• 9 Gennaio 2025 13:01

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Il Csm boccia la riforma sulla separazione delle carriere

Gen 8, 2025

AGI – Il Consiglio superiore della magistratura boccia la riforma sulla separazione delle carriere e sull’istituzione di un doppio Csm e di un’Alta Corte disciplinare. Il plenum, dopo un lungo dibattito svolto nella seduta di questo pomeriggio, ha approvato a larga maggioranza – con 24 voti favorevoli – un parere nettamente critico sul ddl costituzionale attualmente all’esame dell’Aula della Camera.

Sono stati invece 4 i voti espressi in plenum a sostegno della proposta di parere favorevole alla riforma, di cui è stato relatore il laico eletto in quota FdI Felice Giuffré. Registrata anche un’astensione. Il parere approvato dal plenum sarà trasmesso al ministro della Giustizia Carlo Nordio.

A votare a favore del parere negativo sulla riforma della separazione delle carriere sono stati tutti i consiglieri togati – tranne l’indipendente Andrea Mirenda che si è astenuto – nonché i laici Ernesto Carbone (Iv), Roberto Romboli (Pd) e Michele Papa (M5s), la prima presidente della Cassazione Margherita Cassano e il procuratore generale della Suprema Corte Luigi Salvato. A sostegno della proposta di Giuffré si sono invece espressi i laici di centrodestra (assente la consigliera Eccher). Anche il vicepresidente Fabio Pinelli non era presente al momento del voto.

Nel parere approvato in plenum si rileva che “non può non osservarsi come impostare la questione della separazione delle carriere in termini di necessità costituzionale, o anche di stringente opportunità, rischi di veicolare l’idea per cui la magistratura giudicante presenta, oggi, deficit di terzietà e di imparzialità: un’idea che, tuttavia, non sembra trovare riscontro nell’esperienza concreta”, dato che “in più del 40% dei casi le decisioni giudiziarie non confermano l’ipotesi formulata dalla pubblica accusa con l’esercizio dell’azione penale”.

E ancora: “ove si ritenesse che l’unicità della carriera e la connessa possibilità di passare dall’una all’altra funzione incida negativamente sulla realizzazione dei principi del giusto processo (imparzialità, terzietà e parità delle armi), occorre chiarire in che termini e in che misura il passaggio di funzioni rappresenti un vulnus al principio di parità delle armi”, si osserva nel documento, nel quale si evidenziano anche i dati più recenti sui passaggi da una funzione all’altra che “riguardano percentuali largamente inferiori all’1% dell’organico in servizio”.

Nel parere, inoltre, si afferma che “la garanzia dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura requirente non possa ritenersi soddisfatta dalla (mera) affermazione, sia pure a livello costituzionale, dell’appartenenza di essa all’ordine giudiziario”: la “circostanza che il disegno riformatore lasci formalmente intatti i presidi suddetti, mantenendo al contempo ferma la presenza di un Consiglio Superiore composto anche (ed in maggioranza) da magistrati, non elimina totalmente il rischio che, nel concreto sviluppo della dinamica ordinamentale, si possa determinare un affievolimento dell’indipendenza del pubblico ministero rispetto agli altri poteri dello Stato”.

Critiche anche sul doppio Csm e sul metodo del sorteggio: “appare in questa sede doveroso – si legge nel parere di cui sono stati relatori i togati Cosentino (Area), D’Auria (Unicost), Paolini (Magistratura Indipendente), Fontana (indipendente) e il laico eletto in quota Pd Romboli – domandarsi se la scelta di creare due distinti organi di governo autonomo possa avere ricadute negative sull’esercizio in concreto delle rispettive attribuzioni e, di conseguenza, sull’adempimento del compito ad essi affidato (non solo di garantire l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, ma anche) di contribuire al buon andamento del sistema giustizia”.

Quanto all’istituzione dell’Alta Corte, nel documento approvato si osserva che “sottrarre la giurisdizione disciplinare al Consiglio superiore della magistratura significa amputare una funzione essenziale dell’autogoverno e, dunque, depotenziarne radicalmente il peso costituzionale”.

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