“No alla prescrizione, sì alla cultura”. Perché le due cose debbano essere alternative non è dato sapere, ma Matteo Renzi ripete quella frase due, tre, quattro volte. Il leader di Italia viva ne fa praticamente lo slogan del suo Recovery plan alternativo. Sì, perché dopo settimane di minacce, maldipancia e rivendicazioni, Renzi non si accontenta di qualche emendamento per modificare il Next generation Ue preparato dal governo di Giuseppe Conte. No, il leader del piccolo partito d’Italia ha presentato direttamente un piano tutto suo. “Se c’è accordo su questo bene, si va avanti. Se non c’è l’accordo è evidente che faranno senza di noi e le ministre si dimetteranno. Non siamo alla ricerca di poltrone ma di idee”, è l’ultima, ennesima minaccia dell’ex presidente del consiglio al suo successore. Un modo per alzare ancora una volta la posta in gioco, visto che oltre alla cabina di regia sul Recovery e al Mes, ora Renzi chiede anche altro. Ma non è comunque un ultimatum definitivo. Che tempi vi date per capire se ci sono le condizioni per andare avanti e restare nel Governo? “Immagino prima della ripresa”, si limita a dire il senatore di Firenze. Per il resto il leader d’Italia viva ha attaccato a testa bassa il Recovery plan di Conte, il Movimento 5 stelle, e anche una serie di provvedimenti adottati dal governo nei mesi precedenti – come il reddito di cittadinanza o la riforma della prescrizione – che però con la gestione dei fondi europei non c’entrano nulla. O se c’entrano, come nel caso della riforma della giustizia, è soltanto perché è l’Europa ad averlo chiesto. Ma andiamo con ordine.
Il piano Ciao – Il capo di Italia viva aveva radutato i giornalisti al Senato per parlare di Recovery ed era chiaro che si sarebbe trattato dell’ennesimo tentativo di ricatto del governo. Renzi ha presentato ai cronisti una sorta di Recovery di Italia viva, solo parzialmente alternativo a quello dell’esecutivo. Lo hanno chiamato, con scarsa fantasia, Ciao, come la mascotte dei mondiali di Italia ’90. “Il progetto Ciao tiene insieme Cultura, Infrastrutture, Ambiente, Opportunità. Il filo rosso è la parola lavoro. Pensiamo si possano creare migliaia di posti di lavoro”, dice Renzi, spiegando che avevano anche un nome di riserva, sempre a sfondo calcistico: “Si era pensato anche di usare l’acronimo Goal: giovani, opportunità, ambiente, lavoro”. Riferimenti calcistici anche nell’agenda dettata dall’ex segretario del Pd: “La palla è chiaramente nelle mani del presidente del Consiglio, a lui oneri e onori. Mercoledì mattina il ministro Gualtieri ospiterà la delegazione di Iv: andranno i capigruppo Faraone e Boschi e le ministre Bonetti e Bellanova. Con questa delegazione presenteremo 61 punti su cui al momento non siamo d’accordo delle 103 pagine di Next generation Eu. Dico ‘al momento’ perché chiederò ai parlamentari di Iv di indicare eventuali ulteriori suggerimenti”.
“Ci giochiamo l’osso del collo” – L’ex segretario del Pd impiega numerosi minuti per tessere le lodi dei circa duecento miliardi in arrivo da Bruxelles. “Il Recovery è un piano paragonabile al piano Marshall, nessuno ha mai messo tanti soldi sul nostro Paese come in questo momento l’Europa. I sovranisti sono stati sconfitti. Il punto fondamentale è: ora o mai più. Perché la capacità di spesa che abbiamo ora non l’avremo per i prossimi trent’anni. C’è solo una cosa peggiore di non avere questi soldi: spenderli male, perché se li spendi male il debito ti strangola. Ci sono i negazionisti del virus e i negazionisti del debito pubblico”, è la sua lunga introduzione. Quindi arrivano le note negative: “Vorrei sottolineare l’insistenza con cui noi stiamo chiedendo di parlare di contenuti. Non è una questione di parte contro il presidente del Consiglio. Ci stiamo giocando l’osso del collo. Questi soldi non li avremo mai più, o li spendiamo bene o ci impicchiamo. Non è un gioco, non è una fiction o una telenovela. Ci giochiamo tutto”. E siccome nel pomeriggio Nicola Zingaretti aveva bollato i presunti maldipancia interni al Pd per la gestione dei fondi come “pettegolezzi”, Renzi dice che invece il confronto chiesto da Italia viva “non è chiacchiericcio”.
