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Il Papa dei 33 giorni diventa beato

Set 4, 2022

AGI – Giovanni Paolo I è Beato e la sua festa sarà il 26 agosto, giorno della sua elezione nel 1978. Albino Luciani, il Papa dei 33 giorni (dal 26 agosto al 28 settembre 1978), il Papa del sorriso, il Papa sul quale si sono ricamati complotti e speculazioni sulla causa della sua morte (infarto miocardico acuto).

Ma Luciani amava definirsi “il postino di Dio”, perché si considerava un “portatore” della Parola ai fedeli. Un pastore vicino alla gente che voleva una Chiesa povera al servizio dei poveri. Ha vissuto “nella gioia del Vangelo, senza compromessi, amando fino alla fine”, ha sottolineato Papa Francesco durante l’omelia della messa di beatificazione, celebrata sotto la pioggia.

“Ha incarnato la povertà del discepolo, che non è solo distaccarsi dai beni materiali, ma soprattutto vincere la tentazione di mettere il proprio io al centro e cercare la propria gloria. Al contrario, seguendo l’esempio di Gesù, è stato pastore mite e umile”, ha continuato il Pontefice.

“Considerava sè stesso come la polvere su cui Dio si era degnato di scrivere”. E proprio “Humilitas” era il motto episcopale da scelto da Luciani, preso in prestito da San Carlo Borromeo e da Sant’Agostino, che sentiva particolarmente vicino. “Con il sorriso Papa Luciani è riuscito a trasmettere la bontà del Signore. è bella una Chiesa con il volto lieto, il volto sereno, il volto sorridente, una Chiesa che non chiude mai le porte, che non inasprisce i cuori, che non si lamenta e non cova risentimento, non è arrabbiata, non è insofferente, non si presenta in modo arcigno, non soffre di nostalgie del passato cadendo nell’indietrismo”, ha poi aggiunto Francesco.

“Preghiamo questo nostro padre e fratello, chiediamo che ci ottenga ‘il sorriso dell’anima’, quello trasparente, quello che non inganna: il sorriso dell’anima. Chiediamo, con le sue parole, quello che lui stesso era solito domandare: ‘Signore, prendimi come sono, con i miei difetti, con le mie mancanze, ma fammi diventare come tu mi desiderì“, ha concluso Bergoglio riprendendo le parole di Luciani pronunciate nell’Udienza Generale del 13 settembre 1978.

Dopo la formula di rito in latino per la proclamazione del nuovo Beato, un appaluso si è levato da piazza San Pietro mentre è stato svelato sulla facciata di San Pietro l’arazzo col ritratto di Giovanni Paolo I realizzato dall’artista cinese Yan Zhang. È la prima volta che il ritratto di un Pontefice in occasione della sua beatificazione viene eseguito da un artista di origini cinesi.

Subito dopo la proclamazione del nuovo Beato, è stata portata sull’altare dalla nipote Lina Petri, la reliquia di Giovanni Paolo I: uno scritto autografo, anche questa una novità, perché non è un frammento del corpo o delle vesti. Un appunto su foglio bianco risalente al 1956. Si tratta di uno schema per una riflessione spirituale sulle tre virtù teologali – fede, speranza e carità – che richiama il Magistero delle udienze generali del 13, 20 e 27 settembre 1978. Proveniente dall’Archivio Privato Albino Luciani, patrimonio della Fondazione Vaticana Giovanni Paolo I, il reliquiario è opera ideata e realizzata dallo scultore Franco Murer.

Giovanni Paolo I, al secolo Albino Luciani, era nato a Forno di Canale, oggi Canale d’Agordo, il 17 ottobre 1912. Il suo breve pontificato è legato all’amore per gli ultimi, per i poveri (lui stesso nell’incontro ai bellunesi il 3 settembre 1978 disse: “è stato ricordato dai giornali, anche troppo forse, che la mia famiglia era povera. Posso confermarvi che durante l’anno dell’invasione ho patito veramente la fame e anche dopo. Almeno sarò capace di capire di capire i problemi di chi ha fame”), per i lavoratori, per i giovani.

