AGI – Da una perquisizione per truffe informatiche al ritrovamento di antichi e importanti reperti archeologici di epoca etrusca e romana. Protagonisti della scoperta – avvenuta in una villa di Nepi, comune del Viterbese a poca di distanza da Roma – sono stati i carabinieri guidati dal luogotenente Felice Pasquali. Esposti sopra alcune credenze dell’abitazione che stavano perquisendo, i militari dell’Arma hanno trovato reperti archeologici che si sospetta essere di provenienza illecita. La proprietaria della casa, una donna romana di cinquant’anni, non ha saputo fornire alcuna spiegazione al riguardo. E i carabinieri hanno fatto scattare il sequestro e la denuncia per violazione del codice dei beni culturali.
La Soprintendenza per la provincia di Viterbo e per l’Etruria Meridionale ha poi confermato come i beni ritrovati siano effettivamente di interesse archeologico. Sul fatto indaga la procura di Viterbo diretta da Paolo Auriemma. L’ipotesi più probabile, secondo gli investigatori, è che i beni provengano da qualche scavo clandestino nei dintorni. Tra i pezzi recuperati c’è anche un’anfora databile al quinto secolo a.C., ritenuta importante dagli esperti per la rarità della classe di materiali a cui appartiene (molto richiesto nel mercato illegale dei beni archeologici trafugati). I beni sequestrati dai carabinieri sono: un busto e una testa in marmo non pertinente (busto datazione III-IV sec. d.C., la testa di età giulio-Claudia); una coppa etrusco-corinzia con decorazione figurata (datazione metà VI sec. a.C); una brocchetta dorata a fasce di probabile provenienza vulcente (datazione V-IV sec. a.C); oinochoe a becco acroma, (datazione V-III sec. a.C); 12 frammenti di pithos di impasto rosso ceretano, datazione prima metà VI sec. a.C; 5 frammenti ceramici di difficile attribuzione; un frammento di ceramica etrusco corinzia datazione VI sec. a.C.