• 31 Dicembre 2025 13:47

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Il metodo che evita neve e ghiaccio sulle strade: perché in Europa nessuno lo replica

Dic 31, 2025

Dietro un vetro caldo, magari con una tazza bollente tra le mani, la neve ha un fascino irresistibile. Piace meno se ti ritrovi in auto, imbottigliato in una statale, con le gomme che slittano e code lunghissime. Ogni inverno si ripresenta lo stesso scenario per la frustrazione degli automobilisti, che devono aggrapparsi a tutta la loro pazienza per non perdere la lucidità al volante, mettendo a repentaglio sia l’incolumità propria sia quella degli altri utenti della strada.

Eppure, molto lontano da noi, nella parte più a est della cartina, hanno escogitato una efficace strategia contro il ricorrente problema delle carreggiate ricoperte di ghiaccio e neve. E in Europa? Nessuno pare disposto a replicarlo per forze di causa maggiore, ma non solo.

La soluzione adottata in Giappone

In Giappone hanno pensato di risolvere i disagi in anticipo e mica di recente. Negli anni Sessanta a Nagaoka introdussero il cosiddetto “shosetsu”, parola dal suono esotico che identifica una delle idee più insolite e brillanti nell’ambito della gestione stradale durante la fredda stagione.

Installati sotto l’asfalto, dei piccoli irrigatori spruzzano acqua calda sulla superficie non appena inizia a nevicare, così da sciogliere la coltre bianca. Nella sua semplicità, la tecnologia del sistema ha il pregio di sfruttare le particolarità morfologiche del Giappone, un mosaico di sorgenti termali, e di vincere sulla complessità dei Paesi che ricorrono al sale e ai camion come se fossero l’unica opzione. In realtà, con un po’ di spirito d’iniziativa e di apertura a metodologie meno ordinarie certi disagi svanirebbero.

Perché l’Europa non fa altrettanto

Il sale da noi comunemente adottate ha lo svantaggio di corrodere l’asfalto, le auto e il guard-rail, finendo nelle falde, mentre lo “shosetsu” non lascia tracce né richiede l’intervento di intere squadre di operatori. Inevitabilmente ci si chiede perché nessun altro Paese copi la soluzione. La risposta alla domanda pare spazzare via qualsiasi possibilità: non tutti  hanno l’acqua calda che sgorga dal terreno.

In Italia, ad esempio, per ottenere lo stesso risultato occorre un impianto in grado di scaldare artificialmente l’acqua, con costi energetici e infrastrutturali di assoluta rilevanza. Ma anche lasciar fermare una città comporta un notevole dispendio di risorse. Chiudere scuole, bloccare fabbriche, perdere ore e ore di traffico su ghiaccio e neve, alimentare incidenti, usare tonnellate di sale è un prezzo altrettanto caro da sostenere.

Ecco perché sembra più una scelta di campo. Il Giappone preferisce farsi carico della spesa prima, invece di rinviare la questione a un secondo momento, mettendo il benessere della collettività al primo posto. A dire il vero, anche qui da noi una giunta comunale prova di tanto in tanto ad applicare lo stesso modello, ma i cittadini pretendono risultati immediati, le lungaggini burocratiche complicano le operazioni e investire in tubi sotto l’asfalto si presta poco alle attività di campagne elettorale.

Eppure, basterebbe guardare Nagaoka dopo una nevicata per capire quanto sia concreta la differenza e chissà che un giorno lo scenario non possa cambiare, una volta capiti gli evidenti vantaggi di un modo di agire meno appariscente, ma più concreto e vicino ai bisogni delle persone.

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