• 14 Dicembre 2025 23:15

Corriere NET

Succede nel Mondo, accade qui!

Il Giappone dichiara guerra alle derapate leggendarie, addio al “Tokyo Drift”

Dic 14, 2025

Il Giappone potrebbe porre fine a un pezzo fondamentale della propria cultura automobilistica. Dopo anni di incidenti, raduni e una situazione che forse ha perso il controllo, sembrerebbe che il governo abbia intenzione di riclassificare il drifting all’interno del proprio codice della strada trasformandolo in reato di guida pericolosa, al posto di una semplice negligenza. Con conseguenze per gli aggressori ben più gravi.

Cosa comporterebbe

Secondo la stampa giapponese, il Ministero della Giustizia starebbe lavorando a una riforma orientata ad aumentare la sicurezza sulle strade e sfavorire gli episodi di guida estrema, che sempre più frequentemente portano a incidenti più o meno gravi. L’obiettivo è ricondurre pratiche come il drifting su strada pubblica all’interno del reato di guida pericolosa, una categoria con pene molto severe.

Finora, molti incidenti avvenuti durante derapate illegali venivano giudicati come errori di guida o comportamenti imprudenti, con pene relativamente contenute. Con la nuova impostazione, invece, il drifting diventerebbe un atto volontario e consapevole di messa in pericolo della collettività. Le conseguenze sarebbero drastiche: fino a 20 anni di carcere nei casi più gravi, in cui l’azione dovesse causare vittime.

Un cambio di rotta, che punta a scoraggiare definitivamente raduni illegali e corse improvvisate su strade aperte al traffico. Per le autorità, il drifting non è più un fattore culturale da poter ostacolare solo in modo silenzioso, ma un rischio concreto per la sicurezza pubblica da combattere.

Segno culturale distintivo

Ed è proprio qui che nasce il conflitto più profondo. Perché il drifting, in Giappone, non è mai stato solo un modo di guidare. È una cultura, una forma di espressione tecnica e creativa nata tra le curve dei passi di montagna negli anni ’80. A renderla celebre è stato Keiichi Tsuchiya, il leggendario “Drift King”, che ha trasformato una pratica clandestina in una disciplina riconosciuta, portandola prima sulle piste e poi sui palcoscenici internazionali. Il drifting richiede controllo assoluto, sensibilità meccanica e una precisione millimetrica: non è semplice spettacolo, ma una vera arte della guida.

Con il tempo, questo mondo è uscito dai confini giapponesi ed è diventato globale. Il cinema ha fatto il resto, fissando nell’immaginario collettivo notti illuminate dai neon, motori urlanti e curve percorse di traverso. Fast & Furious: Tokyo Drift ha cristallizzato quell’estetica, trasformandola in mito mondiale. Parallelamente, il drifting è diventato anche sport, con campionati ufficiali come il D1 Grand Prix in Giappone o la Formula Drift negli Stati Uniti. In pista è regolamentato, sicuro, spettacolare. Ma fuori dai circuiti, il confine tra passione e pericolo si è fatto sempre più sottile.

Tra sicurezza e fine di un’epoca

Negli ultimi anni, incidenti sempre più gravi e un aumento dei raduni illegali hanno spinto le autorità a intervenire. Strade pubbliche, spesso strette e prive di vie di fuga, non possono reggere comportamenti pensati per contesti completamente diversi. Da qui la volontà di chiudere definitivamente una stagione che, secondo il governo, ha smesso di essere romanticamente ribelle ed è diventata semplicemente pericolosa.

La riforma, se approvata, non cancellerà il drifting come disciplina, ma lo confinerà definitivamente alla pista. Resterà il mito, resteranno i video, resterà una pagina indelebile della storia dell’auto giapponese. Ma sulle strade pubbliche, il Tokyo Drift potrebbe diventare solo un ricordo.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Guarda la Policy

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Close