AGI – Il Comitato Olimpico Internazionale si trova difronte a una delle più importanti ma soprattutto delicate, in termini di ripercussioni, decisioni in quasi 129 anni di storia. Da quel 23 giugno del 1894 quando venne fondato a Parigi, la città delle Olimpiadi estive del prossimo anno, il Cio ha superato due guerre mondiali che hanno inevitabilmente sospeso l’attività, fatto fronte a diversi boicottaggi (non solo Mosca ’80 e Los Angeles ’84), diversi scandali legati a vicende nelle vari discipline olimpiche, e posticipato di un anno un’Olimpiade (quella di Tokyo 2020 al 2021) causa la pandemia di coronavirus.
La prossima sfida per lo sport mondiale sarà diversa: decidere se ammettere atleti, seppur in forma neutrale, di due Nazioni che hanno innescato una guerra durante la tregua olimpica. Più che una decisione, più o meno difficile, si tratta di un vero e proprio rebus. Non dovrà essere disattesa la Carta Olimpica che si rifà alla pace, all’unione e rispetto tra i popoli della terra. Non dovrà essere dimenticata la risoluzione delle Nazioni Unite sottoscritta anche dai Paesi direttamente attivi nel conflitto (“i grandi eventi sportivi internazionali dovrebbero essere organizzati in uno spirito di pace e che la natura unificante e conciliante”).
Dovrà essere tenuto conto il credo di tutti i membri del Cio dislocati nei cinque continenti, delle associazioni olimpiche continentali e delle Federazioni internazionali. In tutto ciò deve essere presa in considerazione la possibilità di boicottaggio minacciata da alcune Nazioni europee e il possibile allontanamento di sponsor del movimento olimpico. La scottante questione è legata alla riammissione alle competizioni internazionali gli atleti della Federazione russa e Repubblica di Bielorussia, le due Nazioni che hanno invaso militarmente l’Ucraina.
Dal 28 febbraio del 2022, su ‘raccomandazione’ del Cio, in quasi tutti gli sport olimpici, estivi e invernali, gli atleti russi e bielorussi non possono partecipare (sono esclusi, tennis, pugilato e manifestazioni che si svolgono in Asia e Sud America) a seguito di motivi bellici ma ora il mondo dello sport mondiale vuole aprire alla pace riammettendo gli atleti delle due Nazioni.
La Russia sta partecipando ai Mondiali di pugilato femminili in India, sta giocando partite amichevoli contro Nazioni asiatiche, e a fine aprile sarà presente ai Giochi dell’Alleanza Bolivariana per le Americhe in Venezuela dove ci saranno atleti provenienti da Cuba, Bolivia, Nicaragua, Antigua e Barbuda, Dominica, Grenada, Saint Kitts&Nevis, Sain Vincent e Grenadine e Santa Lucia.
Va ricordato che dal 17 dicembre scorso la Russia intesa come Nazione non è più squalificata per motivi legati al doping di Stato. I vertici dello sport mondiale tra pochi giorni – martedì 28 marzo si aprirà un infuocato Esecutivo del Cio – dovranno sciogliere le riserve anche se il dado sembra essere tratto: “alle Olimpiadi di Parigi 2024, si’ gli atleti russi e bielorussi, no Russia e Bielorussia”.
Il presidente del Comitato Olimpico Internazionale, il tedesco Thomas Bach due mesi fa aveva annunciato che la sua organizzazione stava iniziando a intraprendere un ‘percorso esplorativo’ a livello mondiale per individuare la modalità di riammissione nelle manifestazioni internazionali degli atleti con passaporto russo e bielorusso in forma neutrale, ovvero senza bandiera, senza inno, senza colori nazionali e rispettando diversi criteri. Il motivo del ritorno degli atleti russi e bielorussi è quello di consentire loro la partecipazione alle Olimpiadi di Parigi 2024 (26 luglio-11 agosto) attraverso le qualificazioni che in alcuni sport sono già iniziate.
In un batter d’occhio l’annuncio fatto da Losanna in una Svizzera dichiaratasi non neutrale difronte alla guerra in Ucraina, ha raggiunto ogni angolo del pianeta terra. Ci sono stati tanti commenti positivi ma anche diversi negativi. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva pesantemente attaccato il Cio. Affermazioni che hanno, pero’, scatenato l’ira di Bach che nel richiamare ai principi olimpici, ha rifiutato l’invito del leader di Kiev di andare visitare Bakhmut.
