• 13 Marzo 2025 17:01

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Il fratello di Saman: “Ho deciso di parlare per la giustizia”

Mar 13, 2025

AGI – “Prima ero traumatizzato e non avevo neanche le forze per parlare: avevo paura, tutti, i miei genitori e i parenti come mio zio, mi dicevano di non parlare”. Cosi’ il fratello di Saman Abbas, testimoniando in Corte d’Assise d’appello a Bologna nel processo di secondo grado sull’omicidio della sorella, ha risposto alle domande della sostituta pg bolognese Silvia Marzocchi.

“Pian piano ho iniziato a dire tutte le cose: ho deciso di parlare per la giustizia”, ha aggiunto. “Mio papa’ – ha spiegato il 21enne – mi diceva di non parlare dei cugini, mi diceva ‘almeno quelli che si sono salvati lasciali fuori'”.
Saman Abbas fu uccisa tra il 30 aprile e l’1 maggio 2021 a Novellara, nel reggiano, e per il suo omicidio sono a processo i genitori, condannati all’ergastolo in primo grado, lo zio, che in primo grado è stato condannato a 14 anni, e due cugini, assolti in primo grado.

Dopo la scomparsa di mia sorella, “ho chiesto diverse volte ai cugini Ikram e Nomanhulaq e allo Zio Danish dov’era mia sorella, ma ogni volta che iniziavo a piangere mi dicevano di stare zitto finché una volta mi hanno risposto che non me lo potevano dire, ma che non mi dovevo preoccupare perchè là dov’era stava bene e che era in paradiso”. 

Il giovane sta rendendo una testimonianza molto faticosa, con tanti “non ricordo” e parlando con un tono di voce spesso impercettibile. Quasi dopo ogni sua risposta, i giudici intervengono con richieste di puntualizzazioni e ripetizioni, per essere sicuri di aver compreso bene. 

Prima della morte di Saman, i genitori hanno ricevuto diverse volte la visita di parenti, come Fatar, fratello del padre della ragazza, e Harfan che davano loro dei consigli sul comportamento della figlia 18enne. 

“I parenti – spiega Ali Heider – venivano ogni giorno a casa a dare questi consigli” e parlavano di “onore”, dicendo: “Una ragazza che scappa di casa perde l’onore”.

E dissero anche, racconta, “noi l’avremmo fatta fuori, l’avremmo già ammazzata se fosse stata nostra figlia”. Loro, spiega il ragazzo, “pressavano i miei genitori”. Alle conversazioni erano presenti anche lo zio e i cugini di Saman, ma i parenti in visita “si rivolgevano soprattutto ai miei genitori”, precisa il fratello di Saman.

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