La 73ª edizione del Concorso d’Eleganza di Pebble Beach ha consacrato un altro trionfo per il design italiano. La Lancia Strato’s HF Zero del 1970 di un collezionista statunitense, prototipo avveniristico e rivoluzionario, non solo ha conquistato la categoria “Wedge concepts and prototypes”, bensì si è pure aggiudicata un posto tra le finaliste per l’ambito premio “Best of Show”.
Sebbene quest’ultimo riconoscimento sia andato alla Bugatti Type 59, la nomina costituisce un grande motivo di vanto, a conferma di quanto il Made in Italy conservi appeal sulla scena internazionale. Parte della Monterey Car Week, la manifestazione raduna ogni anno i calorosi fan in una delle località più suggestive e affascinanti del globo terraqueo, il Pebble Beach Golf Resort, in California, sullo sfondo dell’Oceano Pacifico. In questa vetrina da favola, la rassegna del 2024 ha visto “calcare il red carpet” oltre 200 vetture, provenienti da quasi 60 Paesi del mondo.
La matita è di Marcello Gandini
Nata dalla matita di Marcello Gandini e realizzata dalla carrozzeria Bertone, la Strato’s HF Zero ha rappresentato un punto di svolta nella storia del design automobilistico. La sua linea a cuneo, molto filante e aerodinamica, anticipava di decenni le tendenze stilistiche dell’industria. La vettura era caratterizzata da un’altezza da terra ridotta al minimo, un parabrezza avvolgente esteso fino al tetto e da un’assenza totale di montanti laterali. In definitiva, proiettava un’immagine a dir poco inusuale, addirittura “aliena”, ricordata da pubblico e critica con grande affetto. Non a caso la showcar è una delle nove bellezze del passato prese a riferimento nell’attuale rinascimento del brand torinese, come dimostrano i fari circolari sul posteriore della nuova Ypsilon.
Il “battesimo di fuoco” ebbe luogo nel capoluogo piemontese, durante il Salone di Torino del 1970, riscuotendo ampi consensi. La linea rivoluzionaria venne esaltata da una fanaleria altrettanto audace, composta da una fila di lampadine da 55 Watt all’anteriore e 84 piccole lampadine al posteriore. Inoltre, l’abitacolo offriva degli spunti interessanti, dai sedili semi-orizzontali al quadro strumenti collocato sul versante destro, arricchito da un display in vetro acrilico verde. La visuale della strada era favorita dall’ampio parabrezza. Insomma, quando ancora nessuno immaginava le moderne tecnologie ausiliarie alla guida, e bisognava, dunque, affidarsi solo alle proprie doti di guida, i tecnici pensavano alla sicurezza in un altro modo.
Il lascito
Sotto la carrozzeria dalle forme futuristiche, la Lancia Stratos Zero celava un cuore pulsante: un quattro cilindri da 1.6 litri da 115 CV, preso in prestito dalla Fulvia HF, capace di spingere il concept a performance brillanti. Essenziale e funzionale, l’abitacolo prevedeva sedili quasi orizzontali e un quadro strumenti avanti rispetto ai suoi tempi, con un display in vetro acrilico verde.
Oltre a rappresentare un esercizio di stile, il veicolo costituì anche la base di partenza per uno dei modelli più iconici delle sportive. Presentata nel 1971, la Stratos ereditò dalla progenitrice la forma a cuneo, i fari rotondi e un’anima “gagliarda” che la portò a dominare le gare di rally disputate in tutto il mondo. La stessa competizione che la Ypsilon HF da poco svelata andrà ad affrontare per riportare il marchio ai fasti di un tempo.