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Il “kit di assistenza” delle mafie: professionisti e mani sulla Pa

Gen 27, 2017

Sinergie professionali cementate dalla corruzione: ecco la strategia delle mafie – non certo da oggi – che viene messa nero su bianco dalla Direzione investigativa antimafia (Dia) che ha appena spedito al Parlamento la relazione sul primo semestre 2016. proprio andando oltre l’arco temporale che la Direzione guidata dal generale Nunzio Antonio Ferla disegna le linee marcatamente evolutive del fenomeno mafioso.

Svelare e scardinare queste figure, si legge nella relazione, significa centrare gli obiettivi della moderna criminalit organizzata. Il problema, semmai, si pone rispetto ai profili di responsabilit dei singoli e alla qualificazione delle condotte, non sempre esattamente inquadrabili nell’associazione di stampo mafioso.

Ce n’ per tutti e gli esempi che fa la Dia non lasciano dubbi sulla strada che le mafie hanno sempre percorso e che ora – appunto – pongono pi che mai un problema anche alla politica e al legislatore. Il concorso esterno, in altre parole, sta stretto ed comunque superato dagli eventi.

Cosa nostra pu vantare su una vasta area grigia dentro i settori cruciali dell’economia nazionale, come l’edilizia (pubblica e privata), i trasporti, la distribuzione commerciale, il settore agroalimentare e quello assicurativo, tutti espressione di una managerialit mafiosa che – scrive la Dia – interessata a recuperare margini di competitivit e ad abbattere i costi di produzione, diventa lo strumento per ampliare, apparentemente a norma di legge, il paniere degli investimenti dei clan.

La ‘ndrangheta non fa accezione. Anzi. la mafia pi duttile e pi evoluta, che vive sempre pi di commistioni tra le professionalit maturate nel nord del Paese, affiliati di nuova generazione e professionisti attratti consapevolmente dalle cosche. Un puzzle addirittura parziale perch per completarlo bisogna aggiungere anche le deviazioni della politica e dei servitori infedeli dello Stato.

La camorra – per quanto polverizzata – segue la scia. Significative, ricorda la Dia, le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, che avrebbe illustrato come chi vince un appalto, contemporaneamente acquisti dal clan una sorta di “pacchetto di assistenza”, che comprende la difesa da richieste estorsive da parte di altre famiglie camorriste e l’intervento nei confronti di funzionari e amministratori comunali nel caso dovessero tentare di rallentare, anche a seguito di legittimi controlli, l’esecuzione dei lavori. Un esempio, solo un esempio. Tra i tanti. In questa acclarata dimensione evolutiva sfugge ancora la Sacra corona unita, ancorata a dinamiche regionali e dipendente in larga parte dal matrimonio con le mafie pi forti. Per le nuove leve hanno voglia di affrancarsi dai vecchi boss e, specie in provincia di Taranto, la volont quella di rinsaldare l’appartenenza al clan attraverso liturgie ‘ndranghetiste. Se cos fosse, nel medio periodo anche questa mafia capirebbe ancor meglio che, grazie a quel “pacchetto di assistenza”, la strada verso il crimine molto pi in discesa.

r.galullo@ilsole24ore.com

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