• 15 Ottobre 2024 6:30

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Il governo accelera, la manovra arriva in Consiglio dei ministri

Ott 15, 2024

AGI – Il governo accelera l’iter della legge di bilancio, che a sorpresa sarà già domani all’esame del Consiglio dei ministri, assieme al documento di programmazione e al Dl anticipi con misure urgenti in materia economica e fiscale e in favore degli enti territoriali. La scorsa settimana il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti aveva parlato dell’intenzione di approvare domani a Palazzo Chigi il Dpb, nell’ultimo giorno utile per l’invio a Bruxelles, e della possibilità che anche la legge di bilancio arrivasse domenica 20 alla Camera.

Ma l’indicazione era passata sottotraccia. I punti cardine della manovra, che dovrebbe aggirarsi attorno ai 25 miliardi di euro, sono stati definiti: conferma del taglio del cuneo fiscale per i redditi fino a 35mila euro e della riduzione a tre aliquote Irpef. Da soli questi due provvedimenti, che il governo è intenzionato a rendere strutturali, valgono circa 15 miliardi. Poi c’è l’ipotesi di ampliare il taglio del cuneo al ceto medio, per i redditi fino a 60mila euro, per la quale però servirebbero tra 2,5 e 4 miliardi.

Alla fine l’estensione potrebbe essere ridotta ai redditi fino a 40mila. Altro asse portante è il tentativo di contrastare l’inverno demografico tramite un intervento sull’assegno unico o degli sgravi ad hoc. Ma le risorse sono limitate. Qualche risorsa potrebbe arrivare dal buon andamento delle entrate tributarie nel 2024, appare più complesso invece tramite il concordato preventivo biennale. Poi c’è la questione di un possibile prelievo sulle grandi aziende, a partire dalle banche, che da settimane agita la maggioranza dove sul punto ci sono sensibilità differenti tra i partiti: Forza Italia è contraria, Lega ed FdI si sono dette maggiormente possibiliste. Il mantra del governo è che “non ci saranno nuove tasse”. Nel testo della manovra, spiegano fonti qualificate, sarebbe atteso un contributo a carico delle banche. Potrebbero figurare anche dei tagli lineari a carico dei ministeri, che i singoli dicasteri sarebbero chiamati a gestire in maniera flessibile. Da giorni il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ripete che se non saranno i singoli ministeri a presentare una spending review in proprio sarà lui a dover “fare la parte del cattivo”, con tagli a tutti i dicasteri ad eccezione del comparto sanità. E che l’approccio del governo ai conti pubblici resta “prudente” e “responsabile”. “È stato chiesto di andare a fare una verifica, ministero per ministero, di quelle che possono essere le spese, anche improduttive o che si possono rinviare. I numeri devono quadrare purtroppo”, spiega il ministro dell’Ambiente e la sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin.

Da settimane il Mef lavora alle simulazioni per reperire tutte le risorse necessarie per allestire la manovra, in un contesto di risorse limitate. Gli impegni presi con la Ue nel Piano Strutturale di Bilancio approvato nelle scorse settimane chiedono una riduzione del debito pubblico, che è arrivato a sfiorare i 3mila miliardi, con l’obiettivo di ridurre il rapporto deficit/Pil sotto il 3% nel 2026. Se la Ue darà disco verde a spalmare il piano a 7 anni, l’Italia è attesa da una politica di contrazione delle spese da circa 13 miliardi all’anno. Il contesto macro economico e geopolitico non è semplice. L’economia europea manda segnali di crescita debole o moderata. La discussione in Parlamento del Piano strutturale di bilancio nei giorni scorsi ha palesato che presumibilmente la crescita 2024, alla luce dell’ultimo aggiornamento Istat sui conti pubblici, potrebbe non raggiungere l’1% nel 2024 stimato dal governo nel Def, che Bankitalia vede allo 0,8%. “Penso faccia bene il governo a chiamare tutti alla responsabilità. Chiamare alla collaborazione significa concertare la misura dei contributi eccezionali a fronte di eccezionali condizioni che si sono verificate”, dice il vice presidente della Camera Fabio Rampelli, di FdI. Le opposizioni attaccano parlando di una legge di bilancio che si annuncia a base di ‘lacrime e sangue’ nel segno dell’austerità. “La manovra sarà un frontespizio ma non ci sarà un testo. L’unica cosa certa, viste le finte minacce di Giorgetti ai ministri sulle spese, è che ci saranno tagli lineari che si tradurranno in tagli a servizi e assistenza”, incalza il capogruppo del Pd al Senato Francesco Boccia. “Ho proposto la tassa sugli extraprofitti bancari più di un anno e mezzo fa, da allora non si è fatto niente se non un provvedimento ‘facoltativo’ che ha portato zero euro nelle casse dello Stato”, ricorda il capogruppo M5s alla Camera Francesco Silvestri. Mentre il segretario di +Europa Riccardo Magi afferma: “Meloni alza le tasse perché ci deve finanziarie i suoi centri di detenzione per migranti che apriranno in settimana in Albania. Un uso vergognoso dei soldi dei contribuenti”. 

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