PALERMO CAMPIONE D’INVERNO – Sarà pure un titolo retorico e di facciata, ma intanto nessuno vi rinuncia a cuor leggero. Perché anche i numeri, sia pure a metà annata, qualcosa raccontano sempre. E così il Palermo si fregia della prima medaglia stagionale ostentandone di esclusivi: dopo essere stato in vetta da solo per l’8ª giornata di fila e per 657’ totali, inevitabile diventare campione d’inverno in fuga (+5). Anche lo scorso torneo i rosanero hanno girato al comando con 39 punti in 21 giornate per poi chiudere al 4º posto prima di perdere la finale play off contro il Frosinone. Un esito che i tifosi rosanero e la nuova proprietà inglese di Mr Richardson sperano di scongiurare, emulando magari la performance di Iachini che, subentrato a Gattuso, nel 2013/14, conquistò il titolo di inverno e il primo posto finale. Memore della frustrante finale persa allo “Stirpe” a giugno, Stellone non pensa ad altro che a questo epilogo. Finora il suo rendimento è stato da applausi: imbattuto e con 29 punti nelle sue 13 partite (8 vittorie e 5 pari). Sarebbe, tuttavia, un errore considerare questo primo traguardo una pura formalità e il resto scontato. Perché al Tombolato anche la fortuna assiste il Palermo che deve sudarsela la vittoria che certifica il titolo contro un Cittadella frenato da due legni oltre che da una sterilità offensiva da sanare con qualche rinforzo sul mercato dopo la sosta, variabili che potrebbero aprire altri scenari.
SOSTA E MERCATO – Eh già, perché sosta e mercato potrebbero ancora riscrivere la storia di questo campionato che, nato sotto la minaccia del caos, sta dando ragione a chi ha sin dall’inizio sostenuto la scelta del format a 19 squadre per ragioni economiche ma anche prettamente di spettacolo. Vedere per credere all’esito del match tra Salernitana e Pescara, uno spot per la categoria non solo per la tripletta di Mancuso ma anche per i ripetuti tentativi di superarsi messi in campo da Gregucci e Pillon. Alla fine l’ha spuntata il mago trevigiano, che comincia a funzionare anche in trasferta dove non sempre aveva visto la sua squadra brillare. Il colpaccio, intanto, serve ad agganciare al 2º posto il Brescia ripreso al Vigorito da un Benevento che recrimina per il pari nato da uno svarione difensivo ospite ma anche da qualche valutazione arbitrale che va di traverso a Bucchi, frenato e ancora sulla scia delle antagoniste per la A. Con il Verona di Grosso indenne a Foggia complice un rigore sbagliato da Iemmello e con il Lecce orgoglioso che non si piega a uno Spezia sempre più ambizioso, una mezza occasione persa dalla Strega che con 2 punti in più avrebbe piazzato il fiato sul collo del Pescara e agganciato Corini, scavalcando veneti e salentini. Ma la bagarre che si profila all’orizzonte invita a non tracciare bilanci parziali e fuorvianti. Il bello della B deve ancora arrivare!