AGI – Slovenia in festa per la storica qualificazione agli ottavi degli Europei. Un Paese di poco più di due milioni di abitanti ma capace di sfornare campioni come Tadej Pogacar o Primoz Roglic nel ciclismo o Luka Doncic nel basket, ora entra nella mappa del calcio che conta. Il terzo posto nel gruppo C (di fatto era un secondo ‘ex aequo’ ma la Danimarca aveva fatto meglio nelle qualificazioni) è arrivato senza vittorie della squadra guidata dal ct Matjaz Kek (tre pareggi in altrettante gare), e anche nell’unica precedente partecipazione del 2000 erano arrivati solo due pareggi e una sconfitta.
Celebrazione doppia per i 12mila tifosi sugli spalti a Colonia e per le centinaia di migliaia che in patria hanno assistito al pareggio con l’Inghilterra in tv o sui maxi-schermi: la qualificazione è infatti coincisa con la festa nazionale per il 33mo anniversario dall’indipendenza dopo la dissoluzione dell’ex Jugoslavia. Tra l’altro c’è anche la soddisfazione inconfessata di aver mandato a casa la Serbia, due mesi dopo una mini-crisi diplomatica tra i due Paesi ex jugoslavi.
Ad aprile Lubiana aveva convocato l’ambasciatore serbo dopo che il ministro degli Esteri, Aleksandar Vucic, aveva affermato per uno scontro all’Onu sul Kosovo: “Non si sa chi sia più disgustoso, se gli sloveni o qualcun altro”. Tra i primi a congratularsi con i ‘bianchi’ (che con gli inglesi hanno giocato in blu) è stato uno sloveno illustre, il presidente dell’Uefa, Aleksander Ceferin. La squadra si è sempre dimostrata solida, con gli ottimi Drkusic e Bijol in difesa e il promettente bomber 21enne del Lipsia, Benjamin Sesko, in avanti.
A 36 anni ha debuttato nella fase finale di un torneo anche una vecchia conoscenza del calcio italiano: l’ex atalantino Josip Ilicic, nato a Prjedor in Bosnia ma cresciuto orfano in Slovenia, è entrato in campo al 31mo della ripresa. Ora il sogno continua con la speranza di infilare la prima storica vittoria proprio negli ottavi di finale.
AGI – Slovenia in festa per la storica qualificazione agli ottavi degli Europei. Un Paese di poco più di due milioni di abitanti ma capace di sfornare campioni come Tadej Pogacar o Primoz Roglic nel ciclismo o Luka Doncic nel basket, ora entra nella mappa del calcio che conta. Il terzo posto nel gruppo C (di fatto era un secondo ‘ex aequo’ ma la Danimarca aveva fatto meglio nelle qualificazioni) è arrivato senza vittorie della squadra guidata dal ct Matjaz Kek (tre pareggi in altrettante gare), e anche nell’unica precedente partecipazione del 2000 erano arrivati solo due pareggi e una sconfitta.
Celebrazione doppia per i 12mila tifosi sugli spalti a Colonia e per le centinaia di migliaia che in patria hanno assistito al pareggio con l’Inghilterra in tv o sui maxi-schermi: la qualificazione è infatti coincisa con la festa nazionale per il 33mo anniversario dall’indipendenza dopo la dissoluzione dell’ex Jugoslavia. Tra l’altro c’è anche la soddisfazione inconfessata di aver mandato a casa la Serbia, due mesi dopo una mini-crisi diplomatica tra i due Paesi ex jugoslavi.
Ad aprile Lubiana aveva convocato l’ambasciatore serbo dopo che il ministro degli Esteri, Aleksandar Vucic, aveva affermato per uno scontro all’Onu sul Kosovo: “Non si sa chi sia più disgustoso, se gli sloveni o qualcun altro”. Tra i primi a congratularsi con i ‘bianchi’ (che con gli inglesi hanno giocato in blu) è stato uno sloveno illustre, il presidente dell’Uefa, Aleksander Ceferin. La squadra si è sempre dimostrata solida, con gli ottimi Drkusic e Bijol in difesa e il promettente bomber 21enne del Lipsia, Benjamin Sesko, in avanti.
A 36 anni ha debuttato nella fase finale di un torneo anche una vecchia conoscenza del calcio italiano: l’ex atalantino Josip Ilicic, nato a Prjedor in Bosnia ma cresciuto orfano in Slovenia, è entrato in campo al 31mo della ripresa. Ora il sogno continua con la speranza di infilare la prima storica vittoria proprio negli ottavi di finale.