AGI – Non sono più così tanti, i proverbiali randagi di Roma. Per un motivo pratico, innanzitutto: le auto difficilmente si fermano quando un gatto attraversa la strada, troppa la fretta. Questo è l’aspetto doloroso della vicenda, ma c’è anche quello virtuoso, e si deve all’opera caritatevole dei volontari e delle volontarie che mentre nutrono le colonie esistenti, si incaricano anche di sterilizzarne i membri in età riproduttiva: riducendo le nascite si riducono i rischi per i gatti già in circolazione, e auspicabilmente se ne migliora la qualità della vita. Il 17 febbraio è la giornata del gatto, l’animale domestico libero e indipendente per eccellenza, ma anche affettuoso, giocherellone e curioso.
“Molti cuccioli muoiono di malattie, di incidenti: dopotutto la natura ha fatto sì che le cucciolate siano abbondanti, perché è naturale che non tutti sopravvivono fino all’età adulta”, spiega all’AGI Daniela Froldi, che con la sua Onlus Azalea si occupa di raccogliere e nutrire i gatti di Roma, per poi darli in adozione. “Ma in un contesto urbanizzato, con persone che se ne prendono cura – aggiunge – anche i randagi vivono più a lungo”.
“L’adozione – spiega – è anche un impegno. Nella nostra struttura abbiamo più di trenta gatti, tra cui gatti ‘di casa’ che sono finiti sotto le ruote di una macchina e sono rimasti privi di alcune funzioni. Spesso i proprietari quando si ritrovano ad avere un animale che ha bisogno di aiuto più volte al giorno, rinunciano e lo abbandonano”.
L’impegno è dunque il primo passo da fare prima di adottare un gatto. E poi serve una certa dose di consapevolezza. “Quando si prende un gatto da una struttura che ha ampi spazi aperti – continua Froldi – difficilmente questo poi si abituerà a stare da solo in un appartamento. Per la vita in casa è preferibile adottare un gatto molto giovane, oppure gatti che vengono già da famiglia e che quindi mal si adattano a un ambiente pieno di felini liberi che difendono il territorio. Con i più piccoli non c’è problema”.
Poche le indicazioni di carattere generale per prendersi cura del più indipendente tra gli animali domestici. “Non ci sono accortezze particolari: un gatto per sua natura è un essere indipendente – aggiunge ancora l’esperta – libero, ha bisogno di meno attenzioni rispetto a un cane. Non ha bisogno di granché. Desidera solo l’affetto del padrone, giocare con lui, accoccolarsi sul divano la sera. Sa benissimo scegliere cosa gli piace mangiare. Non ha bisogno di essere accompagnato a fare le passeggiate, sa anche in una certa misura badare alla sua pulizia”.
Un trucco: se si pensa di poter prendere due mici perché si facciano compagnia, è sconsigliabile fare “la prova” con uno per poi adottarne un altro dopo un anno. Meglio fare un piccolo atto di coraggio e adottarne due da subito, per evitare loro l’inutile stress dell’inserimento a distanza di qualche tempo.
È poi fondamentale il gioco, ma anche qui vale una regola di furbizia: “Il gatto – spiega Frioldi – non è esigente: per farlo giocare basta una pallina di alluminio, non è necessario spendere tanto per comprare giocattoli. A lui serve solo l’amore”.
“Gli animali – continua – vanno rispettati, bisogna cercare di conoscerli, capirne il carattere. A volte i caratteri un po’ drastici si addolciscono quando il gatto prende fiducia, ma a volte non accade quindi rimane poi una convivenza “sopportata”. Consiglio dunque di vederlo, sceglierlo, ritornarci, cercare di socializzare con lui, per capire se si vorrà accompagnarlo per tutta la vita. Bisogna anche essere disposti a spendere: un animale d’affezione può ammalarsi, e le cure costano tempo e soldi. Quanti hanno preso un cane o un gatto durante la pandemia perché i bambini in casa si annoiavano… siamo sicuri che adesso quegli animali siano ancora lì, o non è piuttosto vero che alcuni sono stati abbandonati, regalati, o lasciati in strada perché non più “utili”?”
L’amore costa un po’. Per chi volesse adottare un micio, attenzione al carattere. Del singolo e della razza. “I persiani – è il parere dell’esperta – sono tranquilli e sedentari, non hanno bisogno di grandi spazi. Diverso il discorso per i gatti “selvatici” che vanno “di moda” adesso. Il Bengala: stupendo, ma ha bisogno di spazi grandi, di alberi su cui arrampicarsi. Per questo tipo di razze è bene avere un giardino. In casa stanno bene gli Scottish, i Birmani, i gatti “d’allevamento” come i randagi. Ma ognuno ha la sua personalità, il suo carattere”. Regola generale: l’attenzione. “Indispensabile – conclude – un’attenzione particolare per la presenza di balconi in casa: i gatti, specie quelli più giovani e curiosi, possono correre il rischio – se non sorvegliati – d’infortunarsi cadendo dal balcone”. Cascare in piedi come un gatto sì, ma occhio…