursi il consumo tradizionale. Grazie alle nuove disposizioni, le cantine italiane potranno finalmente produrre vini dealcolati in autonomia, sfruttando un segmento di mercato in forte espansione sia in Italia che all’estero.
“Uiv rileva inoltre i miglioramenti apportati al testo – ha proseguito Castelletti – già richiesti dall’organizzazione: la possibilità di effettuare le operazioni di dealcolizzazione in ambienti separati ma all’interno dello stesso stabilimento dove avvengono le operazioni di vinificazione e imbottigliamento, e la possibilità di destinare il sottoprodotto ottenuto con tecnica a membrana a strade alternative al bioetanolo”. Inoltre, la qualità del prodotto non sarà inficiata dal provvedimento: vietata l’aggiunta di zuccheri o aromi esogeni, al contrario di quelli endogeni, attraverso un processo controllato e chiuso.
Come sottolinea Castelletti, però, la vera sfida sarà nella fase attuativa: “Adesso dobbiamo concentrarci sulla fase attuativa. Nelle prossime settimane sarà importante monitorare l’attuazione del decreto da parte degli operatori: chiediamo la massima collaborazione degli organi di controllo per accompagnare e supportare le imprese negli adempimenti previsti dal provvedimento”. Mentre le cantine si preparano alla svolta, brindiamo al futuro: questa volta, senza rischi e con un gusto tutto nuovo.