AGI – L’Emilia Romagna è una terra fragile, sia per la conformazione morfologica che per l’elevato consumo del suolo. Le ingenti precipitazioni e le frane alle quali assistiamo in queste ore sono però di una gravità tale da imporre alle istituzioni l’adozione di una nuova strategia. I fenomeni meteorologici anomali, connessi al cambiamento del clima, stanno infatti rendendo più complicato parlare di “eccezionalità”, ci ha spiegato Paride Antolini, Presidente dell’Ordine dei Geologi dell’Emilia Romagna.
L’Emilia Romagna è la seconda regione italiana per fragilità morfologica dopo la Lombardia. Quali sono le ragioni?
“Il tipo di rocce e terreni di cui sono costituite le nostre colline e le nostre montagne, rocce generalmente tenere, non quei calcari massicci o quelle pietre granitiche che possiamno trovare in altre regioni. Queste caratteristiche, insieme alla natura dei versanti, rendono le nostre colline abbastanza fragili da questo punto di vista. Ora siamo di fronte a un evento eccezionale ma le frane sulle nostre montagne sono ricorrenti con queste precipitazioni intese e ripetute”.
Da quanto tempo non si verificavano precipitazioni di queste proporzioni?
“Direi che occorre aspettare i dati ma già gli eventi dei primi di maggio come piovosità erano importanti ed erano decine di anni che non avvenivano. Adesso vedremo i numeri delle precipitazioni cumulate di questi giorni ma quello che sta succedendo non accadeva dal dopoguerra. A memoria d’uomo una situazione del genere, con precipitazioni così importanti, è sicuramente eccezionale”.
Quali sono le infrastrutture più a rischio?
“I maggiori problemi sono nella Pianura Padana, che è tutta densamente abitata. Le abitazioni e le aree industriali sono quasi tutte attraversate dai percorsi dei fiumi e dei torrenti. È una pianura bonificata, per cui il rischio di alluvione da Bologna a Riccione è reale. Vediamo come si evolverà la situazione, in questo momento quello che si sta facendo è non trasformare la catastrofe in tragedia e si può sicuramente notare come la Protezione Civile stia lavorando con efficienza”.
Che ruolo ha il consumo del suolo nella situazione attuale?
“In Emilia Romagna siamo sempre ai primi posti nel consumo del suolo, nei bollettini annuali Ispra ci contendiamo le prime posizioni con Lombardia e Veneto. In questa direzione occorrerà fare attente valutazioni successive. Qualcosa bisognerà fare; che cosa cercheremo di capirlo a mente fredda, alla luce dell’eccezionalità dell’evento. Occorre capire se andiamo verso una modifica del clima con eventi eccezionali. Noi geologi siamo abiutati a valutare le modifiche del clima nell’arco dei millenni o dei secoli, più che nell’arco di qualche decennio. Bisogna riflettere su quanto sta capitando, è una piovosità che ci trova impreparati, si fa quello che si può ma non ci si aspettavano condizioni del genere, io le parlo da Cesena, chiunque guardi le immagini non trova le parole”.
Quanto si può ancora parlare di eccezionalità, data la frequenza sempre maggiore di eventi anomali?
“Se consideriamo quanto succede qui in Romagna, non si era mai vista una cosa simile, salvo quelle una o due mareggiate annuali che devastavano le coste ma a livello nazionale sono eccezionalità che cominciano a ripetersi in varie parti del Paese più volte all’anno, in alcune aree ormai ogni sei mesi. Ci vuole quindi una nuova strategia, nuovi processi decisionali ma anche comportamentali, qualcosa che investe tutti: i cittadini, le amministrazioni, la politica. Non è un problema che si può risolvere da un giorno all’altro, né in qualche anno. Serve molto di più in un territorio così urbanizzato. Con abitazioni e e centri industriali che ricoprono quasi tutta la pianura, i margini di intervento sono ridotti e anche delicati”.