Il tempo perso a viaggiare nel tempo
Nota del curatore: Se dici Fantascienza dici un gran bel mucchio di cose, ma non cadrò nel solito tranello e non cercherò di definire il termine – ho visto già abbastanza sangue scorrere senza che si arrivasse a trovare una risposta che facesse tutti contenti.
Siamo tutti d’accordo però sul fatto che il Viaggio nel Tempo è un tema fantascientifico a pieno diritto, pur non essendo esclusivo. L’Archivista nelle prossime righe cita giustamente Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban, opera in cui il tema è trattato in modo magistrale ma che di certo non si può includere nella fantascienza.
Fantascienza o no, guardare e leggere queste (e altre) opere fa bene alla mente e allo spirito. Vi invito calorosamente a perdere tempo leggendo questo articolo, e poi a perderne altro davanti alla TV o con un libro tra le mani. Perdiamolo, questo tempo, perché quello che ci rimarrà dopo sarà tempo speso meglio.
Valerio Porcu
Se – prima di salutarlo definitivamente – sfogliamo ancora per uno poco le pagine de La caduta di Cronopolis (il romanzo di cui abbiamo parlato la volta scorsa), potremmo fare conoscenza con il principe Narcis, un simpatico, e alquanto scapestrato, membro della famiglia imperiale che si è spinto avanti di qualche anno soltanto per poter incontrare il proprio io futuro e, letteralmente, fare l’amore con sé stesso. Una trovata immaginosa che rende conto di come il Tempo sia, per gli affabulatori della Science Fiction, uno dei più spassosi giocattoli a molla in cui ci si possa imbattere.
Per fare un esempio: non è del tutto chiaro se il cosiddetto principio di causa-effetto sia realmente indispensabile per una comprensione scientifica del mondo, ma pare proprio che il senso comune sia incapace di farne a meno. Pensate che soddisfazione, dunque, poter mettere il carro davanti ai buoi – l’effetto davanti alla causa – e stare a vedere cosa succede.
L’esempio più noto di questo schema paradossale è probabilmente il racconto By His Bootstraps, di Robert A. Heinlein (1941), dove un uomo coinvolge involontariamente il se stesso del passato in un loop temporale che, dopo vari cicli ripetitivi, lo porterà ad essere dittatore del mondo in un futuro remoto. Il meccanismo è quello della macchina del moto perpetuo, ovvero quello, strettamente psicologico, della profezia che si auto-avvera.
Un nastro di Moebius che si chiude senza suture rendendo impossibile definire l’inizio della catena causale. Pensate a una piccola variazione sul tema di Terminator (James Cameron, 1984): se il comandante della Resistenza, John Connor, anziché mandare indietro nei decenni l’amico Kyle Reese, avesse provveduto di persona? Con il giusto incastro di coincidenze ed equivoci, avremmo potuto assistere a uno scabroso caso di incesto trans-temporale-ciclico-eterno!
Insomma, il Macbeth shakespeariano avrebbe mai assassinato re Duncan se le tre streghe non gli avessero predetto che era destinato al trono di Scozia? Chi potrà mai saperlo?
Giochetti di questo tipo, in un ampio spettro di sfumature, abbondano nella produzione fantastica del Ventesimo secolo e, curioso dettaglio, specialmente in quella degli ultimi due decenni. Da La Jetée di Chris Marker (1962) – ispiratore de L’esercito delle 12 scimmie di Gilliam (1995) – passando per una lunga, lunghissima lista che comprende almeno The Butterfly Effect (E. Bress e J. M. Gruber, 2004), Déjà vu (Tony Scott, 2006), Source Code (Duncan Jones, 2011), Looper (Rian Johnson, 2012), Predestination (The Spierig Brothers, 2014, Edge of Tomorrow (Doug Liman, 2014), Primer (Shane Carruth, 2004), Men in Black 3 (Barry Sonnenfeld, 2012) e persino Harry Potter e il prigioniero di Azkaban (Alfonso Cuaròn, 2004), si giunge fino al recentissimo film tv 11.22.63 (Bridget Carpenter, 2016), dove al povero Jake Epping – in una di quelle contorte trame che Stephen King adora – toccherà cercare di sventare l’omicido Kennedy.
Quante ne abbiamo viste e quante ne vedremo di queste girandole cronotopiche nel nostro personale loop esistenziale! Forse, però, quella che più ci è rimasta nel cuore è contenuta nell’episodio di Star TrekUccidere per amore (1967), dove l’immarcescibile comandante Kirk lascia morire l’amata Edith Keeler sotto le ruote di un’automobile per impedirle di mutare (catastroficamente) il futuro dell’umanità. Che ci volete fare, l’Archivista è un vecchio romantico.