Bach negli ultimi mesi ha espresso solidarietà nei confronti dell’Ucraina e confermato le sanzioni di Russia e Bielorussia ma ha parlato a favore di una riammissione di atleti russi e bielorussi. Il presidente del Cio ha ribadito che sarebbe discriminatorio escludere atleti sulla base della sola cittadinanza ed ha sostenuto che le Olimpiadi possono aiutare a promuovere il dialogo in un momento di tensione.
Bach ha affermato “se la politica decide chi può prendere parte a una competizione, allora lo sport e gli atleti diventano strumenti della politica” aggiungendo “le Olimpiadi devono rimanere neutrali per essere una forza unificante”. Rifacendosi al fatto che l’Ucraina vuole il totale isolamento dei russi, concetto contrario alla Carta Olimpica, Bach ha detto, “è un dilemma, è una situazione completamente nuova, se escludiamo gli atleti per motivi politici, affrontiamo il declino del sistema sportivo internazionale”. Nelle ultime settimane alcune federazioni internazionali si sono riunite in Congresso dove il ritorno degli atleti di Mosca e Minsk è andato ai voti.
La Federazione mondiale della scherma ha deciso per la riammissione, quella di atletica leggera, presieduta dall’inglese Sebastian Coe (possibile successore di Bach al Cio), ha annunciato che russi e bielorussi resteranno esclusi “per il prossimo futuro”. Quale sarà la decisione, Thomas Bach sarà un presidente del Cio che passerà alla storia come, per aspetti diversi, lo furono il francese Pierre de Coubertin un secolo fa, l’irlandese Michael Killanin che prese la decisione di fa continuare le Olimpiadi di Monaco di Baviera ’72 dopo l’attentato alla delegazione di Israele e non evitò il boicottaggio del blocco Occidentale dai Giochi di Mosca ’80 dopo l’invasione sovietica in Afghanistan voluta dal leader Leonid Brezhnev, e per longevità lo spagnolo Juan Antonio Samaranch eletto alla vigilia delle Olimpiadi nella capitale dell’Urss.
AGI – Il Comitato Olimpico Internazionale si trova difronte a una delle più importanti ma soprattutto delicate, in termini di ripercussioni, decisioni in quasi 129 anni di storia. Da quel 23 giugno del 1894 quando venne fondato a Parigi, la città delle Olimpiadi estive del prossimo anno, il Cio ha superato due guerre mondiali che hanno inevitabilmente sospeso l’attività, fatto fronte a diversi boicottaggi (non solo Mosca ’80 e Los Angeles ’84), diversi scandali legati a vicende nelle vari discipline olimpiche, e posticipato di un anno un’Olimpiade (quella di Tokyo 2020 al 2021) causa la pandemia di coronavirus.
La prossima sfida per lo sport mondiale sarà diversa: decidere se ammettere atleti, seppur in forma neutrale, di due Nazioni che hanno innescato una guerra durante la tregua olimpica. Più che una decisione, più o meno difficile, si tratta di un vero e proprio rebus. Non dovrà essere disattesa la Carta Olimpica che si rifà alla pace, all’unione e rispetto tra i popoli della terra. Non dovrà essere dimenticata la risoluzione delle Nazioni Unite sottoscritta anche dai Paesi direttamente attivi nel conflitto (“i grandi eventi sportivi internazionali dovrebbero essere organizzati in uno spirito di pace e che la natura unificante e conciliante”).
Dovrà essere tenuto conto il credo di tutti i membri del Cio dislocati nei cinque continenti, delle associazioni olimpiche continentali e delle Federazioni internazionali. In tutto ciò deve essere presa in considerazione la possibilità di boicottaggio minacciata da alcune Nazioni europee e il possibile allontanamento di sponsor del movimento olimpico. La scottante questione è legata alla riammissione alle competizioni internazionali gli atleti della Federazione russa e Repubblica di Bielorussia, le due Nazioni che hanno invaso militarmente l’Ucraina.
Dal 28 febbraio del 2022, su ‘raccomandazione’ del Cio, in quasi tutti gli sport olimpici, estivi e invernali, gli atleti russi e bielorussi non possono partecipare (sono esclusi, tennis, pugilato e manifestazioni che si svolgono in Asia e Sud America) a seguito di motivi bellici ma ora il mondo dello sport mondiale vuole aprire alla pace riammettendo gli atleti delle due Nazioni.
