• 6 Marzo 2025 23:29

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Il nuovo elicottero da attacco per l’Esercito Italiano

Mar 5, 2025

Due prototipi già in volo. Altri due quasi pronti. Questo elicottero non è un aggiornamento, è un salto di generazione. Pensato per la guerra vera, quella sporca, veloce, imprevedibile. Combattere non significa solo sparare: significa vedere prima, muoversi meglio, adattarsi più in fretta. L’AW249 dell’Esercito Italiano fa tutto questo.

Sviluppo congiunto

Non è nato sulla carta. Il ministero della Difesa e Leonardo l’hanno sviluppato mentre prendeva forma. Modifiche sul campo, test immediati, nessuna attesa. I piloti dell’AW129 hanno detto cosa serviva davvero. E gli ingegneri l’hanno messo dentro. Fine delle teorie, inizio della pratica.

Sali a bordo. Niente più decine di strumenti: spazio a un unico grande schermo centrale. Tocchi, comandi, controlli tutto. Il casco non è solo un casco: è un centro dati personale. Numeri, mappe, obiettivi, tutto proiettato sulla visiera. Meno mani sui comandi, più occhi sulla battaglia. Poi lo porti in volo. Ed è lì che capisci cos’è davvero. Più veloce, più resistente, più cattivo. Ma soprattutto, più agile. Vola basso, si nasconde, spunta all’improvviso. Virate improvvise, manovre impossibili, azioni in ambienti dove altri elicotteri non entrano. Questo non è un carro armato con le pale. È un predatore.

Ma non si ferma qui. Comunica, coordina, agisce in rete. Non è un cacciatore isolato, è parte di un branco. Parla con droni, li guida, li usa come esca o come arma. Vede prima, colpisce prima. Dove lui non arriva, manda un gregario. E il nemico non lo vede arrivare. La tecnologia lo rende letale. LiDAR, infrarossi, radar a microonde. Ricostruisce l’ambiente in tempo reale, sa cosa lo circonda anche se il pilota non lo vede. Neve, pioggia, polvere? Nessuna differenza. Gli altri volano alla cieca, lui no. E poi c’è l’intelligenza artificiale. Non serve aspettare che qualcosa si rompa. Il sistema prevede i guasti, programma la manutenzione, riduce i tempi a terra. Più ore in volo, più missioni completate.

Capacità di adattarsi

Ma la vera forza è la capacità di adattarsi. Il campo di battaglia cambia, le minacce si evolvono. L’AW249 non è un velivolo statico, ma una macchina pensata per essere aggiornata nel tempo. Nuovi software, nuove armi, nuove strategie. Non nasce già vecchio, come succede a tanti mezzi militari. È costruito per essere rilevante anche tra dieci, vent’anni.

E poi c’è la resistenza. Ogni pezzo, ogni sistema è fatto per sopravvivere. L’AW249 può incassare colpi e restare operativo. Non è un mezzo fragile, non è una macchina che crolla al primo problema. Se qualcosa si rompe, il pilota ha alternative. Se un sistema viene danneggiato, ce n’è un altro pronto a prendere il suo posto.

Anche l’armamento è pensato per offrire più opzioni. Missili guidati, razzi, mitragliatrici, contromisure elettroniche. Ogni missione ha la sua strategia, ogni bersaglio il suo metodo di ingaggio. Attacca a distanza o colpisce da vicino. L’AW249 non lascia via di fuga. L’AW249 non è il futuro. È già qui. Il primo entrerà in servizio nel 2027, ma il suo ruolo è già chiaro: dominare il cielo, adattarsi alla guerra che sta arrivando. Questo non è un elicottero. È una sentenza.

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