MILANO – Ore 10:00. I mercati europei tengono posizione dopo i guadagni della vigilia, nel giorno delle elezioni per la prossima presidenza degli Stati Uniti. Milano è ferma sulla parità, insieme a Francoforte e Parigi, mentre Londra aggiunge lo 0,1%. I sondaggi danno nuovamente la democratica Hillary Clinton in vantaggio sul repubblicano Donald Trump e la notizia è accolta con unanime consenso nelle sale operative, dove si predilige una scelta di continuità con il passato piuttosto che l’imprevedibilità del Tycoon. I listini asiatici hanno trattato in rialzo dopo il balzo di Wall Street, che è riuscita a cancellare la striscia di ribassi di inizio novembre. Continua anche il rafforzamento del peso messicano, assurto a simbolo della possibile sconfitta di Trump e delle sue idee contro l’immigrazione dal vicino Paese centroamericano.
A Piazza Affari si segnala il boom di Mps, seguito da forti oscillazioni, dopo l’arrivo dell’offerta da Cerved per l’acquisto della piattaforma che gestisce i crediti deteriorati. I dati macroeconomici della mattinata, a dire il vero, non sono stati esaltanti per gli osservatori. Le esportazioni cinesi di ottobre sono calate del 7,3% annuo, oltre le attese, proseguendo la tendenza negativa di settembre. Il mercato stimava un calo delle esportazioni in dollari del 6%. Le importazioni invece sono diminuite dell’1,4%. Calo superiore alle attese per il leading index giapponese, che misura il l’attività economica futura del Paese: a settembre ha segnato una flessione a 100,5 punti dai 100,9 punti di agosto, a fronte di previsioni di una contrazione più contenuta a 100,4 punti. In Germania, la produzione industriale è scesa a settembre dell’1,8% rispetto al mese precedente quando era cresciuta del 3%. E’ un calo maggiore delle attese e che riguarda tutti i settori; l’avanzo commerciale di settembre ha mancato di poco le previsioni ma resta forte a 21,3 miliardi. Si attendono poi i dati della produzione industriale della Gran Bretagna, mentre a Bruxelles i riunisce l’Ecofin, dopo l’Eurogruppo di ieri.
Il cambio euro-dollaro è stabile con la moneta del Vecchio continente che scambia a 1,10452 biglietti verdi. Anche nel cambio con la sterlina il dollaro resta stabile appena sotto quota 1,24. Dopo l’allargamento della settimana scorsa sopra quota 160, lo spread tra Btp decennali e omologhi tedeschi torna sotto quella quota e apre a 155 punti, dopo aver chiuso ieri a quota 156 punti. Il rendimento si attesta all’1,7%.
La Borsa di Tokyo ha chiuso poco mossa in mattinata: il Nikkei è calato dello 0,03% 17.171,38 punti. Pochi gli scambi, solo 1,66 miliardi di titoli passati di mano sul mercato primario. Shanghai ha terminato gli scambi sulla falsariga della seduta di ieri, con un rialzo dello 0,46%. Come accennato, ieri Wall Street ha chiuso con un pieno di entusiasmo che ha permesso all’S&P 500 di mettere a segno la seduta migliore dal primo marzo scorso. Una rinnovata propensione al rischio dopo una settimana di cali ha pesato sui beni considerati rifugio come l’oro e lo yen. Dopo nove sedute di fila in ribasso, la serie temporale peggiore da 36 anni, l’S&P 500 ha guadagnato il 2,22%, il Dow Jones è salito del 2,08% e il Nasdaq ha aggiunto il 2,37%.
Tra le materie prime, il prezzo del petrolio si stabilizza: sui mercati asiatici i future sul Light crude Wti sono invariati a 44,89 dollari e quelli sull Brent salgono di cent a 46,26 dollari al barile, mentre proseguono i timori per l’eccesso di rifornimento di greggio sui mercati. Quotazioni dell’oro ancora in calo: il lingotto con consegna immediata, dopo aver perso ieri l’1,8%, passa di mano a 1283,2 dollari l’oncia. Intanto secondo l’ultimo report del World Gold Council la domanda globale di metallo prezioso nel terzo trimestre è arrivata 993 tonnellate con un calo del 10% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Secondo il report, restano gli investitori ma pesa il calo della domanda della gioielleria e delle banche centrali.