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Il Papa in Mozambico per sigillare la riconciliazione nazionale, dopo guerre e tregue infrante

Set 4, 2019

la prima tappa del viaggio

Un’intesa alla vigilia dell’arrivo del Papa. É accaduto in Mozambico, paese africano di antica colonizzazione portoghese, dilaniato da decenni di scontri, massacri e guerriglia. E forse proprio per spingere verso una pace stabile che Bergoglio ha deciso di andare in quel lembo african0

di Carlo Marroni

4 settembre 2019


Mozambico pronto ad accogliere il Papa, ma niente visita a Beira

3′ di lettura

Un’intesa alla vigilia dell’arrivo del Papa. É accaduto in Mozambico, paese africano di antica colonizzazione portoghese, dilaniato da decenni di scontri, massacri e guerriglia. E forse proprio per spingere verso una pace stabile che Bergoglio ha deciso di andare in quel lembo africano, prima tappa di un viaggio che inizia oggi con l’arrivo a Maputo e che toccherà anche Madagascar e Mauritius. Il 6 agosto scorso il presidente del Mozambico Filipe Nyusi e il leader della Renamo, Ossufo Momade, hanno firmato uno importante accordo di pace. Il documento segue l’accordo siglato il 1°agosto sempre dai due leader mozambicani, che stabilisce le modalità del cessate il fuoco tra le parti. L’accordo, che impegna le due parti affinchè le elezioni generali del 15 ottobre si svolgano pacificamente, è stato firmato a poche settimane dalla visita del 5 settembre di Papa Francesco nel Paese, il cui tema è “Speranza, pace e riconciliazione”.

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La prima pace nel ’92, firmato dentro la Comunità di Sant’Egidio

Il Fronte di Liberazione del Mozambico (Frelimo), ex guerriglia marxista, al potere da 40 anni, e la Renamo (Resistenza Nazionale Mozambicana), sono stati i due contendenti di una sanguinosa guerra civile (1977-1992) che causò circa un milione di morti. Grazie agli accordi di Roma – firmati sotto l’egida della Comunità di Sant’Egidio, c’è ancora la targa nel salone principale, e anche del governo italiano, tra cui spiccò l’impegno decisivo del sottosegretario agli esteri Mario Raffaelli – la Renamo si è trasformata nel principale partito d’opposizione, partecipando al gioco democratico. Ma nel 2014, la Renamo aveva rigettato il risultato delle elezioni riprendendo la via delle armi. Nel dicembre 2016 era stata raggiunta una tregua provvisoria che aveva congelato il conflitto armato. La tregua del 2016, firmata dall’allora leader di Renamo, Afonso Dhlakama e dal Presidente eletto Nyusi, conteneva l’accettazione da parte del governo di rivedere la Costituzione per accelerare il processo di decentralizzazione del governo, nonché l’inizio di un processo di smilitarizzazione della Renamo. A ciò seguì un memorandum d’intesa, firmato nell’agosto 2018, che stabiliva la road map da seguire per il disarmo della Renamo, che è iniziato la scorsa settimana. Ora arriva il Papa, come a sigillare una pace che in molti sperano duratura, come accaduto in CentroAfrica o Colombia, anche se poi in entrambi i paesi il climi sono tornati a surriscaldarsi.

Parolin: «Anche la Chiesa ha sofferto molto»

Sul Mozambico e le prospettive di pace dopo gli accordi siglati tra il governo e gli ex ribelli Renamo ha parlato in un’intervista a Vatican News il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato: «Recentemente si è aperta una nuova pagina nella storia del Mozambico. Una storia che è stata molto complessa, molto travagliata. Pensiamo prima alla guerra di indipendenza, poi subito dopo alla guerra civile che è scoppiata tra le due principali forze, la Frelimo e la Renamo, fase che si è conclusa nel ’92 con gli accordi di Roma (siglati nella sede di Sant’Egidio, che fui protagonista di quella stagione assieme all’allora sottosegretario Mario Raffaelli, ndr) però poi l’instabilità è continuata, il conflitto è continuato. Recentemente, grazie alla buona volontà delle parti, si è potuto arrivare a un nuovo accordo di pace. Evidentemente, in tutto questo, la Chiesa ha sofferto molto. Ora ci sono stati progressi, sviluppi, il riconoscimento del ruolo della Chiesa, della libertà religiosa e questa volontà di pace che si è manifestata, anche recentemente. Credo che il Papa va proprio a sottolineare l’importanza del dialogo in generale ma soprattutto in riferimento a questa situazione del Paese».

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