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Il ginecologo: “Lavorare fino al parto non è una conquista, non fate le superdonne”

Gen 14, 2019

BOLOGNA – Il suo lungo post su Facebook, pubblicato a inizio anno, ha scatenato centinaia di reazioni e commenti. La sintesi suona come un appello a coloro che lui definisce le “superdonne”: attenzione, lavorare fino al nono mese di gravidanza non è una passeggiata, non è uno scherzo, pensateci bene. Si chiama Giuseppe Battagliarin ed è un ginecologo, presidente della commissione nascite dell’Emilia-Romagna, un ente tecnico della Regione. Lui che ha visitato nella sua carriera tantissime donne e mamme, non ha digerito la possibilità, introdotta dal Governo, di lavorare fino al nono mese di gravidanza e posticipare in avanti il congedo di cinque mesi previsto dalla legge e pagato dall’Inps. Equiparando così le dipendenti all’esercito di libere professioniste e partite Iva che potevano già fare questa scelta (scelta che rimane comunque a discrezione delle donne).

La lettera comincia così: “Per voi questo anno si apre all’insegna della conquista di nuove libertà (o forse di antiche schiavitù). Finalmente potrete lavorare, con l’approvazione formale dell’INPS, fino al momento di partorire. Dopo anni di coercizioni a cui sono state obbligate coloro che vi hanno preceduto dovendosi assentare dal lavoro al 7° o all’8° mese, per colpa delle inutili conquiste ottenute dal movimento delle donne e delle lavoratrici, finalmente potrete lavorare fino all’inizio delle contrazioni del travaglio o alla rottura delle membrane”. E aggiunge: “Potete vedere riconosciuta e sancita la vostra innata e fisiologica capacità di essere super donne“.

Il tema è scivoloso, a tratti pure il tono. Come quando con sarcasmo consiglia alla futura mamma che va in ufficio di avvertire per tempo i colleghi e portarsi dietro un pannolone “per assorbire il liquido amniotico”. O quando si chiede come fa una donna al nono mese ad andare a lavorare, pensare alla colazione, alla cena, a tutte le faccende di casa. Beh, si potrebbe obiettare, forse pure i papà potrebbero dare una mano.

Ma per Battagliarin il punto è un altro. Riguarda i diritti e la sicurezza della mamma e del neonato. “La norma suona come un sottile ed implicito ricatto: ‘Ti piacerebbe stare con tuo figlio cinque mesi filati con uno stipendio garantito? Allora lavora fino all’insorgenza del travaglio’. Sono stati davvero generosi i legislatori nell’elargire ciò che era già di vostra proprietà. Una cosa è certa: questa idea non è venuta ad una donna. Invece di immaginare che avreste tratto grande giovamento dalla concessione di un mese in più di congedo retribuito, dopo la nascita del figlio, vi è stato tolto il diritto di godervi l’ultima parte della gravidanza assaporando il piacere di prepararvi ad essere madri pur di poter prolungare il periodo di puerperio di un mese in regime di retribuzione”.

Il ginecologo contesta la facoltà di scegliere se lavorare fino al nono mese o no, perché i datori di lavoro potrebbero far pressione per fare stare la dipendente fino al termine massimo (“visto che è stato sancito come possibile e normale”). Insiste sull’importanza dei corsi pre-parto, che se lavori hai più difficoltà a fare, e parla di sicurezza. “Chi dovrà decretare la vostra idoneità a lavorare anche al nono mese sollevando da ogni responsabilità il pilatesco legislatore sarà un ginecologo”. Adesso “lo dobbiamo certificare a distanza di tre mesi sapendo che le possibili patologie del terzo trimestre sono più frequenti e spesso possono essere imprevedibili, prima tra tutti: il parto prematuro. Non si dimentichi infatti che la sua incidenza in Italia è ormai da molti anni ferma al 7%”.

Battagliarin conclude: “Vi auguro una nascita come la immaginate invitandovi ad esigere gli spazi e i tempi che ad ognuna di voi e al vostro bambino sono dovuti”.

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