La Russia sta partecipando ai Mondiali di pugilato femminili in India, sta giocando partite amichevoli contro Nazioni asiatiche, e a fine aprile sarà presente ai Giochi dell’Alleanza Bolivariana per le Americhe in Venezuela dove ci saranno atleti provenienti da Cuba, Bolivia, Nicaragua, Antigua e Barbuda, Dominica, Grenada, Saint Kitts&Nevis, Sain Vincent e Grenadine e Santa Lucia.
Va ricordato che dal 17 dicembre scorso la Russia intesa come Nazione non è più squalificata per motivi legati al doping di Stato. I vertici dello sport mondiale tra pochi giorni – martedì 28 marzo si aprirà un infuocato Esecutivo del Cio – dovranno sciogliere le riserve anche se il dado sembra essere tratto: “alle Olimpiadi di Parigi 2024, si’ gli atleti russi e bielorussi, no Russia e Bielorussia”.
Il presidente del Comitato Olimpico Internazionale, il tedesco Thomas Bach due mesi fa aveva annunciato che la sua organizzazione stava iniziando a intraprendere un ‘percorso esplorativo’ a livello mondiale per individuare la modalità di riammissione nelle manifestazioni internazionali degli atleti con passaporto russo e bielorusso in forma neutrale, ovvero senza bandiera, senza inno, senza colori nazionali e rispettando diversi criteri. Il motivo del ritorno degli atleti russi e bielorussi è quello di consentire loro la partecipazione alle Olimpiadi di Parigi 2024 (26 luglio-11 agosto) attraverso le qualificazioni che in alcuni sport sono già iniziate.
In un batter d’occhio l’annuncio fatto da Losanna in una Svizzera dichiaratasi non neutrale difronte alla guerra in Ucraina, ha raggiunto ogni angolo del pianeta terra. Ci sono stati tanti commenti positivi ma anche diversi negativi. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva pesantemente attaccato il Cio. Affermazioni che hanno, pero’, scatenato l’ira di Bach che nel richiamare ai principi olimpici, ha rifiutato l’invito del leader di Kiev di andare visitare Bakhmut.
Bach negli ultimi mesi ha espresso solidarietà nei confronti dell’Ucraina e confermato le sanzioni di Russia e Bielorussia ma ha parlato a favore di una riammissione di atleti russi e bielorussi. Il presidente del Cio ha ribadito che sarebbe discriminatorio escludere atleti sulla base della sola cittadinanza ed ha sostenuto che le Olimpiadi possono aiutare a promuovere il dialogo in un momento di tensione.
Bach ha affermato “se la politica decide chi può prendere parte a una competizione, allora lo sport e gli atleti diventano strumenti della politica” aggiungendo “le Olimpiadi devono rimanere neutrali per essere una forza unificante”. Rifacendosi al fatto che l’Ucraina vuole il totale isolamento dei russi, concetto contrario alla Carta Olimpica, Bach ha detto, “è un dilemma, è una situazione completamente nuova, se escludiamo gli atleti per motivi politici, affrontiamo il declino del sistema sportivo internazionale”. Nelle ultime settimane alcune federazioni internazionali si sono riunite in Congresso dove il ritorno degli atleti di Mosca e Minsk è andato ai voti.
La Federazione mondiale della scherma ha deciso per la riammissione, quella di atletica leggera, presieduta dall’inglese Sebastian Coe (possibile successore di Bach al Cio), ha annunciato che russi e bielorussi resteranno esclusi “per il prossimo futuro”. Quale sarà la decisione, Thomas Bach sarà un presidente del Cio che passerà alla storia come, per aspetti diversi, lo furono il francese Pierre de Coubertin un secolo fa, l’irlandese Michael Killanin che prese la decisione di fa continuare le Olimpiadi di Monaco di Baviera ’72 dopo l’attentato alla delegazione di Israele e non evitò il boicottaggio del blocco Occidentale dai Giochi di Mosca ’80 dopo l’invasione sovietica in Afghanistan voluta dal leader Leonid Brezhnev, e per longevità lo spagnolo Juan Antonio Samaranch eletto alla vigilia delle Olimpiadi nella capitale dell’Urss.