Per lui “il sacerdote non doveva avere conti in banca e libretto di assegni”, ha ricordato il postulatore della sua causa di beatificazione, il cardinale Beniamino Stella che ha sottolineato come la sua causa sia stata “una ricerca senza sconti: accurata, coscienziosa, scrupolosa, condotta con metodo storico-critico, sulla base di una seria e omnino plena investigazione delle fonti archivistiche, di una mirata ricerca bibliografica e di un ricco panorama testimoniale”.

Il miracolo di Giovanni Paolo I

Una causa di beatificazione durata 19 anni: apertasi il 22 novembre 2003, a venticinque anni dalla sua morte. L’8 novembre 2017 Papa Francesco autorizzò la pubblicazione del Decreto riguardante le virtù eroiche, rendendo Luciani “Venerabile” e poi il 13 ottobre 2021 l’autorizzazione a promulgare il Decreto riguardante il miracolo attribuito a Giovanni Paolo I: la guarigione di Carmela Garda, una ragazza argentina, affetta da una grave encefalopatia.

Il miracolo avvenne il 23 luglio 2011 a Buenos Aires, Carmela aveva 11 anni. Durante il lavoro per la causa di beatificazione di Luciani, è stato ascoltato anche Papa Benedetto XVI. Una deposizione, quella di Ratzinger, che riveste “un’importanza del tutto eccezionale” per “il suo finora unicum storico – ha precisato Stella, in quanto è la prima volta che un Papa emette una testimonianza de visu su un altro Papa”.

L’apertura della Causa ha consentito anche “un’opera fondamentale che non era mai stata compiuta in precedenza e che consente di parlare con cognizione di Luciani: l’acquisizione delle fonti”, ha precisato Stefania Falasca, giornalista, vicepostulatrice e vicepresidente della Fondazione vaticana Giovanni Paolo I. “Un lavoro di ricerca, di tutela del patrimonio, di studio della sua opera e del magistero che è oggi portato avanti dalla nostra Fondazione”

Le speculazioni sulla morte

E riguardo alle speculazioni che ancora oggi continuano sulla morte di Luciani, Falasca ha ribadito una volta per tutte la verità incontestabile emersa. “Il tempo delle fantasie è ormai defunto”, “la storia si fa con le fonti”, Giovanni Paolo I “è morto di infarto”. Le fonti “ci rivelano a tutto tondo quello che è stato l’epilogo della morte”, basta “fake news”.

Delle ultime ore di Giovanni Paolo I resta il ricordo toccante di suor Margherita Marin, della Congregazione delle Suore di Maria Bambina, assistente presso l’appartamento papale durante il mese di pontificato di Luciani. Lei che trovò il corpo senza vita del Papa. La sera prima, ha raccontato la religiosa, “venne da noi, come faceva sempre, per salutarci prima di ritirarsi nel suo studio. Ricordo che mi chiese quale messa gli avessi preparato per il giorno seguente e gli risposi: ‘Quella degli Angelì. Ci augurò la buona notte con le parole che ogni sera ci ripeteva: ‘A domani, suore, se il Signore vuole, celebriamo la messa insieme’. Ho impresso ancora nella memoria un particolare di quel momento lì: eravamo tutte assieme nel salottino con la porta aperta, la porta era proprio davanti a quella dello studio privato, e quando, dopo averci già salutato, il Santo Padre è stato sulla porta dello studio, si è girato ancora una volta e ci ha salutato di nuovo, con un gesto della mano, sorridendo… mi sembra di vederlo ancora lì sulla porta. Sereno come sempre”.

Ma perché così tante speculazioni su una morte che la documentazione medica ha accertato come naturale? “Ah, beh, perché c’è sempre lo zampino del diavolo!”. 

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