Tra i molti possibili usi dell’intelligenza artificiale, il campo medico è tra quelli che ne possono giovare di più, e di riflesso ognuno di noi potrebbe trovare una migliore assistenza medica grazie alle moderne tecnologie. Due nuove opportunità sono l’analisi delle pubblicazioni scientifiche e l’oftalmologia di Google.
In entrambi i casi si tratta di offrire un supporto ai medici in carne e ossa, non di sostituirsi ad essi – non ancora per lo meno. Nel primo, l’idea è di dare in pasto ai computer le migliaia di ricerche scientifiche pubblicate continuamente online, per estrarre informazioni rilevanti.
Per un medico infatti è impossibile restare aggiornati su tutte le novità, e ci sono buone probabilità che un’informazione importante sfugga alla sua attenzione. Se ciò accade, il medico potrebbe non riuscire a fare una diagnosi corretta, o a trovare la giusta terapia.
Viene in soccorso il nuovo assistente realizzato dalla società Iris, Iris.ai. Questo software legge gli abstract delle ricerche, isola i concetti chiave e trova documenti correlati. Usandolo il medico avrà uno strumento più veloce per trovare quello che sta cercando, trovando dunque in Iris.ai un faro per navigare nell’immenso mare delle pubblicazioni scientifiche.
Chi vuole qualcosa di più raffinato può invece usare Semantich Scholar, un’AI che legge i testi completi ed è sviluppata dall’Allen Institute. Come Iris.ai, anche questo in teoria può funzionare per ogni tipo di pubblicazione scientifica, non solo quelle mediche. Anche IBM, come abbiamo visto in passato, usa Watson in campo medico – ne esistono anche versioni specifiche come Watson for Oncology.
Anita Schjøll Brede, AD di Iris, spera che nell’arco di dieci anni questi prodotti saranno abbastanza potenti da trovare autonomamente nuovi concetti elaborati tramite il confronto dei documenti. Già oggi, tuttavia, possono innescare un notevole miglioramento nei trattamenti medici.
Naturalmente il lavoro di un medico non finisce nella lettura e nello studio della letteratura. Un’altra parte del lavoro è la diagnostica: bisogna osservare il paziente, comprendere i sintomi per capire qual è il problema. A tal proposito, Google Deep Mind ha sviluppato un algoritmo che permetta all’AI di fare un esame dell’occhio e capire se ci sono tracce di diabete. In particolare, può individuare la retinopatia diabetica con la stessa precisione di un esperto oftalmologo.
È interessante notare il fatto che per addestrare la AI, poi, le sono state solo fornite immagini di occhi senza programmarla esplicitamente per riconoscere la retinopatia. Ha imparato da sola a riconoscere le differenze tra occhi sani e occhi malati, osservando circa 128.000 immagini, e altre 12.000 nel successivo passaggio di verifica. Google sta già sperimentando il prodotto sul campo, in India, in collaborazione con la Fondazione Aravind Medical Research; i risultati di questa ricerca non sono ancora pronti per la pubblicazione.
Questa diagnosi automatizzata potrebbe rendere più efficiente l’assistenza, in particolare facendo le veci dello specialista quando è assente – interessante l’uso di queste tecnologie in aree isolate dove ci sono meno medici disponibili. Secondo Michael Chiang, professore di oftalmologia, questo approccio ha anche “il potenziale per migliorare l’obiettività e in ultima analisi la precisione dell’assistenza medica”.