Gli attacchi sulla giustizia: “No al manettarismo e alla prescrizione” –Quindi è passato a bombardare il piano preparato dal governo. Se in principio il capo d’Italia viva aveva aperto la crisi dicendosi contrario alla creazione di una task force di esperti per la gestione dei fondi europei, oggi ha alzato parecchio la posta. “Pensiamo che il piano predisposto dal presidente del Consiglio manchi di ambizione, sia senz’anima, si vede che non c’è un’unica mano che scrive. E’ un collage talvolta raffazzonato di pezzi di diversi ministeri. Si vede la mano burocratica di chi mette insieme i pezzi”. Di che pezzi parla l’ex capo del Pd? “Nel documento si dice che la povertà con il reddito di cittadinanza è scesa dal 7 al 6,4%: per combattere la povertà non servono slogan, non serve il reddito di cittadinanza, servono cultura, vaccini e infrastrutture”, spiega l’ex premier. Che ce l’ha anche con la parte dedicata alla giustizia. “No al manettarismo e al giustizialismo cinquestellista, su cui si basa il Recovery plan predisposto dal governo”, ripete continuamente. “Questo piano è impregnato di cinquestellismo giustizialista nel momento in cui si parla della prescrizione. Noi partiamo dalla cultura: no al manettarismo di seconda mano di alcuni membri di questa coalizione”. In realtà se una parte del Recovery è dedicata alla giustizia è solo perché l’Unione europea ha chiesto agli stati membri di utilizzare i fondi stanziati per le riforme più urgenti. Che sono ovviamente diverse per ogni Stato: per l’Italia è noto che una riforma dei processi è attesa da tempo. E soprattutto che una giustizia veloce è garanzia per futuri investimenti. Questo però Renzi finge di non saperlo.
L’insistenza sul Mes: “Meno condizioni del Recovery” –Per il resto Recovery made in Italia viva, a sentire il suo leader, è un misto di richieste già note. Prima tra tutte: il Mes. “Il Mes per la sanità, su questo punto non torniamo indietro – dice Renzi – I denari del Recovery fund sono più condizionati di quelli del Mes. Oggi si contano 273 medici morti, trovo vergognoso che si stia ancora a discutere dei 36 miliardi del Mes”. Secondo: le infrastrutture. “Il Ponte di Genova è stato un grande successo. Nel piano ci sono 27 miliardi di infrastrutture che potrebbero essere sbloccati che sono fermi. Anche sull’Alta Velocità non facciamo sconti a nessuno. Poi c’è il tema del Ponte sullo Stretto che non può stare sul piano perché ha un arco di tempo maggiore ma che ha uno spazio di azione decisamente più agevole e più facile”. Quindi il leader di Iv ha avanzato richieste random: “Ci sono i 19 miliardi su scuola, università e ricerca: proponiamo di raddoppiare la cifra sul capitale umano. L’Italia deve candidarsi a prendere il posto degli inglesi nell’attrattività di Erasmus: diciamo a Pd, M5s e Leu di puntare sullo ius culturae dando la cittadinanza agli studenti universitari che verranno a studiare in Italia”. Sui soldi ha poi fatto una sorta di lista della spesa: “Immaginiamo 9 miliardi che risparmiamo dalla spesa sanitaria vadano su cultura e turismo, con protagonismo enti locali che non c’è. Nei 9 miliardi immaginiamo ci siano almeno 6 miliardi da dare ai comuni italiani. Noi attribuiamo una dote simbolica ai cittadini di 100 euro, un comune di 1000 abitanti avrà 100mila euro, per investire su un luogo culturale e un recupero infrastrutturale di beni attribuiti a cultura e turismo. E’ drammatico che non ci sia protagonismo dei sindaci in questo piano. C’è una situazione devastante ad esempio sugli alberghi”.
“Conte affidi la delega ai servizi” – Per il resto il leader di Iv ne ha approfittato per rilanciare una serie di attacchi personali a Conte, a cominciare dalla delega sui servizi segreti. “C’è una legge che dice che il presidente del Consiglio affida la delega a una personalità di chiara importanza a cui affida il compito strategico di gestire l’intelligence, che non è la polizia personale di qualcuno. Credo che Conte debba affidare la delega. Io questa resistenza del presidente del Consiglio ad assegnare la delega francamente inizio a non capirla”. I cronisti gli chiedono cosa pensa dell’ipotesi di alleanza Pd-M5s e di una lista Conte nel caso si torni anticipatamente alle urne. “Lo trovo altamente improbabile, visto che in caso di crisi, come è noto, poi è al Presidente della Repubblica che spetta valutare se Parlamento è in grado di esprimere una maggioranza”. Per quella attuale il leader di Italia viva ha solo critiche, anche sulla calendarizzazione della legge di bilancio in aula. “Oggi, 28 dicembre, inizia in quest’Aula la discussione sulla legge di Bilancio: è tecnicamente uno scandalo che la legge di Bilancio dia al Senato 48 ore”.