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Il lago di Proserpina che colpì Ovidio rischia di sparire per prosciugamento

Ago 9, 2022

AGI – “C’è un lago vicino alle mura di Enna, profondo, che si chiama Pergo, e neppure il Caistro ascolta sulle sue onde più canti di cigni. Un grande bosco corona le acque da tutti i lati, e con le sue fronde fa velo al fuoco del sole. I rami danno fresco, la terra umida produce fiori: è un’eterna primavera”. Ovidio, nel ricostruire e narrare nelle Metamorfosi il Ratto di Proserpina, non avrebbe mai potuto immaginare che quel lago, un giorno, sarebbe potuto sparire, se non per volere di un dio. Certo, non per misera mano umana.

Oggi, invece, il lago di Pergusa, che vide gli dei giocare con il destino degli uomini, è per responsabilità di questi ultimi che si sta progressivamente prosciugando. Il timore è che l’invaso, senza un approvvigionamento idrico esterno, scompaia, con i gravissimi danni per l’ecosistema dell’intera area lacustre.

L’allarme è stato lanciato da Legambiente, che chiede provvedimenti urgenti, considerato che già alla fine dello scorso inverno il lago era in fase di riduzione. Il Lago di Pergusa, Riserva Naturale Speciale, ha un perimetro di circa 4,5 chilometri ed è un’area nevralgica nella corrente migratoria di molte specie oltre che habitat ideale per lo svernamento e la nidificazione.

A sferrare un primo micidiale attacco al suo ecosistema fu la costruzione di un autodromo, che lo cinge e lo isola dalla colline cicostanti. Unico lago endoreico (senza immissari né emissari) della Sicilia, il suo ciclo vitale è legato alle piogge e all’evaporazione estiva. È caratterizzato da ampie oscillazioni di livello, legate al regime pluviometrico ed all’evaporazione soprattutto estiva.

Diventa rosso per la presenza, in determinate condizioni, di solfobatteri fotosintetici anaerobi: quando agiscono significa che il lago si sta autodepurando. Oggi il bacino, proprio per la mancanza di ricambio, ha una colorazione che denota l’aumento di organici che riducono progressivamente l’ossigenazione delle acque stesse.

“Da tempo come Legambiente, chiediamo di procedere al rimpinguamento del lago Pergusa durante l’inverno – spiega Giuseppe Maria Amato – utilizzando una dotazione che sarebbe minima, delle acque della diga Ancipa. Esiste una condotta apposita, realizzata oltre 20 anni fa e inutilizzata. Con l’approvvigionamento invernale si garantirebbe al bacino il livello minimo essenziale e la necessaria ossigenazione delle acque, con l’abbattimento delle sostanze organiche presenti”.

Il Lago di Pergusa ha più di 11.000 anni, con un picco di clima umido 9.000 anni fa, quando fitti boschi con querce ne coprivano i dintorni insieme a betulle, faggi e noccioli, tipici dei paesaggi di montagna.

A partire da 7200 anni fa, spiega il sito della Riserva, i boschi si sono diradati ed è iniziata una lenta, ma inesorabile, tendenza verso l’aridificazione, che ha portato, circa 3000 anni fa, a una vegetazione a querce caducifoglie e sempreverdi e ulivi. Qui, scrive ancora Ovidio, “Proserpina mentre gioca a raccogliere viole e candidi gigli, e ne riempie con zelo fanciullesco le ceste e il seno, e in ciò cerca di superare le sue compagne, fu subito vista e amata e rapita da Dite, tanto irruppe a precipizio l’amore”.

Nel Seicento Gian Lorenzo Bernini avrebbe tradotto tutto questo in un capolavoro del marmo, in grado di farsi ‘carnale’. Lo scenario nel quale sia lui che Ovidio immaginarono lo svolgersi del mito, invece, rischia di sparire per sempre.

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